29 marzo 2009

[QEV] V di Quaresima - Dalle viscere del Re

Settimana spesa in giro per l'Italia, il che mi costringe - con mio grande rammarico - a saltare le prove del coro.
Per compensare, di sera, quando sono già a letto, mi metto in bocca una strofa del Salmo e la lascio sciogliere come una caramella, finchè il sonno non prende il sopravvento.
Più ripeto questo esercizio, più mi convinco della superiore potenza espressiva del latino rispetto all'italiano, più mi cresce la voglia di ascoltare il Miserere in ebraico, anche senza capirci una parola.

Prima che a cantarlo, si dovrebbe davvero insegnare a pronunziarlo, ma con la tenerezza di un genitore.

Projicere, ad esempio, deriva da pro e jacère, quindi è letteralmente "gettare avanti, in proprio favore"; da esso, infatti, deriva l'italiano progetto, in cui si riconosce facilmente quest'opera di pianificazione.
Nel tempo projicere accentua la sua connotazione di allontanamento, come si nota nel verso del Salmo

Ne projicias me a facie Tua
Non allontanarmi dal Tuo volto


Eppure basta una macchiolina sulla fotocopia di chissà quanti anni fa, replicata di anno in anno, perchè tutto il coro canti a pieni polmoni

Ne proficias me a facie Tua
Non beneficiarmi del Tuo volto


Chissà Dio - che secondo me ascolta - se capisce...



Dalle viscere del Re

Solo quando lo Stupore avrà ceduto il posto al Risentimento,

ed il Risentimento si sarà sgonfiato soffiando sul braciere della Rabbia,

e dalla Rabbia ardente sarà germogliato il fiore marcio dell'Ira;

solo allora,

solo Tu,

Dio d'Israele,

riconoscerai il mio cuore d'argilla,

ed avrai pietà della MISERIA

dell'Uomo che Tu hai scelto

come Re del Tuo Popolo.


Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam
Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia

20 marzo 2009

[QEV] IV di Quaresima - Lamentazione di Profeta

Quest'anno il coro della mia congrega è affidato ad un musicista affermato a livello internazionale.
In realtà quasi mai ci dirige, piuttosto lascia ad uno di noi questa incombenza, mentre lui si dedica all'ascolto.
Poi, strofa per strofa, voce per voce, con straordinaria pazienza regola volumi sballati, sincronizza cadenze sbilenche, ripristina armonie ridotte a distorsione.

Raramente capita che sia lui a dirigere.
Si mette davanti a noi su di uno scalino, chiude gli occhi, solleva le mani per aria e trattiene il fiato per qualche secondo.
Poi compie un gesto deciso ma non brusco - come di pianista che attacca a suonare - fermando le mani a mezz'aria, su di un'ipotetica tastiera posta davanti a lui.

Da quel gesto fino alla fine delle strofa succede che lui suona il coro.

Non saprei descrivere diversamente il fatto che ad ogni movenza, in maniera assolutamente non concordata, corrisponda una immediata modulazione di timbro, di inflessione, di potenza vocale.

Vado convincendomi che perfino un coro meno che amatoriale come il nostro possa essere valorizzato da un maestro ricco di capacità espressiva, così come uno strumento artigianalmente imperfetto può offrire esecuzioni memorabili se affidato ad un musicista che sappia trasformarne i difetti in peculiarità.


Lamentazione di Profeta

Natan rimprovera Davide - Davide penitente

Mi fa ridere il fermento che c'è nel mio popolo per i Profeti.
Chi ci crede eroi, chi autorità religiose e chi semplicemente invasati.

Profeta
, invece, è CUSTODE.

A me, come ad infiniti prima e dopo di me, è affidata una porzione di Bene, un avamposto di Salvezza, da difendere e condividere con gli uomini del mio tempo.

Io, in particolare, sono stato oltremodo sfortunato nell'attribuzione.
Ad altri sono toccate in sorte Parole formidabili, opere miracolose.
A me soltanto un gesto: io sono al mondo per puntare un dito contro.

Contro chi?
Quando?
Quante volte?
... e se avessi già perso l'occasione?


Avere la certezza della propria missione senza conoscerne i dettagli è il destino sciagurato del Profeta.

Mentre attendevo che le risposte alle mie domande si manifestassero, non ho mai smesso di esercitare il mio gesto.
Ho imparato a modulare la forza nell'avambraccio, ho provato ogni posizione della mano, l'ho accompagnato con qualche esclamazione: "Sei stato tu", "E' colpa tua"... poi, più avanti negli anni, "Ecco l'uomo!" - questa suonava particolarmente bene - ed infine, come per folgorazione, "Tu sei quell'uomo".
Non so ancora che senso ha, ma capisco nel profondo che questa è la frase del mio gesto.

Di tutto ho immaginato per dare un senso a questi anni di esercizio.
Mi sono prefigurato ogni situazione, ho fantasticato sugli scenari più incredibili.
Tutto fuorchè l'eventualità di puntare il mio dito contro il Re d'Israele.

