31 dicembre 2007

[WV] Il mio calendario

Oggi è il 31 dicembre 2007, per cui ho pensato di riunire qui un po' di istantanee, di pezzi di 2007 che ho incontrato in giro e raccolto...
Ecco, se dovessi descrivere il mio album fotografico lo definirei un insieme di tessere che, ben lungi dal completare il puzzle, si sforzano di abbozzare il quadro finale.
Se vi piacciono (... ma anche no...) potete commentare qui cumulativamente come al solito, o anche singolarmente ciascuna foto sull'album Picasa.

Mi e Vi auguro di tutto cuore un 2008 ancor più sorprendente ed entusiasmante...
Auguri!!


"The Challenge" - Luna Rossa nelle acque di Valencia


"Acquerello" - Riscaldamento pregara nella piscina di Scampia


"Terrazza con vista" - Bonifacio, Corsica


"Cristalli" - Spiaggia Grande, Isola di Santa Maria


"Arrocco" - Bonifacio, Corsica


"I believe I can fly - part 1" - verso Positano


"Getting Blue" - verso Positano


"Avvistamenti" - Positano


"Incandescenza" - Positano


"L'Anima di Capri" - Capri


"Strada d'oro" - Capri


"Memorie fuori dal passato" - Capri


"I believe I can fly - part 2" - Capri


"Buon Natale" - Capri

27 dicembre 2007

[VM] Gli Amanti di Capri

Da Come la vedo io

Mancavo da Capri da diversi anni.
Eppure i versi di Neruda sono ancora lì, "intatti e agresti"...


L’isola regge nel suo centro
l’Anima
come una moneta
che il tempo e il vento pulirono
lasciandola pura
come mandorla
intatta e agreste
tagliata in pelle di zaffiro

E lì
il nostro Amore
fu la torre invisibile che trema nel fumo.

L’orbe vuoto trattenne la sua coda stellata
e la rete coi pesci del cielo...

perché gli Amanti di Capri
chiusero gli occhi
e un roco lampo
inchiodò nel sibilante circuito marino
la Paura,
che fuggì,
dissanguandosi e a morte ferita
come la minaccia di un pesce spaventoso
da arpione improvviso sconfitto.

E poi,
nel miele oceanico,
naviga la statua di prua,
Nuda,
allacciata dall’eccitante ciclone maschile.


(P. Neruda, "Gli Amanti di Capri"

Qui letta da A. Bonaiuto
su musica di L. Bacalov:
consigliato!!!)

23 dicembre 2007

[QEV] A Christmas Carol

(Caravaggio, "Adorazione dei pastori")


Sarà Natale.

Saranno linguine a vongole e baccalà in umido, sapienze e roccocò, zeppole e struffoli, pandoro al cioccolato e panettone senza canditi.
E poi BerlucchiAstiCinzanoMartiniDomPerignonMoetChandon.

Saranno abbracci sinceri mischiati a quelli ipocriti, tavoli troppo piccoli e sempre qualcuno di cui ci si è dimenticati, pacchetti colorati e finta sorpresa da dissimulare.


Per chi sono imbandite le nostre tavole?
Per chi abbiamo addobbato i nostri alberi?
Per chi scintillano le nostre luci?


Chi attendiamo per questo Natale?


A chi avrà orecchio sufficiente da distinguere, tra i brindisi ed il rumore dei botti, il rintocco della prima campana;
a chi in quel momento, di soprassalto, abbandonerà la mensa faraonica, facendosi nuovo popolo ebraico e mettendosi in cammino;
a chi affretterà il passo lungo la strada verso la chiesa, scoprendo che non è il solo a muoversi, ma che fa parte di un fiume di gente, essendo da ciò rinfrancato nella Speranza e sollecitato nell' Urgenza;

a costoro l'Angelo rivolgerà la Parola più importante che sia mai stata scritta:

"OGGI è nato per voi un Salvatore"

Buon Natale

22 dicembre 2007

[VM] Stanchezza

(J. Fussli, "Solitudine all'alba")


"Non sognava più né tempeste,
né donne,
né grandi avvenimenti,
né grossi pesci,
né zuffe,
né gare di forza,
e neanche di sua moglie.

Ora sognava soltanto luoghi,
ed i leoni sulla spiaggia.
Giocavano come gattini nel crespucolo,
e gli piacevano..."

(E. Hemigway, "Il vecchio e il mare")

19 dicembre 2007

[VM] Del Libero Arbitrio

"A chi pregando chiede Pazienza, crede che Dio dia Pazienza?
O dia invece l'opportunità di essere Pazienti?

A chi chiede Coraggio, Dio lo concede?
O da l'opportunità di essere Coraggiosi?

A chi chiede la Gioia di una famiglia più unita,
crede che Dio regali Sentimenti rassicuranti
o l'opportunità di dimostrare Amore?"

(dal film "Un'impresa da Dio")

...ed io che da due mesi cerco di scrivere un post sul
libero arbitrio... :-)


16 dicembre 2007

[QEV] "La Bibbia ha (quasi) sempre ragione"

Era la sera di qualche sabato fa, ma, essendo troppo presto per uscire, stavo scorazzando per i canali SKY, scansando accuratamente Postini derelitti e Capotreni della disperazione.
Finisco per caso sul canale Jimmy che manda uno spettacolo di Gioele Dix, "La Bibbia ha (quasi) sempre ragione".

Sarà stato senz'altro un errore di palinsesto.
Magari l'hanno comprato a scatola chiusa e buttato lì come riempitivo, che tanto il sabato sera alle 9 chi vuoi che lo guardi...
Eppure c'era qualcosa di magnetico in quello spettacolo...
Non era Cesare Picco al pianoforte, o almeno non era solo quello...
Era piuttosto il garbo, direi quasi la sacralità con cui un comico solitamente pungente ed irriverente come Gioele Dix recitava... sembrava quasi che gran parte dello spettacolo fosse improvvisata...

Grazie al gentilissimo Blackdog sono venuto finalmente in possesso di una delle rarissime copie di quello spettacolo, di cui, quella sera, potei godermi soltanto un quarto d'ora.
Notevole, lo consiglio davvero.
Tra l'altro lo danno in replica il 24 alle 18: magari, durante i preparitivi del cenone, ci si butta un occhio...

Lo spettacolo consiste nella lettura e nell'istrionica esegesi di alcuni passi del Antico Testamento, e della Genesi in particolare (che, come i lettori più attenti del blog ricorderanno, per me resta il libro numero 1!!!).

Si scopre il Creatore bizzarro e caotico del racconto eloista, si conosce l'altra faccia della creazione contenuta nel racconto jahvista, si partecipa all'incontro di Abramo alle querce di Mamre, in una surreale atmosfera western, si riflette sull'incipit del Qoelet: "Vanità delle vanità..."

Spicca su tutto un lungo intervento dedicato a Giacobbe.
"Il mio preferito" sottilinea lapidariamente Dix.
Ed io sottoscrivo in pieno.

Dei patriarchi descritti nella Torah, Giacobbe è quello in assoluto più umano.
Come a dire "Se lui ha fondato la nazione di Israele c'è speranza per tutti".

