30 novembre 2007

[QEV] Dell'approccio alla lettura

Non è per snobbismo.
E' proprio che dopo l'allenamento di nuoto, tornando a casa con una fame da lupo, la tv, peraltro malfunzionante, per me resta solo un (orribile) oggetto di arredamento.
Ieri però ho fatto un'eccezione: spinto da una vecchia passione liceale per Dante, ho deciso di raggiungere Benigni proprio quando già si trovava al cospetto di Minosse.

Straordinario che in questa tv, trionfo dell'ignavia dei tronisti, mercato impudico di dolori ed emozioni, vetrina dei particolari più macabri e lugubri degli episodi di cronaca nera, moto ondivago di parole a vanvera, proferite non perché qualcuno le ascolti, ma per il bieco piacere di proferirle... beh in questa tv c'è spazio in prima serata per la poesia di Dante.

Allora ogni singola parola riconquista il suo peso specifico, è densa di significato, ha un sapore ed un suono, definito e definitivo.
"Quando Dante usa "dolce" non è mai "dolciastro"..."
"...e allora Dante sviene, anzi "muore" e si sente il cupo tonfo del suo corpo: "comeCOrPOmorTOcade"..."
E così via...

Benigni quando parla di Dante ha una marcia in più perfino di Gassman, perché sente l'autore vicino e riconosce l'opera come propria.
Ma sarebbe ben inutile e poco appropriato che io scrivessi un post per complimentarmi con lui, non avendo alcun titolo per farlo.

Dunque concentro la mia attenzione su un episodio che mi ha fatto sobbalzare sul divano.
A un certo punto, nel commentare la celeberrima "Amor ch'a nullo amato amar perdona", Benigni tira in ballo l'episodio della "Guarigione dell'emorroissa" (erroneamente attribuito al Vangelo di Giovanni, mentre lo si trova nei sinottici (ad es. Mc 5,24-35)...errore assolutamente veniale!).


Strano che si rifaccia per un verso così noto a un brano tutto sommato poco conosciuto.
Peraltro non è neppure una guarigione particolarmente spettacolare, considerando che nel Vangelo di Marco immediatamente dopo segue la resurrezione (!) della figlia di Giairo...

A discuterne con gli esegeti, questo brano presenta diverse suggestioni: Cristo indossa un mantello con frangia, in ottemperanza a quanto prescritto nella Torah, il che permette diverse congetture sull'aderenza alla tradizione ebraica di Cristo.
Inoltre, sempre secondo la Torah, la donna mestruata è da considerarsi immonda e "contamina" tutto ciò che tocca. Che cosa succede allora quando tocca Cristo?
Ed ancora, perché il redattore del Vangelo di Marco, molto morigerato nel delineare la figura di Cristo negli altri passaggi (si parla infatti di "segreto messianico"), in questa occasione ne fa quasi un supereroe da fumetto, che "avverte la potenza che era uscita da Lui"?
Domande tutte stimolanti e meritevoli di approfondimento, ma che alla fine rischiano di far perdere di vista il cuore del passo.

Benigni, come un ciclone, spazza via tutte queste nubi e va dritto al punto.
La donna è guarita dalla fede, dall'amore che lei prova in quel momento.
Poiché lei ama, è riamata a sua volta e dunque guarita.
"Amor ch'a nullo amato amar perdona", appunto.

Semplice, conciso, lapidario.

La Chiesa avrebbe moltissimo da imparare da questo.
Il messaggio sublime e sconvolgente di Cristo non va ricondotto sempre e forzatamente ad una dottrina. I Vangeli brillano di luce propria e mostrano perfettamente le via, senza alcun bisogno di impegolarsi in altre lambiccazioni mentali.
D'altronde, come diceva Gesù stesso, la Buona Novella è per persone semplici, è intellegibile anche ai bambini.
Anzi:

In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
(Mt 18,13)

29 novembre 2007

[WV] Sorrento, out of fire

Post al volo solo per precisare che lo stereotipo presentato in "Sorrento is Burning" - che ha suscitato MOLTO interesse (!) - è... diciamo... uno stadio evolutivo per il quale passano ragazzi e ragazze attorno ai diciotto anni.

Per fortuna il "decorso della malattia" di solito è di qualche anno, poi ci si riprende.

E' vero, ci sono anche i casi di "adolescenza insistita", ma quelli riguardano soprattutto persone di ampissima disponibilità economica, che non ho né l'onore né l'onere di frequentare.

