31 dicembre 2007

[WV] Il mio calendario

Oggi è il 31 dicembre 2007, per cui ho pensato di riunire qui un po' di istantanee, di pezzi di 2007 che ho incontrato in giro e raccolto...
Ecco, se dovessi descrivere il mio album fotografico lo definirei un insieme di tessere che, ben lungi dal completare il puzzle, si sforzano di abbozzare il quadro finale.
Se vi piacciono (... ma anche no...) potete commentare qui cumulativamente come al solito, o anche singolarmente ciascuna foto sull'album Picasa.

Mi e Vi auguro di tutto cuore un 2008 ancor più sorprendente ed entusiasmante...
Auguri!!


"The Challenge" - Luna Rossa nelle acque di Valencia


"Acquerello" - Riscaldamento pregara nella piscina di Scampia


"Terrazza con vista" - Bonifacio, Corsica


"Cristalli" - Spiaggia Grande, Isola di Santa Maria


"Arrocco" - Bonifacio, Corsica


"I believe I can fly - part 1" - verso Positano


"Getting Blue" - verso Positano


"Avvistamenti" - Positano


"Incandescenza" - Positano


"L'Anima di Capri" - Capri


"Strada d'oro" - Capri


"Memorie fuori dal passato" - Capri


"I believe I can fly - part 2" - Capri


"Buon Natale" - Capri

27 dicembre 2007

[VM] Gli Amanti di Capri

Da Come la vedo io

Mancavo da Capri da diversi anni.
Eppure i versi di Neruda sono ancora lì, "intatti e agresti"...


L’isola regge nel suo centro
l’Anima
come una moneta
che il tempo e il vento pulirono
lasciandola pura
come mandorla
intatta e agreste
tagliata in pelle di zaffiro

E lì
il nostro Amore
fu la torre invisibile che trema nel fumo.

L’orbe vuoto trattenne la sua coda stellata
e la rete coi pesci del cielo...

perché gli Amanti di Capri
chiusero gli occhi
e un roco lampo
inchiodò nel sibilante circuito marino
la Paura,
che fuggì,
dissanguandosi e a morte ferita
come la minaccia di un pesce spaventoso
da arpione improvviso sconfitto.

E poi,
nel miele oceanico,
naviga la statua di prua,
Nuda,
allacciata dall’eccitante ciclone maschile.


(P. Neruda, "Gli Amanti di Capri"

Qui letta da A. Bonaiuto
su musica di L. Bacalov:
consigliato!!!)

23 dicembre 2007

[QEV] A Christmas Carol

(Caravaggio, "Adorazione dei pastori")


Sarà Natale.

Saranno linguine a vongole e baccalà in umido, sapienze e roccocò, zeppole e struffoli, pandoro al cioccolato e panettone senza canditi.
E poi BerlucchiAstiCinzanoMartiniDomPerignonMoetChandon.

Saranno abbracci sinceri mischiati a quelli ipocriti, tavoli troppo piccoli e sempre qualcuno di cui ci si è dimenticati, pacchetti colorati e finta sorpresa da dissimulare.


Per chi sono imbandite le nostre tavole?
Per chi abbiamo addobbato i nostri alberi?
Per chi scintillano le nostre luci?


Chi attendiamo per questo Natale?


A chi avrà orecchio sufficiente da distinguere, tra i brindisi ed il rumore dei botti, il rintocco della prima campana;
a chi in quel momento, di soprassalto, abbandonerà la mensa faraonica, facendosi nuovo popolo ebraico e mettendosi in cammino;
a chi affretterà il passo lungo la strada verso la chiesa, scoprendo che non è il solo a muoversi, ma che fa parte di un fiume di gente, essendo da ciò rinfrancato nella Speranza e sollecitato nell' Urgenza;

a costoro l'Angelo rivolgerà la Parola più importante che sia mai stata scritta:

"OGGI è nato per voi un Salvatore"

Buon Natale

22 dicembre 2007

[VM] Stanchezza

(J. Fussli, "Solitudine all'alba")


"Non sognava più né tempeste,
né donne,
né grandi avvenimenti,
né grossi pesci,
né zuffe,
né gare di forza,
e neanche di sua moglie.