Dix si concentra sul primo incontro con Rachele, ed esalta - giustamente - la passione travolgente che si scatena in Giacobbe, il quale, senza nemmeno sapere chi avesse davanti, senza minimamente sospettare che si tratti della cugina, per prima cosa le infila la lingua in bocca (Gen 29,11)... e poi dicono che la Bibbia è un libro per puritani!!!

(... volutamente tralascio e brutalizzo la descrizione di questa parte delle Scritture e dello spettacolo, cosicchè chi vuole può attingere direttamente alle fonti...)

Mi piace invece sottolineare un altro avvenimento della vita di Giacobbe che per me ha un significato speciale.
Siamo un po' più avanti, Giacobbe ha sposato Rachele (ed anche la sorella Lia, a sua insaputa) e si prepara a tornare a casa dove lo attende il fratello Esaù che ha un conto in sospeso con lui .
Anzi siamo precisamente quando Giacobbe si accorge che Esaù con 400 uomini lo sta andando a prendere:

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.
Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».
Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».
Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva»
(Genesi 32,23-32)

Giacobbe sta rischiando la vita - non solo la sua, ma anche quella delle mogli e dei figli - e che cosa fa? Passa una nottata a suonarsele di Santa ragione (...è proprio il caso di dirlo...) con un tipo, che poi si scopre essere Dio in persona.

Potrei riempirci il blog con tutte le esegesi possibili di questo passo...
Secondo me l'interpretazione più plausibile è quella più semplice: Dio non ha paura di sporcarsi le mani... se non vuoi percorrere altre strade, se vuoi solo lottarci, allora lottaci!!
Può darsi che quella è la tua strada per conoscerLo meglio.

Poi non so se fonderai una grande nazione, ma almeno un paio di partitine a Risiko va a finire che le vinci... :-D

13 dicembre 2007

[VM] Le Parole non le portano le cicogne

Cito testualmente un passo di un'intervista da una rivista quindicinale a cui mi sono avventatamente abbonato:
"Su forte commitment del board, del CEO in particolare, si sta procedendo ad un technological survey per individuare le soluzioni SOA più vantaggiose in termini di ROI".

Traduco.

L'amministrazione (board) dell'azienda in oggetto ed il capo (CEO - Chief Executive Officer) hanno intenzione (commitment) di adottare un'architettura orientata ai servizi (SOA - Service Oriented Architecture - prendetela per buona che ci torno subito...), per cui si sta facendo una ricerca di mercato (technological survey) per vedere quale sia la soluzione più vantaggiosa economicamente (ROI - Return Of Investment ).
Questo è in italiano quello che sopra è espresso in quello che io chiamo "commercialese".

Il concetto alla base dell'architettura orientata ai servizi è quello dei centri commerciali: anziché fare un unico mega-negozio, costruisco una serie di piccoli negozi ognuno specializzato nel proprio settore.
Analogamente un azienda "spezzetta" il processo produttivo aziendale in una serie di servizi che, se usati sequenzialmente, permettono la realizzazione del prodotto desiderato.
Il vantaggio è che se domani l'azienda deve realizzare un nuovo prodotto o modificare il prodotto corrente, potrà usufruire di alcuni servizi già presenti e modificare solo altri, o crearne di nuovi, senza dover re-ingegnerizzare l'intero processo produttivo.

Devo dire che non ho una conoscenza molto approfondita dell'argomento e mi rendo ben conto che la spiegazione è pedestre, ma la cosa più divertente è che la definizione di SOA non ce l'ha NESSUNO!
SOA è per un rappresentante di IBM un'infrastruttura informatica che fa uso intensivo di determinati protocolli, mentre per un manager Telecom è una tipologia di approccio all'organizzazione aziendale.
Direi che le due cose sono ben distinte tra loro, o sbaglio ?!?!?!

Il problema a mio avviso è nei vocaboli.
Ci si riempie la bocca di parole inglesi, anche e soprattutto quando esistono parole italiane che rendono perfettamente il concetto, come se il solo fatto che siano straniere le conferisse maggiore importanza.
Si finisce per usare parole che fanno scena, sorprendono il cliente sprovveduto, ma che nascondono la scarsa comprensione del concetto che si sta esprimendo. Per questo quando sento parlare in inglese o per neologismi alzo automaticamente il livello di allerta.

Non che chi lavora nel settore tecnico sia da meno.
Nel mio ufficio volano i "sto pingando un indirizzo" (da "ping", il comando per verificare se un indirizzo IP è attivo), "startare un'applicazione" e perfino l'indimenticato "mi preparo a cippiare" (da "cp", il comando utilizzato per la copia di file).
Tutto ciò mi ricorda le convulsioni violente che aveva il mio professore di Reti di Calcolatori, ingegnere proveniente dal liceo classico, quando qualcuno si azzardava a parlare del suo nuovo "monitor" o a chiedergli di "scannerizzare" i lucidi della lezione.
I "cavalli di ritorno" li chiama lui... parole di chiara origine latina che si vanno a fare un giro in Gran Bretagna e ritornano distorte... "schermo" e "scandire" erano i termini corretti!
(...questo è un sito di linguistica che entra nel dettaglio...)

Ripeto che per me non è solo una questione di piacevolezza fonetica.
La comunicazione è un codice, dunque è necessario che tutte le parti in causa associno la stessa identica idea, con le stesse identiche sfumature di significato ad ogni vocabolo utilizzato.
Prima di iniziare una conversazione occorrerebbe sempre chiedersi, come osserva giustamente Alessia nei commenti a questo post sul blog di Zulin, se "tutti conoscono il vero significato delle parole".
Altrimenti meglio usare solo quelle condivise.

Quanto detto dovrebbe valere per il linguaggio tecnico, per quello commerciale, ed in definitiva anche per quello quotidiano.
"Le Parole non le portano le cicogne" spiega Vecchioni in questo meraviglioso libro.


Concetto che io, nel mio piccolo, ho parafrasato con "Verba Manent", cioè "le parole restano", che è il titolo di questa specie di rubrichetta.

Se riusciamo a riappropriarci delle Parole, allora ogni conversazione sarà come una pietanza da insaporire ed impreziosire a nostro piacimento.

Che speranza si nasconde in "desiderio" - da "de - sidera" ovvero "dalle stelle"!!
Che finezza di significato in "intelligenza" - da "inter - legere" ovvero "leggere attraverso, comprendere in profondità"!!
Che semplicità in "misericordia" - da "miseri - cordes" ovvero "pietà, umiltà del cuore"!!
.....

8 dicembre 2007

[VM] Il Precursore

Riporto, ritraducendolo dall'inglese (le versioni in italiano che ho trovato lasciano un po' a desiderare...), un testo di Kahlil Gibran.
Si tratta de "Il Precursore", la prima delle 25 brevi storie a metà tra poesia e prosa contenute nel libro omonimo, che io ritengo semplicemente straordinario.

Non che abbia bisogno di introduzioni questo testo, basta solo prendersi il tempo giusto e gustarsi la lettura.
In ogni caso ci tengo a dire che riprendo il libretto dallo scaffale sia le volte in cui le cose non sembrano andare per il verso giusto, sia - questa è la parte straordinaria del testo - quando le cose vanno bene ed io inizio ad accontentarmi della routine.