Qualcuno mi ha fatto giustamente notare che anche io ed i miei amici siamo passati per uno stadio evolutivo similare ed egualmente stereotipato, "perché le cose vanno così da sempre".
In quell'istante ho materializzato in mente Torquato Tasso che compra la calza maglia da Acanfora e va a farsi lampada e capelli il sabato pomeriggio... mi sa che sono irrecuperabile...

Se in qualche modo il post precedente ha deturpato l'immagine della mia terra allora date un occhiata a questa galleria, che io reputo straordinaria, e sono sicuro che Fulvio ve la farà rivalutare immediatamente!!


unita.jpg, inserito originariamente da Fulvi0.


PS... visto, stavolta ce l'ho fatta a non sfondare la pagina con un post!! :-D

26 novembre 2007

[QEV] Il fariseo e il pubblicano


Visiting gospel choir, originally uploaded by tom_wineman.


Di ritorno da una messa che sembrava più un rito animista o una danza maori, di quelle alla "sister act", per capirci, in cui la gente canta ed accompagna con il battito delle mani.
Strumenti musicali per tutti i gusti: organo elettrico, quattro chitarre, nacchere, tammorra e perfino un djembe.

Fa uno strano effetto vedere signore impellicciate e uomini in giacca e cravatta solitamente pacati e riservati agitarsi così tanto durante la celebrazione.

Sarà stato l'incenso, il ritmo incalzante della tammorra o il trasporto emotivo dei fedeli, ma più volte la scena mi è sembrata molto più affine al rito iniziatico di "Eyes Wide Shut" che non all'idea comune di messa.

Per un attimo ho avuto la tentazione del fariseo (Lc 18,9-14):
"O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini... e neppure come questi pubblicani..."

Per un attimo, appunto.
Perché non esiste ragione per cui una preghiera intima e riservata possa ritenersi più valida di un canto euforico accompagnato da un incessante battimani.
Peraltro mi sono ricordato di avere assistito a diversi concerti gospel e di essere stato colpito dalla sensazione di serenità che trasmettevano queste enormi coriste quando, tra una canzone e l'altra, descrivevano Gesù dal loro punto di vista.

Millenni di filosofia non sono serviti a fornire una prova conclusiva dell'esistenza di Dio.
Se, improvvidamente, dovessi cimentarmi io sull'argomento allora, messe da parte per un istante la prova anselmiana e le argomentazioni di San Tommaso d'Aquino, direi che in questo riscontro la maggiore evidenza dell'esistenza di Dio:
nella necessità di ciascuno di cercarLo, seguendo le strade che ritiene appropriate.

24 novembre 2007

[VM] Scirocco

Lo scirocco dalle mie parti non è un vento molto amato.

Perchè soffia a raffiche, ognuna diversa per intensità e direzione, il che rende difficile e pericolosa la navigazione a vela.

Perchè è un vento caldo, che scurisce il cielo, che minaccia eternamente pioggia, che blandisce le forze e sfinisce i nervi.

Ed anche la pioggia, che alla fine immancabilmente arriva -"scirocco da levante non viene mai vacante" dicono i pescatori, ovvero lo scirocco da est-sud-est alla fina porta sempre pioggia -, beh... non è mai temporale o grandine.
E' piuttosto un insieme di gocce finissime di acqua e sabbia in una luce giallastra surreale - "acqua che nun anfonne", che cioè non bagna - che in definitiva non è utile a nessuno, nemmeno alla terra ed alle coltivazioni.

Per me da sempre lo scirocco è il vento del rimpianto.

Perchè i rimpianti, come lo scirocco, arrivano a raffiche di cui non puoi prevedere la provenienza e l'intensità.
Capita di trovarli in una foto di una ragazza che dorme con la testa sulle tue gambe, tra le righe di una mail mai capita fino in fondo, eppure fin troppo esplicita, in una voce tremante all'altro capo del telefono che sussurra "ho voglia di te", negli occhi nerissimi, brillanti e malinconici della tua ex incrociati una sera per caso.

Come lo scirocco, i rimpianti iniziano a blandire le forze e sfinire i nervi, si avvolgono su se stessi come una matassa di spaghetti, e senti qualcosa dentro che inizia a consumarsi.

Avresti potuto scegliere diversamente.
Se meglio o peggio però non lo saprai mai, perchè l'altra possibilità l'hai persa scegliendo.