Ora sognava soltanto luoghi,
ed i leoni sulla spiaggia.
Giocavano come gattini nel crespucolo,
e gli piacevano..."

(E. Hemigway, "Il vecchio e il mare")

19 dicembre 2007

[VM] Del Libero Arbitrio

"A chi pregando chiede Pazienza, crede che Dio dia Pazienza?
O dia invece l'opportunità di essere Pazienti?

A chi chiede Coraggio, Dio lo concede?
O da l'opportunità di essere Coraggiosi?

A chi chiede la Gioia di una famiglia più unita,
crede che Dio regali Sentimenti rassicuranti
o l'opportunità di dimostrare Amore?"

(dal film "Un'impresa da Dio")

...ed io che da due mesi cerco di scrivere un post sul
libero arbitrio... :-)


16 dicembre 2007

[QEV] "La Bibbia ha (quasi) sempre ragione"

Era la sera di qualche sabato fa, ma, essendo troppo presto per uscire, stavo scorazzando per i canali SKY, scansando accuratamente Postini derelitti e Capotreni della disperazione.
Finisco per caso sul canale Jimmy che manda uno spettacolo di Gioele Dix, "La Bibbia ha (quasi) sempre ragione".

Sarà stato senz'altro un errore di palinsesto.
Magari l'hanno comprato a scatola chiusa e buttato lì come riempitivo, che tanto il sabato sera alle 9 chi vuoi che lo guardi...
Eppure c'era qualcosa di magnetico in quello spettacolo...
Non era Cesare Picco al pianoforte, o almeno non era solo quello...
Era piuttosto il garbo, direi quasi la sacralità con cui un comico solitamente pungente ed irriverente come Gioele Dix recitava... sembrava quasi che gran parte dello spettacolo fosse improvvisata...

Grazie al gentilissimo Blackdog sono venuto finalmente in possesso di una delle rarissime copie di quello spettacolo, di cui, quella sera, potei godermi soltanto un quarto d'ora.
Notevole, lo consiglio davvero.
Tra l'altro lo danno in replica il 24 alle 18: magari, durante i preparitivi del cenone, ci si butta un occhio...

Lo spettacolo consiste nella lettura e nell'istrionica esegesi di alcuni passi del Antico Testamento, e della Genesi in particolare (che, come i lettori più attenti del blog ricorderanno, per me resta il libro numero 1!!!).

Si scopre il Creatore bizzarro e caotico del racconto eloista, si conosce l'altra faccia della creazione contenuta nel racconto jahvista, si partecipa all'incontro di Abramo alle querce di Mamre, in una surreale atmosfera western, si riflette sull'incipit del Qoelet: "Vanità delle vanità..."

Spicca su tutto un lungo intervento dedicato a Giacobbe.
"Il mio preferito" sottilinea lapidariamente Dix.
Ed io sottoscrivo in pieno.

Dei patriarchi descritti nella Torah, Giacobbe è quello in assoluto più umano.
Come a dire "Se lui ha fondato la nazione di Israele c'è speranza per tutti".

Dix si concentra sul primo incontro con Rachele, ed esalta - giustamente - la passione travolgente che si scatena in Giacobbe, il quale, senza nemmeno sapere chi avesse davanti, senza minimamente sospettare che si tratti della cugina, per prima cosa le infila la lingua in bocca (Gen 29,11)... e poi dicono che la Bibbia è un libro per puritani!!!

(... volutamente tralascio e brutalizzo la descrizione di questa parte delle Scritture e dello spettacolo, cosicchè chi vuole può attingere direttamente alle fonti...)

