28 febbraio 2010

[QEV] II di Quaresima - Vesti

Qualche anno fa, guardando le processioni sfilare, rimasi colpito dal gran numero di martìri che consistono di vesti, panni o drappi.
C'è l'asciugatoio, portato insieme al catino, entrambi usati per la lavanda dei piedi.
C'è la veste purpurea, di cui Cristo è rivestito per scherno dai romani, insieme alla corona di spine ed alla canna usata per scettro.
C'è la tunica, cucita  da Maria di un sol pezzo secondo i Vangeli, che i soldati si contendono ai dadi.
C'è il drappo detto della "Veronica", su cui resta impresso il volto di Cristo.
Ci sarebbe spazio pure per le vesti stracciate dal sacerdote, al sentire che Gesù si proclama Figlio di Dio, ma la tradizione delle congreghe nostrane sorvola su di esse.
Subito dopo la Croce, poi, iniziano le bende della deposizione.
Registro la blasfema visione della Via Crucis come di lunga sfilata con cambi d'abito.

Da questa tradizione sfugge un solo punto, il più alto.
Il Crocifisso, solo, è nudo.
Protetto appena, secondo pudica tradizione, da un velo all'inguine, che dubito ci sia stato realmente.

Il Crocifisso è spogliato del superfluo.
L'Uomo e la Croce, questo è Essenziale.

"Vesti"

Trasferito da Roma senza motivo, per pura ripicca, in una caserma sperduta.
Neanche so in che parte del mondo mi trovo.
Gerusalemme, terra di Giudea.
Popolazione in fermento e caldo asfissiante.
Alloggi sporchi e trascurati da tutti, rancio scarso e maleodorante.

Se non c'è possibilità di aver riconoscimenti a Roma, se non per conoscenze dirette, figurarsi quiggiù.

Alle truppe vessate è lasciata come sola distrazione la possibilità di sfogarsi sui prigionieri.

Il Nazareno, ad esempio.
Non gli è bastato frustarlo a sfinimento.
Ora l'hanno vestito di rosso, gli hanno intrecciato una corona di spine e con una canna per scettro lo hanno fatto re.
Poi, mezzo svenuto, lo schiaffeggiano a turno.

Ecco l'uomo.
Ecco la bestia che è.

21 febbraio 2010

[QEV] I di Quaresima - Gallo

Prima dell'alba del venerdì santo la chiesa si riempie di padri e di figli, di nonni e nipoti, di giovani e adulti.
I volti segnati dal sonno, la solita domanda: "Chi me lo fa fare?".
Il sommesso brusio che corre per le navate dura finchè non vengono chiuse le porte della chiesa.
Allora si fa silenzio ed i cappucci calano sui volti.
Il priore al microfono elenca l'ordine di uscita dei "martìri", ovvero dei simboli della Passione di Gesù Cristo, mentre i confratelli li assegnano ai partecipanti.
Ed io, che non so se riscirò ad esserci anche quest'anno, mi avvio a quell'istante fin da ora.

"GALLO"


Qualche anno fa, per la prima volta, la congrega a cui appartengo ha portato in processione un gallo vero.
E' seguita una marea di critiche: signore in pelliccia si sono riscoperte animaliste convinte, certe che il gallo era stato narcotizzato o almeno ubriacato.
Non sarebbe stato possibile ammansirlo altrimenti, specie portandolo tra due ali di folla.

Al termine della processione ho chiesto dettagli al ragazzo che lo portava, nonchè proprietario dell'animale.
Il gallo era semplicemente digiuno; per questo se ne stava docile e non cantava al sorgere del sole.
In qualche modo si era adeguato alla quaresima anche lui.

Sogno che quest'anno la povera bestia riesca a beccare qualche vermetto di nascosto, in modo che, pur stando tranquillo per tutta la durata del cammino, abbia la forza di cacciare un urlo al primo raggio di luce.
Sogno quell'urlo che scende per il corso principale, riempie la piazza, scuote i partecipanti alle processioni, gli spettatori, la gente che dorme... e pure le signore in pelliccia!!!

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Non Ti conosco.
Proprio a Te dico, che porti la Croce.
Non Ti conosco perché sei fuori moda, fuori dal mio mondo, dal mio modo di essere giovane.
Non Ti conosco perché conoscerTi significa mostrare una debolezza, come qualcosa di cui vergognarsi.
Non Ti conosco perché non ho niente a che fare con l'obbedienza, io faccio quello che voglio.


Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!».
In quell'istante il gallo cantò.
(Mt 26,74)

17 febbraio 2010

[PIF] Uno sguardo

Donna, ed indissolubilmente Femmina.
Di femminilità che avvampa dalle viscere della Terra
corre lungo la traiettoria delle gambe,
sbanda sinuosa sui fianchi,
per un attimo si avvolge su seni ed addome,
ma poi subito si arrampica per la parete del collo
e con inspiegabile energia
sgorga, effonde dagli occhi
fino a invadere con irruenza di presenza fisica
lo spazio circostante.

Non una corazza,
nè uno scafandro,
nè senz'altro il burka
che mi è stato cucito addosso
potranno mai arrestare questo prodigio.

6 febbraio 2010

[WV] Sott'e'ncopp

Nella mia permanenza romana cerco ogni occasione per evadere dal tragitto casa-lavoro e rubare casualmente tesori all'Urbe.
Dico "casualmente" perché di solito entro in metro, scendo ad una fermata a caso e giro un po' a piedi.
L'altro giorno è toccato a "Flaminio - Piazza del Popolo".
Pochi metri e si arriva a Santa Maria del Popolo.

Una chiesa di dimensioni neanche esagerate cova tanta Arte quanta ce n'è mediamente in un qualsiasi capoluogo di provincia italiano.

Pinturicchio - non Del Piero, ma l'artista... che poi pare si chiami PintOricchio, che confusione...
Capella Chigi - sì, quella di Angeli e Demoni, ma più che altro quella di Bernini e Raffaello, ahimè chiusa per restauro.
Un crocifisso sull'altare a cui manca... LA CROCE!! C'è solo il Corpo appeso, ma che in quella posa pare più che spicchi un salto, venendo fuori da certi arbusti, si direbbe un albero, alle Sue spalle...
Tante altre opere e statue e dipinti che ho dovuto trascurare perché il sacrestano aveva urgenza di chiudere.

Ma nella cappella affianco all'altare però mi sono fermato.

Mi perdonerà Annibale Carracci, dovrò tornare a vedere meglio la sua "Assunzione della Vergine", posta centrale sopra l'Altare; ai lati la "Crocifissione di San Pietro" e la "Conversione di San Paolo", Caravaggio.
Due opere pazzesche.

Pazzesche.

Pure un profano come me, peraltro impreparato davanti a quei quadri, si accorge che sono contrapposti  non a caso.
Da un lato Pietro e dall'altro Paolo, co-patroni di Roma e primi apostoli del Cristianesimo.
Con identico taglio prospettico da una parte un cavallo porge le terga ed uno zoccolo, dall'altra un inserviente è chinato mostrando anch'egli il sedere ed un piede scalzo e sporco.
Il viso di Pietro, a sinistra, si specchia in quello del servitore di Paolo, nell'altro quadro.
Ma soprattutto i Santi, i più grandi santi cristiani, sono entrambi RIBALTATI.
Uno sdraiato a terra, l'altro quasi già a testa in giù.

In punta di piedi azzardo che la Fede non ha mezze misure: o si accetta di esserne travolti o si rimane in un limbo di sterili precetti.