28 maggio 2010

[PIF] Usi e costumi

Mi aveva convinto, signora Patrizia.

Avevo iniziato a pensare davvero che il velo che porto sul capo offenda la lucentezza dei miei capelli e mutili i miei bei lineamenti orientali.

E' pazzesco che ai giorni nostri esistano paesi del mondo dove le donne sono costrette a coprirsi integralmente in ogni occasione di vita sociale.
Ed anche accettare la poligamia - così come mi impone la mia fede - è in fin dei conti una violenza alla mia natura femminile.
Ne abbiamo parlato così spesso in questi anni che non ho trovato più  argomenti da opporre alle sue idee.

Eppure qualche giorno fa, di pomeriggio verso le sette, mentre passavo la cera sui mobili in sala, sua figlia è uscita sfrecciando alle mie spalle, salutandomi quando già era per le scale.
Mi sono accostata alla finestra e l'ho vista uscire dal portone con le amiche, tutte rigorosamente in top, minigonna e scarpe alte abbinate alla borsa.


Ora mi viene in mente che era proprio venerdì sera, quindi lei doveva essere dal parrucchiere per la tinta e la messa in piega.
E Martina, che è molto più adulta dei suoi tredici anni, ne ha saputo approfittare.

"Una ragazzata." mi dirà.
"Avessi io la sua età..." aggiungerà in un sospiro.
"Un po' di punizione ed una sgridata dal padre saranno sufficienti." concluderà risoluta.

E' proprio di questo che le vorrei parlare.
Suo marito ha assistito a tutta la scena.
Era in strada che rientrava dal lavoro quando ha visto sua figlia e le amiche davanti al portone: a quel punto, inspiegabilmente, è entrato di scatto nel bar all'angolo.
Proprio quello del quale dice che è sporco e che i camerieri sono indisponenti.
Quando le ragazze si sono allontanate, lui ha raggiunto il portone con cautela, ha preso l'ascensore ed è entrato in casa a passo svelto.
Trovandomi in sala, mi ha fissato per un istante, come se fosse stupito di vedermi lì; alla fine ha accennato un saluto e si è chiuso in stanza finchè non sono andata via.

All'ingresso ha lasciato solo un insopportabile scia di profumo alla pesca e la giacca sporca di glitter e rossetto.

Allah Akbar.

24 maggio 2010

[POST-IT] Affanno

"Non siate in ansia dunque per il domani,
perché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno basta il suo affanno."


(Mt 6,34)

19 maggio 2010

[QEV] Auguri di conchiglia

Nonostante mi sposti parecchio, dappertutto trovo parrocchie cinte d'assedio da matrimoni imminenti, catechiste in fermento, famiglie in agitazione da Prima Comunione.
EstetistaParrucchiereVestitoFirmatoLampadaAbbronzanteGioielleria.
Il fotografo sposta il Crocifisso che impalla i parenti, mentre il fioraio, in piedi sull'altare del Santissimo, sistema l'ultimo bouquet di orchidee.
Esco di chiesa come si scende dalla metro delle otto.

"Pace a voi".
E' come un ritornello nel Vangelo di Giovanni che si intensifica con l'avvicinarsi della discesa dello Spirito sugli Apostoli, ovvero di quella solennità di Pentecoste nella cui novena siamo entrati in sordina.
A leggere e rileggere i Vangeli, ad ascoltare e riascoltare questa incessante esortazione, mi viene da pensare che la Pace sia condizione indispensabile per la venuta dello Spirito.
Come se lo Spirito, pur presente in ogni piega della Storia, non sia messo in condizione di operare attraverso coscienze agitate.

Tocca imparare dalle conchiglie, che conservano l'eco del mare da cui provengono.

E quindi "pace a voi" che vi preparate a ricevere i Sacramenti, perchè la Grazia trovi terreno fertile su cui attecchire.

Pace al mio padrino di Cresima, al suo padrino - che non conosco - e così via, risalendo la catena.

Pace a tutta la comunità cristiana dei cresimati, un fiume di persone che si sostengono le spalle a vicenda.

Infine pace a voi due, prossimi alla Cresima, che avete pensato - per insondabili ragioni - a me come padrino: se questo blog è stato in qualsiasi misura utile nel vostro percorso, sarà valsa la pena crearlo ed aggiornarlo in questi anni.

Ed a voi due in particolare, auguri di conchiglia.

10 maggio 2010

[PIF] L'esecuzione perfetta

Centoventi tagliolini in purea di fave e scaglie di pecorino D.O.P.
Tutti squisiti.
Centoventi tortini di riso croccante in salsa di gamberi e scampi.
Egualmente straordinari.
Centoventi carpacci di tonno in crosta di sale grosso aromatizzato alle alghe.
Indistintamente sublimi.
Centoventi scaloppe di manzo aromatizzate ai funghi e tartufi.
Esecuzioni magistrali.
Ma un cuoco vive per l'esecuzione perfetta.

Gustavo, pupillo di Gualtiero Marchesi, è l'enfant prodige della cucina internazionale.
Trent'anni appena compiuti, ma già all'attivo collaborazioni con i più grandi maestri dei fornelli.
Richieste continue da ogni parte del mondo, sceicchi e nobildonne che non badano a spese.

Cosa ci fa in quella anonima cucina d'albergo della provincia di Macerata?
Perchè è lì a cucinare, peraltro gratis, e non al Grand Hotel di Dubai o in qualche villa a Malibù?
Se lo chiede davvero, Gustavo, mentre controlla le decorazioni dei dessert.
Centoventi sorbetti al limone e centoventi dei suoi celebri tiramisù.

Mentre gira intorno al grande tavolo d'acciaio, dalla sala gli arrivano le prime note di "Wish you where here", confuse con il vocìo degli invitati che invitano gli sposi a ballare; poi la successione di due sedie che strusciano appena sul pavimento nel silenzio generale e il rumore secco di quattro tacchi che vanno verso il centro della sala.
Da lì gli arriva pure uno sguardo, dal centro della sala dritto sulle sue spalle, attraverso gli oblò opachi della porta a battenti della cucina.
Gustavo lo avverte, lo riconosce e per questo non si gira.

Chiara quinta E.
Chiara occhi verdi e scarpe da ginnastica.
Chiara che aspetta il rumore della vespa nella traversa prima del cancello del liceo.
Poi salta fuori e si mette di traverso in mezzo alla strada, finchè Gustavo non rinuncia alla scuola e la porta al Mare.
E lì stanno per ore sulla sella della vespa a prendere il sole, schiena contro schiena.
Che ci sarebbe pure una spiaggia sterminata da usare, ma loro sanno stare solo così, schiena contro schiena.

Pure stavolta Gustavo rimane di schiena, mentre Chiara balla il lento con il suo nuovo marito, mentre suonano la loro canzone, mentre in sala non vola una mosca.
Fa rumore soltanto la lacrima che Gustavo non fa in tempo a trattenere.
Cade e si stampa tonda sulla polvere di cacao, nel centro esatto di una fetta di tiramisù.

"Questa alla sposa", dice rivolto al maitre.
Eccola, l'esecuzione perfetta.