Mi piace invece sottolineare un altro avvenimento della vita di Giacobbe che per me ha un significato speciale.
Siamo un po' più avanti, Giacobbe ha sposato Rachele (ed anche la sorella Lia, a sua insaputa) e si prepara a tornare a casa dove lo attende il fratello Esaù che ha un conto in sospeso con lui .
Anzi siamo precisamente quando Giacobbe si accorge che Esaù con 400 uomini lo sta andando a prendere:

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.
Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».
Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».
Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva»
(Genesi 32,23-32)

Giacobbe sta rischiando la vita - non solo la sua, ma anche quella delle mogli e dei figli - e che cosa fa? Passa una nottata a suonarsele di Santa ragione (...è proprio il caso di dirlo...) con un tipo, che poi si scopre essere Dio in persona.

Potrei riempirci il blog con tutte le esegesi possibili di questo passo...
Secondo me l'interpretazione più plausibile è quella più semplice: Dio non ha paura di sporcarsi le mani... se non vuoi percorrere altre strade, se vuoi solo lottarci, allora lottaci!!
Può darsi che quella è la tua strada per conoscerLo meglio.

Poi non so se fonderai una grande nazione, ma almeno un paio di partitine a Risiko va a finire che le vinci... :-D

13 dicembre 2007

[VM] Le Parole non le portano le cicogne

Cito testualmente un passo di un'intervista da una rivista quindicinale a cui mi sono avventatamente abbonato:
"Su forte commitment del board, del CEO in particolare, si sta procedendo ad un technological survey per individuare le soluzioni SOA più vantaggiose in termini di ROI".

Traduco.

L'amministrazione (board) dell'azienda in oggetto ed il capo (CEO - Chief Executive Officer) hanno intenzione (commitment) di adottare un'architettura orientata ai servizi (SOA - Service Oriented Architecture - prendetela per buona che ci torno subito...), per cui si sta facendo una ricerca di mercato (technological survey) per vedere quale sia la soluzione più vantaggiosa economicamente (ROI - Return Of Investment ).
Questo è in italiano quello che sopra è espresso in quello che io chiamo "commercialese".

Il concetto alla base dell'architettura orientata ai servizi è quello dei centri commerciali: anziché fare un unico mega-negozio, costruisco una serie di piccoli negozi ognuno specializzato nel proprio settore.
Analogamente un azienda "spezzetta" il processo produttivo aziendale in una serie di servizi che, se usati sequenzialmente, permettono la realizzazione del prodotto desiderato.
Il vantaggio è che se domani l'azienda deve realizzare un nuovo prodotto o modificare il prodotto corrente, potrà usufruire di alcuni servizi già presenti e modificare solo altri, o crearne di nuovi, senza dover re-ingegnerizzare l'intero processo produttivo.

Devo dire che non ho una conoscenza molto approfondita dell'argomento e mi rendo ben conto che la spiegazione è pedestre, ma la cosa più divertente è che la definizione di SOA non ce l'ha NESSUNO!
SOA è per un rappresentante di IBM un'infrastruttura informatica che fa uso intensivo di determinati protocolli, mentre per un manager Telecom è una tipologia di approccio all'organizzazione aziendale.
Direi che le due cose sono ben distinte tra loro, o sbaglio ?!?!?!

Il problema a mio avviso è nei vocaboli.
Ci si riempie la bocca di parole inglesi, anche e soprattutto quando esistono parole italiane che rendono perfettamente il concetto, come se il solo fatto che siano straniere le conferisse maggiore importanza.
Si finisce per usare parole che fanno scena, sorprendono il cliente sprovveduto, ma che nascondono la scarsa comprensione del concetto che si sta esprimendo. Per questo quando sento parlare in inglese o per neologismi alzo automaticamente il livello di allerta.

Non che chi lavora nel settore tecnico sia da meno.
Nel mio ufficio volano i "sto pingando un indirizzo" (da "ping", il comando per verificare se un indirizzo IP è attivo), "startare un'applicazione" e perfino l'indimenticato "mi preparo a cippiare" (da "cp", il comando utilizzato per la copia di file).
Tutto ciò mi ricorda le convulsioni violente che aveva il mio professore di Reti di Calcolatori, ingegnere proveniente dal liceo classico, quando qualcuno si azzardava a parlare del suo nuovo "monitor" o a chiedergli di "scannerizzare" i lucidi della lezione.
I "cavalli di ritorno" li chiama lui... parole di chiara origine latina che si vanno a fare un giro in Gran Bretagna e ritornano distorte... "schermo" e "scandire" erano i termini corretti!
(...questo è un sito di linguistica che entra nel dettaglio...)