Questo è il rimpianto, il ricordo della morte di una piccola parte di se stessi.

Quante vite viviamo...
Quante volte si muore?
Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso, nessuno escluso.
Ma quanto c'è in 21 grammi? Quanto và perduto?
Quando li perdiamo quei 21 grammi?
Quanto se ne và con loro?
Quanto si guadagna? ....... Quanto...Si ...Guadagna??
(da 21 grammi...
film straodinario!!!)

Allora guardi quello che hai guadagnato, quello che hai adesso.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, allora riesci a benedire tutte le scelte, quelle giuste e quelle sbagliate e benedetta la collana di piccole morti ti ha portato fin qui.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, potrai avere rimpianti (è un bene, vuol dire che hai scelto, che sei vivo!!), ma non avrai Rimorso.

Solo se ciò ti rende autenticamente Felice, per una volta lo scirocco non porterà "acqua che nun anfonne"...


22 novembre 2007

[WV] Sorrento is burning

Un'incursione veloce e scanzonata per segnalare questo video



...non so chi sia l'autore, ma c'ha preso in pienissimo!!!
ecco il testo:

Sono sorrentino e me ne vanto,
mi guardo allo specchio e mi piaccio tanto.
Guagliù stasera amma parià!
Wewè , tutt'appost?
A me mi piace la pucchiacca.
Inseguiamo le straniere su Corso Italia,
"very nice, very nice".
Andiamo all'Insolito che ci sono le straniere.
Al Conca Bar non ci siamo mai stati...
meglio così, ci vanno gli inceppati.
"Prendiamoci un gelato da Bouganvillea",
"Aspè, prendo il libretto degli assegni".
Venerdì al Castore, sabato al Blumare.
Wa, sto pariann!!
Vado alla Lisca, sto sulla lista.
Vuò abbuscà? Ce verimm for!
Dove andiamo a mare?
Andiamo a Puolo.
No, alla Pignatella!
Ci sono gli scogli, ma almeno ricogli!!!
Alla Regina Giovanna ci vanno i ricchiun...
Agg carut c'o mezz e m'agg sgummat' e sangue.
Vado in vacanza a Sharm el Sheik.
Vado da Acanfora.
Torno da Acanfora.
Svengo (??) da Acanfora.
Compro solo jeans da 250€ in su.
Stasera c'ho le Hogan, ma è solo p'arrangià:
a casa c'ho le Prada.
Mi faccio le lampade.
Com'è bello il mio capello.
Vide o mare quant'è bell
int'o pesc (??) e nu cammell.
Faccio il cameriere
per farmi le straniere.
L'università non serve a niente.
Io ho fatto il nautico
e mo sto imbarcato.
Guadagno 4000€ al mese
pur essendo semi-analfabeta.
L'ultimo libro che ho letto è "Le barzellette di Totti".
Il primo libro che ho letto è "Le barzellette di Totti".
Cosa ne penso del buco dell'ozono?
Non lo so, preferisco il buco del culo.
Affittiamo un film:
American Beauty no, è da inceppati,
è meglio Fast & Furious.
A me mi piace Gigi d'Alessio,
beato lui che si chiava la Tatangelo.
L'ultima cosa che mi sono scaricato è
"Claudio Coccoluto live in Torre del Greco".
L'anno prossimo faccio i provini per il Grande Fratello.
Faccio Public Relation.
Voglio diventare come Fabrizio Corona.
Berlusconi è il mio modello di vita.

20 novembre 2007

[VM] Il bootleg di Volfango


Nel gergo da DJ, che ogni tanto vado a rispolverare, un "bootleg" è una produzione realizzata mescolando due o più pezzi pre-esistenti.
(Per averne un'idea date un occhio qui... magistrale!!)

"Come tu mi vuoi", opera prima del regista Volfango de Biasi, è proprio questo, un "bootleg cinematografico", perché mescola la favola di Cenerentola con i mille film che l'hanno ripresa, innestando citazioni di vario genere (impossibile, ad esempio, non riconoscere una forte ispirazione a "Il diavolo veste Prada").
Anche i temi si mescolano: l'esaltazione e mercificazione dell'aspetto, il ritratto di una gioventù annoiata e disinibita, il rapporto difficoltoso figli-genitori, il divario sociale esistente in Italia.

Chi la chiama "minestra scaldata" e chi "contaminazione dei generi"...

