28 aprile 2010

[POST-IT] Change my mind

Stasera scenderò in acqua per consuetudine.


Nessuna velleità di allenamento, giornataccia e muscoli indolenziti.
Giusto per scaricare un po' la colonna vertebrale.
Magari un po' di relax a tarda sera, quando la vasca si svuota.

Poi tiro giù gli occhialini e spingo dal muro a piedi pari.

Nello spingere  sento arrivare la velocità, e nel sentirla aumento progressivamente la forza di slancio.
La testa trova istintivamente il suo posto in mezzo alle braccia protese, nel massimo idrodinamico.

Pensavo di partire per venticinque metri, ma succede che mi fermerò tra due chilometri...

22 aprile 2010

[PIF] Con le unghie e con i denti

"Ladies and gentlemen, goooooood evening!!"

Dopo lungo pellegrinaggio per l'Italia, sfinito, lasciai cadere il borsone su un materasso sfondato della provincia di Modena.
Lampadine penzolavano senza paralume dal soffitto e la puzza di kebab era attaccata alla tappezzeria della stanza.
28 Giugno 1997.
In tv c'era il match di boxe tra Tyson e Holyfield.
Nella stanza affianco cinque neri più neri di me riuniti per fischiare il campione e tifare lo sfidante.

Tyson è l'icona dell'adrenalina.
Durante la presentazione passeggia nervoso per il ring, evitando ogni sguardo.
Di sfuggita alza un guantone quando la folla lo osanna, senza smettere il suo moto perpetuo.
Holyfield è spavaldo e ostenta sicurezza: sorride, saluta e pare che vada a ritirare l'Oscar.


Avessi capito che ero nei panni di Tyson, non mi sarei fermato lì quella sera, né ci avrei passato più di dieci anni.
Mi ricordo che i primi tempi ero maledettamente carico, sprizzavo forza fisica da ogni muscolo e più mi caricavano di sacchi di cemento e balle di piastrelle e più gliene servivano per farmi arrivare distrutto a sera.
E il giorno dopo, nonostante tutto, ero più forte e più reattivo di prima.

Gong, primo round.
Tyson entra ed esce dalla misura.
Saggia la difesa dell'avversario con colpi rapidi, ma Holyfield schiva con grande lucidità.
Quando il campione fa valere la sua stazza, costringendo Iron Mike all'angolo, lui sguscia via e riporta il match a centro ring.


A forza di malta e piastrelle è facile guadagnare la fiducia del capomastro.
A chiedergli quando mi avrebbero regolarizzato, lui rideva, bestemmiava e sputava per terra.
Però ogni fine mese riempiva la busta con un po' più di quello che mi serviva per vivere.

"Troppa fretta, Mike..."
Glielo diceva Yoseph, mai indossati i guantoni, ma cultura pugilistica da enciclopedia.
In uno dei sui affondi Tyson intravede un varco nella difesa di Holyfield.
Non hai tempo di riflettere sul ring, sennò finisci come pungiball.
Mike ha atteso per sette mesi quell'istante, l'ha sognato di notte: un pensiero di sorriso gli attraversa la testa mentre carica un sinistro violentissimo.
Il tempo di capire che Holyfield ha schivato di lato e arriva invece un destro in pieno volto, pesante come un treno in corsa.


Che cosa ridicola.
Uno spacca muri tutto il giorno, porta quintali di pittura, carica e scarica centinaia di mattonelle e ne esce indenne, senza neanche un graffio.
La mattina dopo inciampa nello zerbino davanti alla porta di casa, cade per le scale e si frattura il gomito.
Sei mesi dopo, l'esistenza è da reinventare.

Secondo e terzo round.
Il match prosegue ma Mike è fermo lì, sotto il colpo ricevuto.
Sa che deve rimontare e che il tempo gioca a suo sfavore.
Le energie scarseggiano e pure l'adrenalina inizia ad abbandonarlo.
Occorre fare qualcosa.


Quando hai fame va bene ogni lavoro.
Spacciare no, però, quello mi rifiuto di farlo.
Va benissimo invece un posto da ragazzo di cucina.
Se però la trattoria è nei pressi della questura, anche lì è questione di tempo.

Sono venuti a prendermi per il rimpatrio ed io non ho mosso un muscolo.
Ci sono rimasto sotto, come Tyson col destro di Holyfield.
C'è voluta aria di casa per riprendermi da quel torpore, per capire che quel tizio in divisa che mi riaccompagnava era l'ultima propagine di dodici anni passati - spesi - sciupati in Italia.
Allora ho deciso di aggrapparmi a lui ed a quello che rappresentava per me, come Mike fece con il suo avversario ed il suo titolo di campione: con le unghie e con i denti.