Ripeto che per me non è solo una questione di piacevolezza fonetica.
La comunicazione è un codice, dunque è necessario che tutte le parti in causa associno la stessa identica idea, con le stesse identiche sfumature di significato ad ogni vocabolo utilizzato.
Prima di iniziare una conversazione occorrerebbe sempre chiedersi, come osserva giustamente Alessia nei commenti a questo post sul blog di Zulin, se "tutti conoscono il vero significato delle parole".
Altrimenti meglio usare solo quelle condivise.

Quanto detto dovrebbe valere per il linguaggio tecnico, per quello commerciale, ed in definitiva anche per quello quotidiano.
"Le Parole non le portano le cicogne" spiega Vecchioni in questo meraviglioso libro.


Concetto che io, nel mio piccolo, ho parafrasato con "Verba Manent", cioè "le parole restano", che è il titolo di questa specie di rubrichetta.

Se riusciamo a riappropriarci delle Parole, allora ogni conversazione sarà come una pietanza da insaporire ed impreziosire a nostro piacimento.

Che speranza si nasconde in "desiderio" - da "de - sidera" ovvero "dalle stelle"!!
Che finezza di significato in "intelligenza" - da "inter - legere" ovvero "leggere attraverso, comprendere in profondità"!!
Che semplicità in "misericordia" - da "miseri - cordes" ovvero "pietà, umiltà del cuore"!!
.....

8 dicembre 2007

[VM] Il Precursore

Riporto, ritraducendolo dall'inglese (le versioni in italiano che ho trovato lasciano un po' a desiderare...), un testo di Kahlil Gibran.
Si tratta de "Il Precursore", la prima delle 25 brevi storie a metà tra poesia e prosa contenute nel libro omonimo, che io ritengo semplicemente straordinario.

Non che abbia bisogno di introduzioni questo testo, basta solo prendersi il tempo giusto e gustarsi la lettura.
In ogni caso ci tengo a dire che riprendo il libretto dallo scaffale sia le volte in cui le cose non sembrano andare per il verso giusto, sia - questa è la parte straordinaria del testo - quando le cose vanno bene ed io inizio ad accontentarmi della routine.

NON siamo fatti per essere "contenti", ovvero - letteralmente - "colmi fino all'orlo"...
Se fossimo anfore colme fino all'orlo l'acqua ristagnerebbe e noi inizieremmo a marcire.
...e dire che mi sembrava una cantilena quella scritta dal prof di storia dell'arte di quinta liceo:

C'è chi marcia e chi marcisce.
Chi marcia per non marcire
e chi marcisce per non marciare.


Sforziamoci invece di straripare, di attingere acqua sempre nuova alla fonte della Vita.
Questo è il lavoro del Precursore e questa condizione è quella che Gibran (ed io con lui) chiama Felicità.



Tu sei il Precursore di te stesso
e le torri che hai costruito
sono solo il fondamentodel tuo essere più grande.

Ed anche io sono il Precursore di me stesso
poichè l'ombra che si distende lunga davanti a me al mattino
si raccoglierà sotto i miei piedi a mezzogiorno.

Allora un'altra alba stenderà un'altra ombra davanti a me
ed anche quella sarà raccolta in un altro mezzogiorno.

Sempre siamo stati nostri Precursori,
e sempre lo saremo.
E tutto ciò che abbiamo raccolto e che raccoglieremo
non sarà altro che seme per campi ancora non arati.
Siamo il campo e gli aratori,
i mietitori e la messe.

Quando tu eri un desiderio errante nella nebbia,
anche io ero lì, desiderio errante.
Poi ci cercammo l'un l'altro
e dal nostro desiderio nacquero i sogni.
Ed i sogni erano tempo senza limiti e spazio senza misura.