A me, in ogni caso, è piaciuto molto il tono sarcastico del film.
In una scena Riccardo (Nicola Vaporidis) sta rinfacciando al padre, stereotipo di "business man", la sua assenza dalla vita familiare; nell'impeto della discussione finisce per rinfacciargli anche di toccare il culo alla segretaria.
Allora la mamma, che assiste alla discussione dal lettino a bordo-piscina, mette per un istante da parte "Cosmopolitan" ed infilando lo sguardo tra gli occhialoni da diva e l'ampia falda del cappello, chiede:

"Ma , caro... tocchi il culo alla segretaria davanti al ragazzo?"

18 novembre 2007

[QEV] Della Misericordia

Provo ad addentrarmi con enorme cautela nella discussione nata in calce al post "[QEV] Della Tentazione".
Dico "con enorme cautela" perchè gli argomenti interessati sono molto vari e complessi.

Il nocciolo della questione sollevata da Arsenio ed Emiliano è:
Dio è misericordioso e disposto a perdonare sempre l'uomo o piuttosto è "terribile" e "geloso" della fedeltà dell'uomo ai suoi precetti?
(La definizione di "Dio geloso" non è mia, ma di un vescovo delle mie parti).

Il quesito è di antichissima data.

L'immagine del Dio "terribile" è maggiormente legata all'Antico Testamento, alla tradizione ebraica ed al Vangelo di Matteo, che si riallaccia frequentemente a quelle Scritture perchè mirato principalmente alla conversione al cristianesimo degli ebrei.
Eppure anche in quelle Scritture Dio non smette mai di cercare l'uomo e di creare nuove alleanze, prima con Abramo, poi con Mosè, poi con Davide ed in definitiva - si parla perciò di Eterna Alleanza - con Cristo.

Il Dio del Perdono, invece, Lo si incontra principalmente nei Vangeli di Luca, Marco e Giovanni e nelle lettere apostoliche, ma, a mio avviso, la Sua massima espressione resta la parabola del "figliuol prodigo", o del "padre misericordioso" (Lc 15,11-32), secondo la nuova nomenclatura suggerita dalla Chiesa.
Nondimeno anche in queste Scritture talvolta riaffiora la concezione ebraica, come ad esempio nella "Parabola del Ricco Epulone" (Lc 16,19-31).

Non sarò certo io a dirimere una questione milleneria che segna la vera differenza tra due confessioni religiose.
Mi limito solo a segnalare questa intervista al Cardinal Martini - come di consueto straordinariamente lucido e pragmatico - in cui si accenna, seppur di sfuggita, all'argomento.

Mi addentro invece in un'altra domanda sollevata da Arsenio:
"...ma poi la misericordia cosa è???..."

Questa è una questione che ho particolarmente a cuore.
"Misericordia" è una parola latina composta derivata da "miserum" ovvero "pietoso" ("miserum" deriva da "misereo", da cui anche "Miserere" cioè "Abbi pietà" (Sal 50)), ma anche "povero", "umile" e "cordis", ovvero "del cuore".
Dunque "misericordioso" è chi usa la pietà del cuore, chi ha il cuore dell'umile e lo spirito del povero.

Cosa vuol dire?
Quando per la prima volta mi hanno indicato quest'etimologia ho pensato subito a certe comunità dell'interland napoletano, dove si vive in condizioni disagiatissime... eppure proprio la contigenza cementa i rapporti e fortifica la comunione, cosicchè ognuno produce il suo sforzo per la collettività, condivide il poco che ha e si prende cura anche dei figli altrui come fossero i propri.
D'altronde ci sarà un motivo per cui l'uomo da millenni si organizza in comunità!

A questo punto mi chiedo se sto travisando il valore di questo termine in riferimento al cristianesimo. Allora apro il Vangelo e... sorpresa:

"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli."
"Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia."

(Mt 5,3-12)

Ok, siamo ancora in carreggiata.
La seconda beatitudine sottilinea infatti proprio la contagiosità "virale" della Misericordia di cui parlavo un attimo fa.
La prima resta un po' più criptica al momento, ma preferisco affrontare la questione del Regno dei Cieli in un post dedicato.
Per ora ci basti sapere che il Padre, per bocca di Cristo, promette qualcosa che suona come una ricompensa a chi è misericordioso (ovvero "chi ha lo spirito del povero").

Credo che questo sia l'errore più frequente e macroscopico della Chiesa Cattolica: dimenticare lo "spirito del povero", ovvero la "Misericordia".