Ora questo mi viene chiesto, e non nascondo il mio timore.
Ma troppo grande è il fardello che dovrei sopportare altrimenti.


Sarò vento impetuoso - Ruah - che si abbatte sulla reggia, ne spalanca i portoni, ne risale le scale, ne sconquassa le stanze.
Mi fermerò solo quando, in piedi davanti al mio Re, con un dito puntato come una spada sulla sua faccia gli avrò gridato contro "Tu sei quell'uomo!!!".

Un attimo dopo non sarò più Natan il Profeta, ma soltanto Natan di Gerusalemme: facciano pure di me quello che vogliono.

Domine labia me aperies, et os meum annuntiabit laudem tuam
Aprirai le mie labbra, Signore, e la mia bocca annunzierà la Tua lode

16 marzo 2009

[QEV] III di Quaresima - Coro d'Israele

Clessidra della Quaresima è la Luna.

Prima di scrivere questo post mi affaccio al balcone per accertarmi che non sia più tonda come una moneta, ma che il pezzo che manca sia ben visibile.

Quando si riempirà di nuovo, sarà per illuminare la mia marcia silenziosa, per splendere sul saio e sul cappuccio, per ricevere il mio canto.

La stessa Luna, la stessa aria che odora di polline, che immagino essere stata millenni fa a Gerusalemme, testimone di questa conversazione.


Coro d'Israele

"Dicono che il figlio è del Re."

"...saranno le solite invidie..."

"No, me l'ha detto mia cugina che lavora a Palazzo.
Dice che da quando il marito è morto, lei si è trasferita lì."

"E con questo?
Non è un'opera ammirevole prendersi cura delle vedove,
per di più incinte?"

(vento tra gli ulivi)

"Ti ricordi quando il marito è stato richiamato dal fronte?
Pare che non sia voluto tornare a casa.
Il Re glielo chiedeva e lui si rifiutava.
Si dice che sapeva già tutto,
e allora si è inventato la storia che a dormire nel suo letto faceva un torto ai compagni al fronte.
E così si è accampato nel giardino del Palazzo."

"Senti,
Uria era uno straniero, un Ittita:
quelli pensano solo alla guerra,
se ne fregano di moglie e figli...
Tu, al posto di Betsabea,
che avresti fatto?"

"Uno straniero, appunto:
si è mai visto uno straniero
tra le guardie scelte del Re?
Magari Davide aveva premeditato tutto dall'inizio..."

"Uno straniero, è vero.
Di quelli che ci rubano donne e lavoro.
Non mi dispiace della morte di Uria
e non biasimerei il Re, anche se fosse colpa sua.
E dovresti fare così anche tu.
E dovresti fare anche molta attenzione
a parlare del Re in questo modo..."


Cor mundum crea in me, Deus,
et Spiritum rectum innova in visceribus mei.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
e suscita in me uno Spirito integro.

7 marzo 2009

[QEV] II di Quaresima - Canto di guerriero

Prima di mettermi in ascolto di un'altra voce che mi consegni un ulteriore frammento di Miserere, invito chi non ha la pazienza o la voglia di seguire questo strano percorso ad attingere direttamente dall'originale: la storia che vado esplorando è oggetto dei capitoli 11 e 12 del Secondo libro di Samuele.

Canto di guerriero

Van Rijn Rembrandt - Davide ed Uria

Le carovane dirette qui al fronte si caricano di generi di prima necessità: vettovaglie per l'assedio, cibo e notizie.
Chi, come me, ha anni di battaglie sulle spalle sa che più tortuoso è il percorso affrontato, più la notizia arriva roboante ed ingigantita, come a premiare la durata dell'attesa.
Per questo non credo che mia moglie sia davvero incinta del Re Davide.
E tuttavia non riesco ad escluderlo.

Come per il fornaio la farina e per il muratore la malta, così per il guerriero il Sangue.
Ne ho imparato il sapore, la consistenza, il valore.
Altro attrezzo del guerriero è la Lucidità, perchè nessuno sforzo sia profuso invano, nessun Sangue vada sprecato.
Questo mestiere mi sono scelto e non lo rinnego.

Ma nel mescolarsi di rabbia e incertezza, delusione e stupore, finisco per confondere il Sangue del Re con quello del nemico, di chiedere conto ad altri dei comportamenti di Davide.
Ed è ancora l'amaro del Sangue a riempire la bocca, quando cerco sotto la lingua il sapore di Betsabea.

Che senso ha il mio ruolo qui, senza più nè Casa Nazione da difendere?

Al prossimo assalto avanzerò da solo, quando il resto dell'esercito sarà in ritirata.
Rabbà, la città delle acque, sia il mio lavacro.

Libera me de Sanguinibus Deus,
Deus, salutis meae.

Liberami dai Sangui, o Dio,
Dio, mia salvezza.