E quando tu eri una parola silenziosa sulle labbra tremanti della Vita
anche io ero lì, altra parola silenziosa.
Poi la Vita ci pronunziò
e noi attraversammo gli anni
alimentando il cuore con i ricordi di ieri e con il desiderio del domani,
perchè ieri era la morte superata e domani la nascita agognata.

Ed ora siamo nelle mani di Dio.
Tu sei il sole nella Sua mano destra
ed io la terra nella Sua mano sinistra.
Eppure tu, che splendi,
non sei di più di me, su cui splendi.
E noi, sole e terra, siamo solo il principio di un sole più grande ed una terra più grande.
E sempre saremo il principio.

Tu sei il Precursore di te stesso,
tu sei lo sconosciuto ch passa davanti al cancello del mio giardino.
Ed anch'io sono il Precursore di me stesso,
benchè me ne stia seduto all'ombra dei miei alberi e sembri immobile.

6 dicembre 2007

[WV] Federica

Che già il nome è tutto un programma.
Prova a chiedere a uno studente di ingegneria se passa le sue giornate davanti al pc utilizzando Federica e vedi cosa ti risponde.

Ma ai piani alti della Università di Napoli "Federico II°" - la mia università - non si abbassano a questi livelli. E allora hanno battezzato proprio così - "Federica" - la nuova piattaforma di e-learning che potete trovare a questo indirizzo (immagino che sia in omaggio al fondatore dell'ateneo...).


Schermata iniziale e non ho neppure un'esitazione: "I" di Ingegneria.
Nuove nomenclature, nuovi corsi.
Vecchi argomenti e vecchi professori: Mazzeo, Ventre, Paura....

Se non fosse che non puoi vedere più il prof Luigi "Giggino warning" Paura arrivare col califfone e parcheggiarlo praticamente dentro l'aula;
Se non fosse che non puoi seguire la sua lezione in un pomeriggio assolato di maggio mentre Gigi D'Alessio fa le prove per il suo concerto nello stadio San Paolo distante 50m;
Se non fosse che non potrai portargli più un suo lucido, dopo esserti lambiccato il cervello su un calcolo che non torna per un giorno e una notte e sentirti rispondere "Manca un simbolo di coniugato? E lei ce lo aggiunga";

Se non fosse che non resterai più ad aspettare per la lezione il prof Giorgio Ventre per un'ora, beccandoti gli assistenti più improbabili, ma sapendo che vale la pena, perchè se viene GV sarà senz'altro show;
Se non fosse che non ci sarà più traccia delle sue battute al vetriolo su Berlusconi segnate a margine del quaderno;
Se non fosse che nessuno potrà più portargli una presentazione sul "Masquerading" con in prima pagina un'animazione di Pulcinella che balla (Tatò quella ormai è leggenda... e tu che dicevi di evitare...);

Se non fosse che i lucidi di Mazzeo non possono trasmettere la straordinaria inflessione siciliana e non possono minimamente rendere idea della caoticità di una sua lezione, per cui quando qualcuno riusciva a tenere il filo logico per tutta la lezione (a me è capitato una sola volta in tutto il corso di Calcolatori elettronici 2) alla fine se ne bullava con gli amici e passava a tutti gli appunti;
Se non fosse che non si potrà più assistere ad una delle sue lezioni a registratori rigorosamente spenti, mentre Michele tenta sul suo portatile la serie A con l'Albinoleffe a "Championship Manager" e Nicola e Patrizio aggiornano sui risultati in tempo reale;

Se non fosse perché non si può più allagare involontariamente un piano della facoltà perchè il Prof Franceschetti aveva chiesto di spostare la cattedra e poi mandare Arianna a immergere un cartoncino color argento fatto a barchetta con su la scritta "Luna Rossa" giusto ai piedi del prof imbufalito, o perchè non si può più tirare i coppini di carta al "capucchione" in prima fila durante la lezione di Fondamenti d'Informatica II insieme a Fabrizio ed Alessandra...

Ecco, se non fosse per tutto questo, consiglierei a tutti gli iscritti l'utilizzo di Federica ;-)

3 dicembre 2007

[VM] "I don't want to be an Olympian!"