Esiste un divario stridente tra i cosidetti "preti di strada" e le alte gerarchie del clero.
Personalmente sono convinto che ci siano stati Santi uomini di Chiesa che, pur vivendo nell'agiatezza, non hanno smesso di preservare intatto il loro "cuore dell'umile", tuttavia mi pare ingiustificabile che degli uomini consacrati a Dio siano preposti ad occuparsi esclusivamente delle finanze vaticane: lascino questo compito ad altri!

E' vero, come dice Arsenio, che bisogna concentrarsi sulla luna (ovvero Dio) e non sul dito che la indica (ovvero la Chiesa).

Certo sarebbe più semplice se il dito puntasse nella direzione giusta...

14 novembre 2007

[QEV] Della Tentazione

Ormai è ufficiale: noi cattolici non pregheremo più il Padre Nostro di "non indurci in tentazione", ma di non "abbandonarci" ad essa.
Questa ed altre modifiche sono state apportate nel nuovo Lezionario presentato nei giorni scorsi dalla CEI.

La modifica al Padre Nostro ha un motivo teologico: se Dio è il Bene non può indurre in Tentazione. A dire il vero, neppure il Serpente dell'Eden indusse in tentazione, ma semplicemente spiegò che mangiando del frutto l'uomo avrebbe saputo discernere il Bene dal Male.

Questa storia della Tentazione secondo me è interessantissima, e pochissimi sacerdoti e teologi ci sono davvero entrati a fondo... la questione è: qual'è il confine tra Tentazione e Peccato?

Prima ancora però dovremmo chiederci: la Tentazione è essa stessa già Peccato?

Io credo proprio di no.
In fondo tutti conserviamo una parte animale che si muove in base ad istinti ed appetiti.
Di questa parte non possiamo privarci, perché quella mutilazione sarebbe atto ben più grave contro l'opera divina.
D'altronde Cristo, che "ha condiviso in tutto fuorché nel peccato la natura umana", ha affrontato le Tentazioni nel deserto prima di iniziare la sua predicazione.

Proprio la lettura di questo passo evangelico(Mt 4,1-11) può essere d'aiuto in questa riflessione:

"Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame."

Sopresa: Gesù cerca la Tentazione, al punto da digiunare per più di un mese nel bel mezzo di un deserto pur di procurarsela.
Quasi che avvertisse il bisogno di confrontarsi con la Tentazione prima di iniziare la sua opera di predicazione.
Simmetricamente la Tentazione è anche il prologo dell'ultima pagina della sua esistenza terrena (Mt, 26,39)

"Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma [sia fatto] non come voglio io, ma come tu vuoi"

In tutta la sua esistenza terrena, dunque, Cristo affronta la Tentazione, senza mai provare ad evitarla.
In questo c'è la Sua immensa forza morale.

Comunemente noi ci abbandoniamo alla Tentazione, senza neanche riconoscerla chiaramente o fissarla negli occhi. Quelli di noi che si ritengono in odore di santità sbandierano la loro capacità di evitare la Tentazione.
Invece dovremmo imparare ad affrontarla.

C'è un altro grande insegnamento nel nostro passo di Vangelo.
Il tentatore cerca costantemente di legittimare la Tentazione.

Questa è senz'altro l'arma più efficace contro l'essere umano.
Il problema è che il più delle volte il tentatore è dentro di noi e dunque siamo noi stessi ad intraprendere l'opera di giustificazione dalla quale dobbiamo difenderci.

Gesù, con straordinaria lucidità, risponde ad ogni tentativo di legittimazione, anche quando il diavolo si appiglia all'Antico Testamento o formula promesse di potere.

Proprio qui per me è fissato il confine tra Tentazione e Peccato, perché una Tentazione delegittimata è meno efficace e dunque è più semplice da allontanare.