NON siamo fatti per essere "contenti", ovvero - letteralmente - "colmi fino all'orlo"...
Se fossimo anfore colme fino all'orlo l'acqua ristagnerebbe e noi inizieremmo a marcire.
...e dire che mi sembrava una cantilena quella scritta dal prof di storia dell'arte di quinta liceo:

C'è chi marcia e chi marcisce.
Chi marcia per non marcire
e chi marcisce per non marciare.


Sforziamoci invece di straripare, di attingere acqua sempre nuova alla fonte della Vita.
Questo è il lavoro del Precursore e questa condizione è quella che Gibran (ed io con lui) chiama Felicità.



Tu sei il Precursore di te stesso
e le torri che hai costruito
sono solo il fondamentodel tuo essere più grande.

Ed anche io sono il Precursore di me stesso
poichè l'ombra che si distende lunga davanti a me al mattino
si raccoglierà sotto i miei piedi a mezzogiorno.

Allora un'altra alba stenderà un'altra ombra davanti a me
ed anche quella sarà raccolta in un altro mezzogiorno.

Sempre siamo stati nostri Precursori,
e sempre lo saremo.
E tutto ciò che abbiamo raccolto e che raccoglieremo
non sarà altro che seme per campi ancora non arati.
Siamo il campo e gli aratori,
i mietitori e la messe.

Quando tu eri un desiderio errante nella nebbia,
anche io ero lì, desiderio errante.
Poi ci cercammo l'un l'altro
e dal nostro desiderio nacquero i sogni.
Ed i sogni erano tempo senza limiti e spazio senza misura.

E quando tu eri una parola silenziosa sulle labbra tremanti della Vita
anche io ero lì, altra parola silenziosa.
Poi la Vita ci pronunziò
e noi attraversammo gli anni
alimentando il cuore con i ricordi di ieri e con il desiderio del domani,
perchè ieri era la morte superata e domani la nascita agognata.

Ed ora siamo nelle mani di Dio.
Tu sei il sole nella Sua mano destra
ed io la terra nella Sua mano sinistra.
Eppure tu, che splendi,
non sei di più di me, su cui splendi.
E noi, sole e terra, siamo solo il principio di un sole più grande ed una terra più grande.
E sempre saremo il principio.

Tu sei il Precursore di te stesso,
tu sei lo sconosciuto ch passa davanti al cancello del mio giardino.
Ed anch'io sono il Precursore di me stesso,
benchè me ne stia seduto all'ombra dei miei alberi e sembri immobile.

6 dicembre 2007

[WV] Federica

Che già il nome è tutto un programma.
Prova a chiedere a uno studente di ingegneria se passa le sue giornate davanti al pc utilizzando Federica e vedi cosa ti risponde.

Ma ai piani alti della Università di Napoli "Federico II°" - la mia università - non si abbassano a questi livelli. E allora hanno battezzato proprio così - "Federica" - la nuova piattaforma di e-learning che potete trovare a questo indirizzo (immagino che sia in omaggio al fondatore dell'ateneo...).


Schermata iniziale e non ho neppure un'esitazione: "I" di Ingegneria.
Nuove nomenclature, nuovi corsi.
Vecchi argomenti e vecchi professori: Mazzeo, Ventre, Paura....

Se non fosse che non puoi vedere più il prof Luigi "Giggino warning" Paura arrivare col califfone e parcheggiarlo praticamente dentro l'aula;
Se non fosse che non puoi seguire la sua lezione in un pomeriggio assolato di maggio mentre Gigi D'Alessio fa le prove per il suo concerto nello stadio San Paolo distante 50m;
Se non fosse che non potrai portargli più un suo lucido, dopo esserti lambiccato il cervello su un calcolo che non torna per un giorno e una notte e sentirti rispondere "Manca un simbolo di coniugato? E lei ce lo aggiunga";

Se non fosse che non resterai più ad aspettare per la lezione il prof Giorgio Ventre per un'ora, beccandoti gli assistenti più improbabili, ma sapendo che vale la pena, perchè se viene GV sarà senz'altro show;
Se non fosse che non ci sarà più traccia delle sue battute al vetriolo su Berlusconi segnate a margine del quaderno;
Se non fosse che nessuno potrà più portargli una presentazione sul "Masquerading" con in prima pagina un'animazione di Pulcinella che balla (Tatò quella ormai è leggenda... e tu che dicevi di evitare...);

Se non fosse che i lucidi di Mazzeo non possono trasmettere la straordinaria inflessione siciliana e non possono minimamente rendere idea della caoticità di una sua lezione, per cui quando qualcuno riusciva a tenere il filo logico per tutta la lezione (a me è capitato una sola volta in tutto il corso di Calcolatori elettronici 2) alla fine se ne bullava con gli amici e passava a tutti gli appunti;
Se non fosse che non si potrà più assistere ad una delle sue lezioni a registratori rigorosamente spenti, mentre Michele tenta sul suo portatile la serie A con l'Albinoleffe a "Championship Manager" e Nicola e Patrizio aggiornano sui risultati in tempo reale;

Se non fosse perché non si può più allagare involontariamente un piano della facoltà perchè il Prof Franceschetti aveva chiesto di spostare la cattedra e poi mandare Arianna a immergere un cartoncino color argento fatto a barchetta con su la scritta "Luna Rossa" giusto ai piedi del prof imbufalito, o perchè non si può più tirare i coppini di carta al "capucchione" in prima fila durante la lezione di Fondamenti d'Informatica II insieme a Fabrizio ed Alessandra...

Ecco, se non fosse per tutto questo, consiglierei a tutti gli iscritti l'utilizzo di Federica ;-)

3 dicembre 2007

[VM] "I don't want to be an Olympian!"

Mi mancava la ritualità delle gare di nuoto alla domenica.
Saltuariamente ho accompagnato qualche ragazzo della mia squadra ma viverla in prima persona è tutt'altra cosa.

Quando suona la sveglia sono già sveglio da un po'.
La borsa preparata la sera prima sta davanti al letto, mi attende nella penombra.
Il roco gorgoglìo della moka e l'odore del caffè sono un piacere intimo e delicato mentre tutti gli altri continuano a dormire.
Strade deserte.
Solo due vecchiette che, lentamente, si incamminano verso il sagrato della chiesa, dove il pulmino della squadra di calcio attende i ragazzi da portare in trasferta.

Intanto i gesti, i pensieri, i respiri sono già carichi di concentrazione.
Tutto inizia ad orientarsi verso la gara.

Arriviamo alla piscina, io ed un mio amico, verso le 8.30.
C'è già gente in acqua a far riscaldamento e chi è ancora nel parcheggio cammina a passo svelto.
Breve stretching e subito in acqua, per testare la vasca che non conosco.

Abituato al riscaldamento delle gare per "assoluti" - in trenta e più per corsia a pestarsi di santa ragione con sorpassi spericolati alla Valentino Rossi - parto con la foga di chi vuole spaccare l'acqua in quattro.
Ma oggi è diverso, oggi è la mia prima gara master, ovvero riservata ad atleti dai 25 anni in su, raggruppati di cinque anni in cinque anni per fasce di età (M25,M30,M35,etc), oltre che per sesso, ovviamente.
I master non si superano tra loro, fanno riscaldamento ordinati, lasciano spazio a chi è più veloce, aspettano il proprio turno per partire.
Qualcuno è perfino fermo ai bordi a chiacchierare amabilmente con altri atleti o a chiedere consigli tecnici ai propri avversari.