Mi mancava la ritualità delle gare di nuoto alla domenica.
Saltuariamente ho accompagnato qualche ragazzo della mia squadra ma viverla in prima persona è tutt'altra cosa.

Quando suona la sveglia sono già sveglio da un po'.
La borsa preparata la sera prima sta davanti al letto, mi attende nella penombra.
Il roco gorgoglìo della moka e l'odore del caffè sono un piacere intimo e delicato mentre tutti gli altri continuano a dormire.
Strade deserte.
Solo due vecchiette che, lentamente, si incamminano verso il sagrato della chiesa, dove il pulmino della squadra di calcio attende i ragazzi da portare in trasferta.

Intanto i gesti, i pensieri, i respiri sono già carichi di concentrazione.
Tutto inizia ad orientarsi verso la gara.

Arriviamo alla piscina, io ed un mio amico, verso le 8.30.
C'è già gente in acqua a far riscaldamento e chi è ancora nel parcheggio cammina a passo svelto.
Breve stretching e subito in acqua, per testare la vasca che non conosco.

Abituato al riscaldamento delle gare per "assoluti" - in trenta e più per corsia a pestarsi di santa ragione con sorpassi spericolati alla Valentino Rossi - parto con la foga di chi vuole spaccare l'acqua in quattro.
Ma oggi è diverso, oggi è la mia prima gara master, ovvero riservata ad atleti dai 25 anni in su, raggruppati di cinque anni in cinque anni per fasce di età (M25,M30,M35,etc), oltre che per sesso, ovviamente.
I master non si superano tra loro, fanno riscaldamento ordinati, lasciano spazio a chi è più veloce, aspettano il proprio turno per partire.
Qualcuno è perfino fermo ai bordi a chiacchierare amabilmente con altri atleti o a chiedere consigli tecnici ai propri avversari.

Nella mia corsia ci saranno almeno un paio di settantenni.
Fanno una vasca ogni cinque-sei minuti, ma la nuotano trasmettendo un senso di godimento senza pari.
La sensazione netta è che conoscano a perfezione i propri tempi e se li prendano serenamente, senza alcuna fretta.
Invidiabile.
Soprattutto per me che, intanto, continuo a frullare vasche e virate come una centrifuga.

Un'oretta dopo sono in camera di chiamata.
Uno stanzino piccolo in cui siamo senz'altro in troppi.
Impossibile concentrarsi tra il chiacchiericcio continuo, le urla della addetta ai concorrenti e l'avvenenza delle atlete che passeggiano lì davanti.
Provo inutilmente a rilassarmi e fare un po' di stretching, ma gli spazi sono troppo angusti.
Alla fine, snervato, rinuncio e mi cerco un posto seduto, per rilassare la schiena.

Affianco a me c'è uno dei settantenni di cui sopra.
Mi ha visto mentre cercavo di ritagliarmi spazio a sufficienza per sciogliermi.
Mi chiede che gara faccio e con che tempo mi sono iscritto.
Mi dice che con il mio tempo sarò chiamato verso la fine, quindi mi tocca aspettare.
Mi dice anche che devo saper attendere senza farmi consumare dall'attesa.
Dal tono sereno e rilassato che usa, mi accorgo che lui lo sta sperimentando pienamente.
Fosse per me salterei direttamente sui blocchi di partenza... Che invidia, ci risiamo!!!


Ho appena finito di leggere questo articolo (da cui il titolo del post) dal mio sito di nuoto preferito.
Parla proprio del fatto che l'obiettivo di un nuotatore di qualsiasi livello non debba essere necessariamente qualificarsi per le olimpiadi, ma piuttosto cercare incessantemente di migliorare se stesso, sotto ogni punto di vista: cronometrico, tecnico, fisico ed anche personale.

I risultati delle gare di ieri sono stati soddisfacenti, anche se, soprattutto a stile libero, ho commesso qualche errore tecnico di troppo.
Eppure, indipendentemente da essi, posso dire di essermi migliorato, perché grazie a quel signore ho scoperto un modo diverso di vedere il tempo che scorre.