12 novembre 2007

[VM] Galateo del Nuotatore

Riscaldamento pre-gara, piscina "Massimo Galante", Scampia.
(...si, proprio a Scampia, di fianco al monumento che oggi sorge al posto della grande vela, c'è una ottima piscina dove gli asciugacapelli funzionano con le smart card e c'è perfino un sottopassaggio con finestrone per vedere ciò che accade sott'acqua... Una volta c'ho nuotato un 1500, anzi un 1550... ma questa è un'altra storia...)
Stasera mi sono innervosito in piscina. Succede rarissimamente, ma quando succede sbotto. Un allenamento semplice in apparenza: 8 volte 200 metri stile di cui 50 forti e 150 più piano. Il primo 200 tutti a fare i fenomeni. Il secondo l'abbiamo finito in 5. Il terzo in 3. Dal quarto ho nuotato da solo, facendo slalom tra la gente ferma. Tra i motivi per cui amo il nuoto c'è che pur essendo sport individuale, c'è la necessità di allenarsi in squadra, perchè il peso dell'allenamento possa essere condiviso da tutti, ciascuno secondo le sue potenzialità. Ma se uno viene meno la squadra diventa un tavolo a cui manca una gamba... semplicemente non sta in piedi. A tal proposito sono andato ad estrarre da questo articolo quello che io definisco il galateo del nuotatore, che riporto qui come promemoria.

Decalogo del nuotatore

I. Mantieni la destra della corsia: nuotando al centro metti in pericolo te e gli altri.

II. Appena prima del muro, e solo se c’è spazio, spostati al centro della corsia per virare. In uscita dalla virata mantieni la destra e ricorda che spetta a te che riparti evitare chi arriva.

III. Non fermarti a metà vasca, altrimenti bloccherai tutta la corsia. Se proprio devi fermarti, almeno raggiungi il muro. Una volta al muro evita di essere d’intralcio agli altri o di attaccare conversazione… se ce la fai a parlare ce la fai anche a nuotare!!!

IV. Se qualcuno ti vuole superare, non fermarti a metà vasca per farlo passare ma raggiungi il muro e spostati nell’angolo destro, così da permettergli una virata agevole. Prima di ripartire attendi che lui superi le bandierine. Se nuoti con persone molto più veloci di te controlla vasca per vasca la loro posizione in modo da ridurre l’intralcio reciproco.

V. Se tu vuoi superare un altro sii paziente e cerca di evitare sorpassi a centro vasca. Tocca una sola volta delicatamente i piedi di chi ti precede, adegua la tua velocità ed attendi che lui si faccia da parte alla prossima virata.

VI. Prima di partire attendi che chi ti precede sia almeno alle bandierine. Nuotare addosso agli altri o toccare i piedi in continuazione è fastidioso, oltre che controproducente.

VII. Le corsie servono per delimitazione, non certo da appiglio, né da sostegno, né da altalena!!!

VIII. Inizia e concludi ogni vasca al muro. Se ti fermi ad un metro, chi ti segue si fermerà a due metri ed il successivo a tre metri, etc.

IX. Permetti a tutti di nuotare nelle stesse condizioni. La vasca, così come l’allenamento, si conclude non al tuo arrivo ma a quello dell’ ultimo in corsia.

X. Se sei il primo in corsia tieni il conto della distanza percorsa e rispetta il passo ed i tempi di partenza indicati dall’allenatore. Valuta di vasca in vasca le condizioni dei tuoi compagni, incoraggia, sprona, “dai il cinque” dopo gli allenamenti più intensi.

11 novembre 2007

[WV] Tracce di Alimuri nel sangue


Eccola qui, la spiaggia di Alimuri a Meta.
Questa spiaggia ce l'ho impressa nel sangue, mi sa che mi uscirebbe anche tra i risultati delle analisi - "tracce di Alimuri nel sangue".

Perchè è stata la mia prima casa -non quella di villeggiatura, ma la prima - nelle mie ventisei estati ed ancor più nei miei ventisei inverni, quando posso godermela svuotata dell'orda di bagnanti.
Perchè lì ho concentrato gran parte delle esperienze umane più irripetibili (ammesso che si possa dire così in italiano) della mia vita.
Perchè lì lavorano persone che ritengo guide spirituali, fratelli maggiori, padri putativi.
Perchè questa spiaggia ha visto crescere mio padre e prima di lui mia nonna e prima di lei i bisnonni e così via indietro fino a quei metesi potenziali (non esisteva certo il comune allora), che, vedendo i saraceni sbarcare su quel lido, allertarono le loro difese al grido di "A li mori", che è rimasto fissato nei secoli come Alimuri.

Oggi i saraceni non arrivano più via mare.
Perchè i saraceni si sono insediati e, deposte le sciabole, combattono usando il denaro, la noncuranza e le carte bollate.
Nondimeno la loro opera di saccheggio è assai brutale per la mia terra.