Nella mia corsia ci saranno almeno un paio di settantenni.
Fanno una vasca ogni cinque-sei minuti, ma la nuotano trasmettendo un senso di godimento senza pari.
La sensazione netta è che conoscano a perfezione i propri tempi e se li prendano serenamente, senza alcuna fretta.
Invidiabile.
Soprattutto per me che, intanto, continuo a frullare vasche e virate come una centrifuga.

Un'oretta dopo sono in camera di chiamata.
Uno stanzino piccolo in cui siamo senz'altro in troppi.
Impossibile concentrarsi tra il chiacchiericcio continuo, le urla della addetta ai concorrenti e l'avvenenza delle atlete che passeggiano lì davanti.
Provo inutilmente a rilassarmi e fare un po' di stretching, ma gli spazi sono troppo angusti.
Alla fine, snervato, rinuncio e mi cerco un posto seduto, per rilassare la schiena.

Affianco a me c'è uno dei settantenni di cui sopra.
Mi ha visto mentre cercavo di ritagliarmi spazio a sufficienza per sciogliermi.
Mi chiede che gara faccio e con che tempo mi sono iscritto.
Mi dice che con il mio tempo sarò chiamato verso la fine, quindi mi tocca aspettare.
Mi dice anche che devo saper attendere senza farmi consumare dall'attesa.
Dal tono sereno e rilassato che usa, mi accorgo che lui lo sta sperimentando pienamente.
Fosse per me salterei direttamente sui blocchi di partenza... Che invidia, ci risiamo!!!


Ho appena finito di leggere questo articolo (da cui il titolo del post) dal mio sito di nuoto preferito.
Parla proprio del fatto che l'obiettivo di un nuotatore di qualsiasi livello non debba essere necessariamente qualificarsi per le olimpiadi, ma piuttosto cercare incessantemente di migliorare se stesso, sotto ogni punto di vista: cronometrico, tecnico, fisico ed anche personale.

I risultati delle gare di ieri sono stati soddisfacenti, anche se, soprattutto a stile libero, ho commesso qualche errore tecnico di troppo.
Eppure, indipendentemente da essi, posso dire di essermi migliorato, perché grazie a quel signore ho scoperto un modo diverso di vedere il tempo che scorre.

30 novembre 2007

[QEV] Dell'approccio alla lettura

Non è per snobbismo.
E' proprio che dopo l'allenamento di nuoto, tornando a casa con una fame da lupo, la tv, peraltro malfunzionante, per me resta solo un (orribile) oggetto di arredamento.
Ieri però ho fatto un'eccezione: spinto da una vecchia passione liceale per Dante, ho deciso di raggiungere Benigni proprio quando già si trovava al cospetto di Minosse.

Straordinario che in questa tv, trionfo dell'ignavia dei tronisti, mercato impudico di dolori ed emozioni, vetrina dei particolari più macabri e lugubri degli episodi di cronaca nera, moto ondivago di parole a vanvera, proferite non perché qualcuno le ascolti, ma per il bieco piacere di proferirle... beh in questa tv c'è spazio in prima serata per la poesia di Dante.

Allora ogni singola parola riconquista il suo peso specifico, è densa di significato, ha un sapore ed un suono, definito e definitivo.
"Quando Dante usa "dolce" non è mai "dolciastro"..."
"...e allora Dante sviene, anzi "muore" e si sente il cupo tonfo del suo corpo: "comeCOrPOmorTOcade"..."
E così via...

Benigni quando parla di Dante ha una marcia in più perfino di Gassman, perché sente l'autore vicino e riconosce l'opera come propria.
Ma sarebbe ben inutile e poco appropriato che io scrivessi un post per complimentarmi con lui, non avendo alcun titolo per farlo.

Dunque concentro la mia attenzione su un episodio che mi ha fatto sobbalzare sul divano.
A un certo punto, nel commentare la celeberrima "Amor ch'a nullo amato amar perdona", Benigni tira in ballo l'episodio della "Guarigione dell'emorroissa" (erroneamente attribuito al Vangelo di Giovanni, mentre lo si trova nei sinottici (ad es. Mc 5,24-35)...errore assolutamente veniale!).


Strano che si rifaccia per un verso così noto a un brano tutto sommato poco conosciuto.
Peraltro non è neppure una guarigione particolarmente spettacolare, considerando che nel Vangelo di Marco immediatamente dopo segue la resurrezione (!) della figlia di Giairo...

A discuterne con gli esegeti, questo brano presenta diverse suggestioni: Cristo indossa un mantello con frangia, in ottemperanza a quanto prescritto nella Torah, il che permette diverse congetture sull'aderenza alla tradizione ebraica di Cristo.
Inoltre, sempre secondo la Torah, la donna mestruata è da considerarsi immonda e "contamina" tutto ciò che tocca. Che cosa succede allora quando tocca Cristo?
Ed ancora, perché il redattore del Vangelo di Marco, molto morigerato nel delineare la figura di Cristo negli altri passaggi (si parla infatti di "segreto messianico"), in questa occasione ne fa quasi un supereroe da fumetto, che "avverte la potenza che era uscita da Lui"?
Domande tutte stimolanti e meritevoli di approfondimento, ma che alla fine rischiano di far perdere di vista il cuore del passo.

Benigni, come un ciclone, spazza via tutte queste nubi e va dritto al punto.
La donna è guarita dalla fede, dall'amore che lei prova in quel momento.
Poiché lei ama, è riamata a sua volta e dunque guarita.
"Amor ch'a nullo amato amar perdona", appunto.

Semplice, conciso, lapidario.

La Chiesa avrebbe moltissimo da imparare da questo.
Il messaggio sublime e sconvolgente di Cristo non va ricondotto sempre e forzatamente ad una dottrina. I Vangeli brillano di luce propria e mostrano perfettamente le via, senza alcun bisogno di impegolarsi in altre lambiccazioni mentali.
D'altronde, come diceva Gesù stesso, la Buona Novella è per persone semplici, è intellegibile anche ai bambini.
Anzi:

In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
(Mt 18,13)

29 novembre 2007

[WV] Sorrento, out of fire

Post al volo solo per precisare che lo stereotipo presentato in "Sorrento is Burning" - che ha suscitato MOLTO interesse (!) - è... diciamo... uno stadio evolutivo per il quale passano ragazzi e ragazze attorno ai diciotto anni.

Per fortuna il "decorso della malattia" di solito è di qualche anno, poi ci si riprende.

E' vero, ci sono anche i casi di "adolescenza insistita", ma quelli riguardano soprattutto persone di ampissima disponibilità economica, che non ho né l'onore né l'onere di frequentare.

Qualcuno mi ha fatto giustamente notare che anche io ed i miei amici siamo passati per uno stadio evolutivo similare ed egualmente stereotipato, "perché le cose vanno così da sempre".
In quell'istante ho materializzato in mente Torquato Tasso che compra la calza maglia da Acanfora e va a farsi lampada e capelli il sabato pomeriggio... mi sa che sono irrecuperabile...

Se in qualche modo il post precedente ha deturpato l'immagine della mia terra allora date un occhiata a questa galleria, che io reputo straordinaria, e sono sicuro che Fulvio ve la farà rivalutare immediatamente!!


unita.jpg, inserito originariamente da Fulvi0.