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Racconto basato su fatto reale proposto dal concorso Effequ wants You:

"Effequ sta preparando una raccolta di racconti per il 2010.
Metteremo insieme storie del nostro Paese, storie sognanti o cupe, salvifiche e realiste. Cerchiamo scritture che compiano il proprio dovere civile andando anche al di là del reportage puro e semplice, e che siano capaci – partendo dalla semplice registrazione di quanto in basso sia arrivato in Italia il livello di tolleranza civile – di un ritorno all’invenzione e alla beffa, al dramma e alla commedia.
Inviateci il vostro racconto, da oggi ed entro il 24 aprile 2010. I racconti non possono superare le 15.000 battute, e dovranno essere liberamente ispirati ai tre fatti di cronaca qui riportati – tutti datati 9 gennaio 2010. Tra tutti i testi inviati, sceglieremo uno e un solo racconto, che entrerà a far parte della nostra raccolta."

4 aprile 2010

[QEV] Domenica di Pasqua - Via di scampo

Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia.
(Sal 29,12)

Scopro una radice comune nella Pasqua ebraica e cristiana.
Dovessi riassumerla in un termine, userei la parola "scampo".

Innanzi tutto perchè scampo è passaggio indenne e dunque etimologicamente è Pasqua / Pesach / Passaggio.

Poi perchè scampa Israele all'angelo sterminatore che fa strage di primogeniti di uomo e bestiame in Egitto - "Occhio per occhio, dente per dente" reciterà la Legge consegnata a Mosè sul Sinai.
E scampa pure Israele alla schiavitù ed alla vessazione a cui era costretto, uscendo dall'Egitto in marcia verso il deserto.

Scampa Gesù Cristo alla Morte in maniera prodigiosa, come se la Morte non attecchisse alle sue membra, dal momento che da cattolico ne professo la Resurrezione nella Carne.
E scampa pure l'Umanità al rischio di vedere trionfare la Morte sul Dio Incarnato.

Ma in realtà Pasqua è più che scampo.
Perché in entrambi i prodigiosi eventi c'è più dell'esultanza per il mancato pericolo.
Quella che era notizia nefasta e presagio di sciagura, attraverso lo scampo, si rivela apoteosi di gioia ed enorme benedizione.
Mi da l'idea del proiettile, che dopo aver schivato la vittima, colpisce di rimbalzo l'attentatore.

Ecco allora che, a partire dallo stesso accordo, quella che era intonazione di lamento diventa musica da ballare; a partire dallo stesso ordito quella che era veste cenciosa si rivela manto regale.

Che la Pasqua che attraversa le nostre strade, le nostre famiglie, le nostre vite ci permetta di cambiare prospettiva, di smettere il lamento e di aprire le danze.

Auguri.

1 aprile 2010

[QEV] Giovedì Santo

"Memoria e Identità"
Prendo in prestito il titolo dell'ultimo libro scritto da Giovanni Paolo II°, perchè mi pare lucidissimo e superlativamente sintetico.

Ciascun individuo oppone alla domanda "Chi sei?" il racconto del proprio vissuto, partendo dall'assunto che l'essenza stessa di persona sia impressa in filigrana nella propria storia.
Così pure nel rapporto di coppia si riescono a superare scossoni di assestamento attingendo fiducia e vigore dalle difficoltà già affrontate e superate.
Il discorso si allarga poi a macchia d'olio per famiglie, comunità, interi popoli che si riuniscono e si riconoscono in virtù delle memorie che condividono.

E Dio?

"Questo giorno sarà per voi un memoriale;
lo celebrerete come festa del Signore:
di generazione in generazione,
lo celebrerete come un rito perenne."
(Es 12,14)

"Questo è il mio corpo, che è dato per voi;
fate questo in memoria di me"
(Lc 22,19)

Credo in un Dio che entra nella Storia di uno, due, tutti gli Uomini, impregnandosene al punto da chiedere - quasi supplicare, come tra innamorati - di non essere dimenticato.

A chi difende, in qualsiasi misura e mediante qualunque contributo, un barlume di memoria nell'età dell'Oblio il mio ringraziamento quaresimale.
Ed ai partecipanti alle processioni che stanotte e domani percorreranno le strade di casa mia, il mio augurio di cammino proficuo.