L'arenile di Alimuri scompare a causa dello sconquasso delle correnti marine provocato dal vicino porto ma, nonostante i tanti proclami delle varie amministrazioni e liste civiche, nessuno muove un dito.
Sparendo la spiaggia, il mare si avvicina incessantemente all'albergo di gran lusso ed alle case di villeggiatura, sulle cui mura già da qualche anno è iniziata l'opera di erosione.
(... non so se questo sia proprio un male, ma tant'è...)

E poi la chicca, l'ecomostro.
Quella struttura mai conclusa, ormai pericolante e fatiscente, che si vede in fondo alla foto riportata sopra, in corrispondenza di quel grande scoglio - il "Cavaliere" - dal quale tutti da bambini abbiamo fatto i primi tuffi.


"Stavolta lo abbattiamo per davvero" ha detto Rutelli.
Ma nell'intesa si assicura alla società "proprietaria" dell'abuso edilizio l'assegnazione di una cubatura equivalente (18000 metri cubi!!!) in altra area della penisola (sembra che si tratterà della Marina di Seiano).
Più che abbatere l'ecomostro, lo traslocano.

Poi è saltata fuori questa inchiesta de "il Giornale", secondo la quale il trattamento particolarmente vantaggioso verso la società "proprietaria" è dovuto agli stretti legami che questa mantiene con l'entourage di Bassolino.

Ha fatto seguito la debita interpellanza parlamentare dell'on.Sodano ed il nuovo stop ai lavori di demolizione.



Non so chi abbia ragione.
So solo che, chi è di Alimuri, chi ce l'ha nel sangue, ancora una volta si starà "facendo il sangue amaro"... nella remota speranza che anche oggi torni a riecheggiare per quella marina il grido "A li mori"...

6 novembre 2007

[VM] Serie da 400

Ancora una bracciata e mollo.

Lo giuro, perchè sto buttando il sangue.
Ancora una bracciata e mollo,
che i muscoli delle spalle mi fanno così male
che preferirei staccarmeli
e lasciarli vicino al muro alla prossima virata.

Ancora una bracciata,
poi mi pianto in mezzo alla vasca,
perchè faccio tanto per nuotare pulito,
preservando la tecnica,
e poi vado per respirare
- Dio solo sa con che foga -
e uno dalla corsia a fianco
con uno stile inguardabile
mi alza un'onda dritto in bocca.

E allora il ciclo di bracciata successivo
in apnea
ha la misura dell' eternità,
con i polmoni che urlano il bisogno d'aria
e l'acqua fredda che schiaffeggia il corpo accaldatissimo.

Ancora una bracciata,
poi lascio continuare
quelli che nella mia corsia mi intralciano,
quelli che si riposano mentre io mi spremo
e poi partono a cannone nuotandomi sui piedi,
quelli che nuotano nella mia metà corsia
e mi sbattono addosso
con tutta la violenza della loro bracciata,
spalla contro spalla,
polso contro polso,
ogni volta
una bacchettata inferta
con una mazza da biliardo.

Ancora una bracciata.

Ancora una bracciata.
E poi un'altra.
E poi un'altra..
E poi un'altra...


4 novembre 2007

[QEV] Questione di punti di vista


Riporto un breve passo del Vangelo di oggi:

Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
(Lc 19,2-4)

Dicono che la Parola parla a noi oggi... che vuol dire?

Sono forse io Zaccheo il pubblicano, l'esattore delle tasse sempre attento a misurare, a tener contabilità dei beni prestati - e del Bene prestato - come dei beni ricevuti - e del Bene ricevuto?
Sono forse io quell'uomo di piccola statura, fisica e morale, che confonde Cristo tra la folla, considerandolo uno tra tanti?

O forse io sono tra la folla?
Forse appartengo anche io a coloro che mascherano Cristo rendendolo irriconoscibile agli altri?
Forse anch'io come loro, pur distinguendoLo, mi avvicino a Lui ora per curiosità, ora con disappunto, ora festante, ora con disinteresse?

Che io possa essere invece sicomoro.
Che io possa servire per permettere agli altri di vedere Cristo.

In effetti è tutta questione di punti di vista... scegliere di cercare Cristo tra la folla caotica, fuorviante ed indifferente (i famosi Cristiani "per sentito dire"), o scegliere di arrampicarsi su un sicomoro, poi riscendere e farsi sicomoro per gli altri.

Che io possa spendere la mia vita di Fede in questo continuo salire e discendere.