PS... visto, stavolta ce l'ho fatta a non sfondare la pagina con un post!! :-D

26 novembre 2007

[QEV] Il fariseo e il pubblicano


Visiting gospel choir, originally uploaded by tom_wineman.


Di ritorno da una messa che sembrava più un rito animista o una danza maori, di quelle alla "sister act", per capirci, in cui la gente canta ed accompagna con il battito delle mani.
Strumenti musicali per tutti i gusti: organo elettrico, quattro chitarre, nacchere, tammorra e perfino un djembe.

Fa uno strano effetto vedere signore impellicciate e uomini in giacca e cravatta solitamente pacati e riservati agitarsi così tanto durante la celebrazione.

Sarà stato l'incenso, il ritmo incalzante della tammorra o il trasporto emotivo dei fedeli, ma più volte la scena mi è sembrata molto più affine al rito iniziatico di "Eyes Wide Shut" che non all'idea comune di messa.

Per un attimo ho avuto la tentazione del fariseo (Lc 18,9-14):
"O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini... e neppure come questi pubblicani..."

Per un attimo, appunto.
Perché non esiste ragione per cui una preghiera intima e riservata possa ritenersi più valida di un canto euforico accompagnato da un incessante battimani.
Peraltro mi sono ricordato di avere assistito a diversi concerti gospel e di essere stato colpito dalla sensazione di serenità che trasmettevano queste enormi coriste quando, tra una canzone e l'altra, descrivevano Gesù dal loro punto di vista.

Millenni di filosofia non sono serviti a fornire una prova conclusiva dell'esistenza di Dio.
Se, improvvidamente, dovessi cimentarmi io sull'argomento allora, messe da parte per un istante la prova anselmiana e le argomentazioni di San Tommaso d'Aquino, direi che in questo riscontro la maggiore evidenza dell'esistenza di Dio:
nella necessità di ciascuno di cercarLo, seguendo le strade che ritiene appropriate.

24 novembre 2007

[VM] Scirocco

Lo scirocco dalle mie parti non è un vento molto amato.

Perchè soffia a raffiche, ognuna diversa per intensità e direzione, il che rende difficile e pericolosa la navigazione a vela.

Perchè è un vento caldo, che scurisce il cielo, che minaccia eternamente pioggia, che blandisce le forze e sfinisce i nervi.

Ed anche la pioggia, che alla fine immancabilmente arriva -"scirocco da levante non viene mai vacante" dicono i pescatori, ovvero lo scirocco da est-sud-est alla fina porta sempre pioggia -, beh... non è mai temporale o grandine.
E' piuttosto un insieme di gocce finissime di acqua e sabbia in una luce giallastra surreale - "acqua che nun anfonne", che cioè non bagna - che in definitiva non è utile a nessuno, nemmeno alla terra ed alle coltivazioni.

Per me da sempre lo scirocco è il vento del rimpianto.

Perchè i rimpianti, come lo scirocco, arrivano a raffiche di cui non puoi prevedere la provenienza e l'intensità.
Capita di trovarli in una foto di una ragazza che dorme con la testa sulle tue gambe, tra le righe di una mail mai capita fino in fondo, eppure fin troppo esplicita, in una voce tremante all'altro capo del telefono che sussurra "ho voglia di te", negli occhi nerissimi, brillanti e malinconici della tua ex incrociati una sera per caso.

Come lo scirocco, i rimpianti iniziano a blandire le forze e sfinire i nervi, si avvolgono su se stessi come una matassa di spaghetti, e senti qualcosa dentro che inizia a consumarsi.

Avresti potuto scegliere diversamente.
Se meglio o peggio però non lo saprai mai, perchè l'altra possibilità l'hai persa scegliendo.

Questo è il rimpianto, il ricordo della morte di una piccola parte di se stessi.

Quante vite viviamo...
Quante volte si muore?
Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso, nessuno escluso.
Ma quanto c'è in 21 grammi? Quanto và perduto?
Quando li perdiamo quei 21 grammi?
Quanto se ne và con loro?
Quanto si guadagna? ....... Quanto...Si ...Guadagna??
(da 21 grammi...
film straodinario!!!)

Allora guardi quello che hai guadagnato, quello che hai adesso.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, allora riesci a benedire tutte le scelte, quelle giuste e quelle sbagliate e benedetta la collana di piccole morti ti ha portato fin qui.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, potrai avere rimpianti (è un bene, vuol dire che hai scelto, che sei vivo!!), ma non avrai Rimorso.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, per una volta lo scirocco non porterà "acqua che nun anfonne"...


22 novembre 2007

[WV] Sorrento is burning

Un'incursione veloce e scanzonata per segnalare questo video



...non so chi sia l'autore, ma c'ha preso in pienissimo!!!
ecco il testo:

Sono sorrentino e me ne vanto,
mi guardo allo specchio e mi piaccio tanto.
Guagliù stasera amma parià!
Wewè , tutt'appost?
A me mi piace la pucchiacca.
Inseguiamo le straniere su Corso Italia,
"very nice, very nice".
Andiamo all'Insolito che ci sono le straniere.
Al Conca Bar non ci siamo mai stati...
meglio così, ci vanno gli inceppati.
"Prendiamoci un gelato da Bouganvillea",
"Aspè, prendo il libretto degli assegni".
Venerdì al Castore, sabato al Blumare.
Wa, sto pariann!!
Vado alla Lisca, sto sulla lista.
Vuò abbuscà? Ce verimm for!
Dove andiamo a mare?
Andiamo a Puolo.
No, alla Pignatella!
Ci sono gli scogli, ma almeno ricogli!!!
Alla Regina Giovanna ci vanno i ricchiun...
Agg carut c'o mezz e m'agg sgummat' e sangue.
Vado in vacanza a Sharm el Sheik.
Vado da Acanfora.
Torno da Acanfora.
Svengo (??) da Acanfora.
Compro solo jeans da 250€ in su.
Stasera c'ho le Hogan, ma è solo p'arrangià:
a casa c'ho le Prada.
Mi faccio le lampade.
Com'è bello il mio capello.
Vide o mare quant'è bell
int'o pesc (??) e nu cammell.
Faccio il cameriere
per farmi le straniere.
L'università non serve a niente.
Io ho fatto il nautico
e mo sto imbarcato.
Guadagno 4000€ al mese
pur essendo semi-analfabeta.
L'ultimo libro che ho letto è "Le barzellette di Totti".
Il primo libro che ho letto è "Le barzellette di Totti".
Cosa ne penso del buco dell'ozono?
Non lo so, preferisco il buco del culo.
Affittiamo un film:
American Beauty no, è da inceppati,
è meglio Fast & Furious.
A me mi piace Gigi d'Alessio,
beato lui che si chiava la Tatangelo.
L'ultima cosa che mi sono scaricato è
"Claudio Coccoluto live in Torre del Greco".
L'anno prossimo faccio i provini per il Grande Fratello.
Faccio Public Relation.
Voglio diventare come Fabrizio Corona.
Berlusconi è il mio modello di vita.

20 novembre 2007

[VM] Il bootleg di Volfango


Nel gergo da DJ, che ogni tanto vado a rispolverare, un "bootleg" è una produzione realizzata mescolando due o più pezzi pre-esistenti.
(Per averne un'idea date un occhio qui... magistrale!!)

"Come tu mi vuoi", opera prima del regista Volfango de Biasi, è proprio questo, un "bootleg cinematografico", perché mescola la favola di Cenerentola con i mille film che l'hanno ripresa, innestando citazioni di vario genere (impossibile, ad esempio, non riconoscere una forte ispirazione a "Il diavolo veste Prada").
Anche i temi si mescolano: l'esaltazione e mercificazione dell'aspetto, il ritratto di una gioventù annoiata e disinibita, il rapporto difficoltoso figli-genitori, il divario sociale esistente in Italia.

Chi la chiama "minestra scaldata" e chi "contaminazione dei generi"...

A me, in ogni caso, è piaciuto molto il tono sarcastico del film.
In una scena Riccardo (Nicola Vaporidis) sta rinfacciando al padre, stereotipo di "business man", la sua assenza dalla vita familiare; nell'impeto della discussione finisce per rinfacciargli anche di toccare il culo alla segretaria.
Allora la mamma, che assiste alla discussione dal lettino a bordo-piscina, mette per un istante da parte "Cosmopolitan" ed infilando lo sguardo tra gli occhialoni da diva e l'ampia falda del cappello, chiede:

"Ma , caro... tocchi il culo alla segretaria davanti al ragazzo?"

18 novembre 2007

[QEV] Della Misericordia

Provo ad addentrarmi con enorme cautela nella discussione nata in calce al post "[QEV] Della Tentazione".
Dico "con enorme cautela" perchè gli argomenti interessati sono molto vari e complessi.

Il nocciolo della questione sollevata da Arsenio ed Emiliano è:
Dio è misericordioso e disposto a perdonare sempre l'uomo o piuttosto è "terribile" e "geloso" della fedeltà dell'uomo ai suoi precetti?
(La definizione di "Dio geloso" non è mia, ma di un vescovo delle mie parti).

Il quesito è di antichissima data.

L'immagine del Dio "terribile" è maggiormente legata all'Antico Testamento, alla tradizione ebraica ed al Vangelo di Matteo, che si riallaccia frequentemente a quelle Scritture perchè mirato principalmente alla conversione al cristianesimo degli ebrei.
Eppure anche in quelle Scritture Dio non smette mai di cercare l'uomo e di creare nuove alleanze, prima con Abramo, poi con Mosè, poi con Davide ed in definitiva - si parla perciò di Eterna Alleanza - con Cristo.

Il Dio del Perdono, invece, Lo si incontra principalmente nei Vangeli di Luca, Marco e Giovanni e nelle lettere apostoliche, ma, a mio avviso, la Sua massima espressione resta la parabola del "figliuol prodigo", o del "padre misericordioso" (Lc 15,11-32), secondo la nuova nomenclatura suggerita dalla Chiesa.
Nondimeno anche in queste Scritture talvolta riaffiora la concezione ebraica, come ad esempio nella "Parabola del Ricco Epulone" (Lc 16,19-31).

Non sarò certo io a dirimere una questione milleneria che segna la vera differenza tra due confessioni religiose.
Mi limito solo a segnalare questa intervista al Cardinal Martini - come di consueto straordinariamente lucido e pragmatico - in cui si accenna, seppur di sfuggita, all'argomento.

Mi addentro invece in un'altra domanda sollevata da Arsenio:
"...ma poi la misericordia cosa è???..."

Questa è una questione che ho particolarmente a cuore.
"Misericordia" è una parola latina composta derivata da "miserum" ovvero "pietoso" ("miserum" deriva da "misereo", da cui anche "Miserere" cioè "Abbi pietà" (Sal 50)), ma anche "povero", "umile" e "cordis", ovvero "del cuore".
Dunque "misericordioso" è chi usa la pietà del cuore, chi ha il cuore dell'umile e lo spirito del povero.

Cosa vuol dire?
Quando per la prima volta mi hanno indicato quest'etimologia ho pensato subito a certe comunità dell'interland napoletano, dove si vive in condizioni disagiatissime... eppure proprio la contigenza cementa i rapporti e fortifica la comunione, cosicchè ognuno produce il suo sforzo per la collettività, condivide il poco che ha e si prende cura anche dei figli altrui come fossero i propri.
D'altronde ci sarà un motivo per cui l'uomo da millenni si organizza in comunità!

A questo punto mi chiedo se sto travisando il valore di questo termine in riferimento al cristianesimo. Allora apro il Vangelo e... sorpresa:

"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli."
"Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia."

(Mt 5,3-12)

Ok, siamo ancora in carreggiata.
La seconda beatitudine sottilinea infatti proprio la contagiosità "virale" della Misericordia di cui parlavo un attimo fa.
La prima resta un po' più criptica al momento, ma preferisco affrontare la questione del Regno dei Cieli in un post dedicato.
Per ora ci basti sapere che il Padre, per bocca di Cristo, promette qualcosa che suona come una ricompensa a chi è misericordioso (ovvero "chi ha lo spirito del povero").

Credo che questo sia l'errore più frequente e macroscopico della Chiesa Cattolica: dimenticare lo "spirito del povero", ovvero la "Misericordia".

Esiste un divario stridente tra i cosidetti "preti di strada" e le alte gerarchie del clero.
Personalmente sono convinto che ci siano stati Santi uomini di Chiesa che, pur vivendo nell'agiatezza, non hanno smesso di preservare intatto il loro "cuore dell'umile", tuttavia mi pare ingiustificabile che degli uomini consacrati a Dio siano preposti ad occuparsi esclusivamente delle finanze vaticane: lascino questo compito ad altri!

E' vero, come dice Arsenio, che bisogna concentrarsi sulla luna (ovvero Dio) e non sul dito che la indica (ovvero la Chiesa).

Certo sarebbe più semplice se il dito puntasse nella direzione giusta...

14 novembre 2007

[QEV] Della Tentazione

Ormai è ufficiale: noi cattolici non pregheremo più il Padre Nostro di "non indurci in tentazione", ma di non "abbandonarci" ad essa.
Questa ed altre modifiche sono state apportate nel nuovo Lezionario presentato nei giorni scorsi dalla CEI.

La modifica al Padre Nostro ha un motivo teologico: se Dio è il Bene non può indurre in Tentazione. A dire il vero, neppure il Serpente dell'Eden indusse in tentazione, ma semplicemente spiegò che mangiando del frutto l'uomo avrebbe saputo discernere il Bene dal Male.

Questa storia della Tentazione secondo me è interessantissima, e pochissimi sacerdoti e teologi ci sono davvero entrati a fondo... la questione è: qual'è il confine tra Tentazione e Peccato?

Prima ancora però dovremmo chiederci: la Tentazione è essa stessa già Peccato?

Io credo proprio di no.
In fondo tutti conserviamo una parte animale che si muove in base ad istinti ed appetiti.
Di questa parte non possiamo privarci, perché quella mutilazione sarebbe atto ben più grave contro l'opera divina.
D'altronde Cristo, che "ha condiviso in tutto fuorché nel peccato la natura umana", ha affrontato le Tentazioni nel deserto prima di iniziare la sua predicazione.

Proprio la lettura di questo passo evangelico(Mt 4,1-11) può essere d'aiuto in questa riflessione:

"Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame."

Sopresa: Gesù cerca la Tentazione, al punto da digiunare per più di un mese nel bel mezzo di un deserto pur di procurarsela.
Quasi che avvertisse il bisogno di confrontarsi con la Tentazione prima di iniziare la sua opera di predicazione.
Simmetricamente la Tentazione è anche il prologo dell'ultima pagina della sua esistenza terrena (Mt, 26,39)

"Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma [sia fatto] non come voglio io, ma come tu vuoi"

In tutta la sua esistenza terrena, dunque, Cristo affronta la Tentazione, senza mai provare ad evitarla.
In questo c'è la Sua immensa forza morale.

Comunemente noi ci abbandoniamo alla Tentazione, senza neanche riconoscerla chiaramente o fissarla negli occhi. Quelli di noi che si ritengono in odore di santità sbandierano la loro capacità di evitare la Tentazione.
Invece dovremmo imparare ad affrontarla.

C'è un altro grande insegnamento nel nostro passo di Vangelo.
Il tentatore cerca costantemente di legittimare la Tentazione.

Questa è senz'altro l'arma più efficace contro l'essere umano.
Il problema è che il più delle volte il tentatore è dentro di noi e dunque siamo noi stessi ad intraprendere l'opera di giustificazione dalla quale dobbiamo difenderci.

Gesù, con straordinaria lucidità, risponde ad ogni tentativo di legittimazione, anche quando il diavolo si appiglia all'Antico Testamento o formula promesse di potere.

Proprio qui per me è fissato il confine tra Tentazione e Peccato, perché una Tentazione delegittimata è meno efficace e dunque è più semplice da allontanare.

12 novembre 2007

[VM] Galateo del Nuotatore

Riscaldamento pre-gara, piscina "Massimo Galante", Scampia.
(...si, proprio a Scampia, di fianco al monumento che oggi sorge al posto della grande vela, c'è una ottima piscina dove gli asciugacapelli funzionano con le smart card e c'è perfino un sottopassaggio con finestrone per vedere ciò che accade sott'acqua... Una volta c'ho nuotato un 1500, anzi un 1550... ma questa è un'altra storia...)
Stasera mi sono innervosito in piscina. Succede rarissimamente, ma quando succede sbotto. Un allenamento semplice in apparenza: 8 volte 200 metri stile di cui 50 forti e 150 più piano. Il primo 200 tutti a fare i fenomeni. Il secondo l'abbiamo finito in 5. Il terzo in 3. Dal quarto ho nuotato da solo, facendo slalom tra la gente ferma. Tra i motivi per cui amo il nuoto c'è che pur essendo sport individuale, c'è la necessità di allenarsi in squadra, perchè il peso dell'allenamento possa essere condiviso da tutti, ciascuno secondo le sue potenzialità. Ma se uno viene meno la squadra diventa un tavolo a cui manca una gamba... semplicemente non sta in piedi. A tal proposito sono andato ad estrarre da questo articolo quello che io definisco il galateo del nuotatore, che riporto qui come promemoria.

Decalogo del nuotatore

I. Mantieni la destra della corsia: nuotando al centro metti in pericolo te e gli altri.

II. Appena prima del muro, e solo se c’è spazio, spostati al centro della corsia per virare. In uscita dalla virata mantieni la destra e ricorda che spetta a te che riparti evitare chi arriva.

III. Non fermarti a metà vasca, altrimenti bloccherai tutta la corsia. Se proprio devi fermarti, almeno raggiungi il muro. Una volta al muro evita di essere d’intralcio agli altri o di attaccare conversazione… se ce la fai a parlare ce la fai anche a nuotare!!!

IV. Se qualcuno ti vuole superare, non fermarti a metà vasca per farlo passare ma raggiungi il muro e spostati nell’angolo destro, così da permettergli una virata agevole. Prima di ripartire attendi che lui superi le bandierine. Se nuoti con persone molto più veloci di te controlla vasca per vasca la loro posizione in modo da ridurre l’intralcio reciproco.

V. Se tu vuoi superare un altro sii paziente e cerca di evitare sorpassi a centro vasca. Tocca una sola volta delicatamente i piedi di chi ti precede, adegua la tua velocità ed attendi che lui si faccia da parte alla prossima virata.

VI. Prima di partire attendi che chi ti precede sia almeno alle bandierine. Nuotare addosso agli altri o toccare i piedi in continuazione è fastidioso, oltre che controproducente.

VII. Le corsie servono per delimitazione, non certo da appiglio, né da sostegno, né da altalena!!!

VIII. Inizia e concludi ogni vasca al muro. Se ti fermi ad un metro, chi ti segue si fermerà a due metri ed il successivo a tre metri, etc.

IX. Permetti a tutti di nuotare nelle stesse condizioni. La vasca, così come l’allenamento, si conclude non al tuo arrivo ma a quello dell’ ultimo in corsia.

X. Se sei il primo in corsia tieni il conto della distanza percorsa e rispetta il passo ed i tempi di partenza indicati dall’allenatore. Valuta di vasca in vasca le condizioni dei tuoi compagni, incoraggia, sprona, “dai il cinque” dopo gli allenamenti più intensi.

11 novembre 2007

[WV] Tracce di Alimuri nel sangue


Eccola qui, la spiaggia di Alimuri a Meta.
Questa spiaggia ce l'ho impressa nel sangue, mi sa che mi uscirebbe anche tra i risultati delle analisi - "tracce di Alimuri nel sangue".

Perchè è stata la mia prima casa -non quella di villeggiatura, ma la prima - nelle mie ventisei estati ed ancor più nei miei ventisei inverni, quando posso godermela svuotata dell'orda di bagnanti.
Perchè lì ho concentrato gran parte delle esperienze umane più irripetibili (ammesso che si possa dire così in italiano) della mia vita.
Perchè lì lavorano persone che ritengo guide spirituali, fratelli maggiori, padri putativi.
Perchè questa spiaggia ha visto crescere mio padre e prima di lui mia nonna e prima di lei i bisnonni e così via indietro fino a quei metesi potenziali (non esisteva certo il comune allora), che, vedendo i saraceni sbarcare su quel lido, allertarono le loro difese al grido di "A li mori", che è rimasto fissato nei secoli come Alimuri.

Oggi i saraceni non arrivano più via mare.
Perchè i saraceni si sono insediati e, deposte le sciabole, combattono usando il denaro, la noncuranza e le carte bollate.
Nondimeno la loro opera di saccheggio è assai brutale per la mia terra.

L'arenile di Alimuri scompare a causa dello sconquasso delle correnti marine provocato dal vicino porto ma, nonostante i tanti proclami delle varie amministrazioni e liste civiche, nessuno muove un dito.
Sparendo la spiaggia, il mare si avvicina incessantemente all'albergo di gran lusso ed alle case di villeggiatura, sulle cui mura già da qualche anno è iniziata l'opera di erosione.
(... non so se questo sia proprio un male, ma tant'è...)

E poi la chicca, l'ecomostro.
Quella struttura mai conclusa, ormai pericolante e fatiscente, che si vede in fondo alla foto riportata sopra, in corrispondenza di quel grande scoglio - il "Cavaliere" - dal quale tutti da bambini abbiamo fatto i primi tuffi.


"Stavolta lo abbattiamo per davvero" ha detto Rutelli.
Ma nell'intesa si assicura alla società "proprietaria" dell'abuso edilizio l'assegnazione di una cubatura equivalente (18000 metri cubi!!!) in altra area della penisola (sembra che si tratterà della Marina di Seiano).
Più che abbatere l'ecomostro, lo traslocano.

Poi è saltata fuori questa inchiesta de "il Giornale", secondo la quale il trattamento particolarmente vantaggioso verso la società "proprietaria" è dovuto agli stretti legami che questa mantiene con l'entourage di Bassolino.

Ha fatto seguito la debita interpellanza parlamentare dell'on.Sodano ed il nuovo stop ai lavori di demolizione.



Non so chi abbia ragione.
So solo che, chi è di Alimuri, chi ce l'ha nel sangue, ancora una volta si starà "facendo il sangue amaro"... nella remota speranza che anche oggi torni a riecheggiare per quella marina il grido "A li mori"...

6 novembre 2007

[VM] Serie da 400

Ancora una bracciata e mollo.

Lo giuro, perchè sto buttando il sangue.
Ancora una bracciata e mollo,
che i muscoli delle spalle mi fanno così male
che preferirei staccarmeli
e lasciarli vicino al muro alla prossima virata.

Ancora una bracciata,
poi mi pianto in mezzo alla vasca,
perchè faccio tanto per nuotare pulito,
preservando la tecnica,
e poi vado per respirare
- Dio solo sa con che foga -
e uno dalla corsia a fianco
con uno stile inguardabile
mi alza un'onda dritto in bocca.

E allora il ciclo di bracciata successivo
in apnea
ha la misura dell' eternità,
con i polmoni che urlano il bisogno d'aria
e l'acqua fredda che schiaffeggia il corpo accaldatissimo.

Ancora una bracciata,
poi lascio continuare
quelli che nella mia corsia mi intralciano,
quelli che si riposano mentre io mi spremo
e poi partono a cannone nuotandomi sui piedi,
quelli che nuotano nella mia metà corsia
e mi sbattono addosso
con tutta la violenza della loro bracciata,
spalla contro spalla,
polso contro polso,
ogni volta
una bacchettata inferta
con una mazza da biliardo.

Ancora una bracciata.

Ancora una bracciata.
E poi un'altra.
E poi un'altra..
E poi un'altra...


4 novembre 2007

[QEV] Questione di punti di vista


Riporto un breve passo del Vangelo di oggi:

Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
(Lc 19,2-4)

Dicono che la Parola parla a noi oggi... che vuol dire?

Sono forse io Zaccheo il pubblicano, l'esattore delle tasse sempre attento a misurare, a tener contabilità dei beni prestati - e del Bene prestato - come dei beni ricevuti - e del Bene ricevuto?
Sono forse io quell'uomo di piccola statura, fisica e morale, che confonde Cristo tra la folla, considerandolo uno tra tanti?

O forse io sono tra la folla?
Forse appartengo anche io a coloro che mascherano Cristo rendendolo irriconoscibile agli altri?
Forse anch'io come loro, pur distinguendoLo, mi avvicino a Lui ora per curiosità, ora con disappunto, ora festante, ora con disinteresse?

Che io possa essere invece sicomoro.
Che io possa servire per permettere agli altri di vedere Cristo.

In effetti è tutta questione di punti di vista... scegliere di cercare Cristo tra la folla caotica, fuorviante ed indifferente (i famosi Cristiani "per sentito dire"), o scegliere di arrampicarsi su un sicomoro, poi riscendere e farsi sicomoro per gli altri.

Che io possa spendere la mia vita di Fede in questo continuo salire e discendere.

30 ottobre 2007

[QEV] La natura del Potere

Il Potere dovrebbe essere la forma più alta di Servizio.
Altrimenti non si capisce perchè tanti soggetti dovrebbero delegare un singolo a svolgere alcune mansioni particolarmente delicate.

Dunque il Potere dovrebbe essere strettamente legato alla Responsabilità, ovvero alla capacità di "rispondere" del proprio operato davanti alla comunità, e di "rispondere" dell'amministrazione della comunità stessa.

Non me le invento io queste cose.
Un Tale 2000 anni fa è stato appeso ad una Croce per avere detto questo.

Oggi quelli che di quel Tale si dicono seguaci, su larga come su piccola scala, fanno ben altro.
Per loro il Potere è la forma più alta di Comando; del Servizio se ne infischiano.


E per di più quando gli si chiede conto delle proprie Responsabilità, novelli Ponzio Pilato, si girano altrove e se ne lavano le mani.


Ma, a differenza del loro predecessore, non hanno neppure il coraggio di chiedersi "Quid Est Veritas ?"- "Cos'è la Verità?"

[WV] Kurdistan, USA

Di poche ore fa l'ennesima agenzia stampa che riporta di scontri in Kurdistan.
Ennesima guerra presentata come azione anti-terroristica contro il PKK, a cui è stato ritagliato il ruolo di Milosevic-Bin Laden-Saddam di turno.

Fino a qualche anno fa per gli americani i curdi erano l'etnia vittima degli accanimenti di Saddam, con tanto di sicurissimo - a loro dire - uso di armi chimiche, e dunque era indispensabile bombardare di democrazia l'Iraq.
Allora sembrava naturale ipotizzare la nascita di una nazione curda, come successo già per Israele prima e per la Bosnia Erzegovina poi, passando per le numerose scissioni dall'ex Unione Sovietica.

Oggi invece c'è l'alleanza con la Turchia da salvaguardare, perché si tratta di una testa di ponte strategica dal punto di vista politico per i rapporti che mantiene con l'Iran e dal punto di vista logistico per le truppe militari presenti in Iraq.
E allora ok, per gli americani va bene che i turchi invadano la regione curda in Iraq con l'esercito e facciano piazza pulita.

Ecco questo vorrei chiedere alla signora Rice:
Cosa distingue la morte per bombardamento da quella per armi chimiche?

Qui si trova una puntata di Report che parla delle rivoluzioni di velluto... io la ritengo interessante, o agghiacciante, a seconda dei punti di vista...

27 ottobre 2007

[WV] Sorrento Floaters

Oramai è più di una settimana che guardo questa stessa foto, ma non riesco a smettere di sorridere.


Il signor Martin Saunders si è preso la briga di partire da Madison (Wisconsin), per affacciarsi dalla villa comunale a Sorrento e scattare questa foto ai lettini galleggianti dello stabilimento Marameo.
Foto che, tra l'altro, è l'unica scattata a Sorrento tra quelle della sua - pregevolissima - galleria.

Perchè in effetti in questa foto il signor Martin ha colto, senza saperlo, tutta l'essenza compostamente rilassata, vagamente snob e "fluttuante" dell'estate sorrentina.

Dopo la "cieca di Sorrento", ora abbiamo anche i "galleggianti di Sorrento"... ;-)

25 ottobre 2007

[VM] Extrasistole


Ha detto il dottore:
"Il tuo cuore da due colpi in battere ed uno in levare".

Deve essere proprio in gamba per accorgersene da un tracciato stampato su carta.


Allora ho cercato notizie in rete.
Questo è quello che ho trovato:

"Dottore, sento come se il cuore mi si fermasse,
sento un tuffo alla gola e come un vuoto alla testa..."

"Non si preoccupi: spesso, anche se non sempre,
questi battiti extra del cuore, sono solo momenti di sua innocente follia..."