31 agosto 2008

[QEV] Dell'accidia

Qualche sera fa mi sono affidato al buon Giobbe Covatta per ripassare inseme a lui i sette peccati capitali...


Dunque vediamo un po': Superbia, Invidia, Ira, Lussuria, Avarizia, Gola ed Accidia... ci sono tutti, sembrerebbe! :-)

(E' un po' come con i nani di Biancaneve...
tra l'altro mentre i vizi si distinguono per significato,
chi si ricorda che differenza passa tra Mammolo e Gongolo???
Io sono per riscrivere la fiaba come "Biancaneve ed i 3 nani":
Cucciolo, Dotto e uno per tutti gli altri 5... facciamo Eolo...)


Giobbe, che alterna sempre alla parte esilarante dello spettacolo qualche riflessione di carattere umanitario, ha sottolineato più volte il fatto che, benchè il vizio del singolo possa essere fastidioso, il vero problema sorge quando una popolazione si riconosce in un vizio e lo esalta a proprio modello culturale.
Si guardi, ad esempio, alla Germania nazista che si riconosceva nella Superbia al punto da sublimarla in Razzismo, o ai paesi occidentali odierni che esaltano l'Avarizia al punto da autoinvitarsi in casa di molti paesi disagiati a sfruttarne le ricchezze.

Alla fine dello spettacolo mi sono chiesto quale dei sette vizi fotografasse meglio gli italiani di oggi.
Mi sembra una riflessione importante per capire da che parte ci stiamo avviando.
Dalla mia breve riflessione direi che siamo avari, iracondi e lussoriosi quanto gli altri popoli occidentali e stiamo recuperando terreno - sigh! - in fatto di superbia ed intolleranza.

Mancano all'appello Gola e Accidia, sulle quali mi sono arrovellato un po' di più.

Se per Gola si intende la ricerca atavica di cibo, credo che l'Italia sia in linea con gli altri paesi europei, pur godendo di una cucina migliore.
Se invece, come Giobbe suggeriva, si legge nel vizio della Gola la metafora dell'Avidità dei Beni, allora la situazione si fa più complessa.
Chi di noi non ha mai avuto in famiglia dissapori per questioni di eredità?
Chi non si è sentito sminuito dal servizio del TG sulla ventesima villa di Berlusconi o sul megayacht con cui Briatore ha fatto il viaggio di nozze?

A nostra parziale discolpa va detto che si tratta di un vizio indotto dal bombardamento mediatico che propone i Beni possieduti come unico metro di misura della personalità.
A nostra parziale aggravante va detto che continuiamo sadicamente a sottoporci al suddetto bombardamento.

E poi c'è il vizio che mi spaventa di più: l'Accidia, ovvero l'indolenza, lo spreco del proprio tempo.

Mi spaventa a morte vedere le nuove generazioni impegnate a tempo pieno nell'Accidia.
Scarsissimi interessi, rarissime iniziative, solitamente abbandonate quasi subito.
Mi trattengo dal confronto con la mia adolescenza, perchè non credo sia giusto paragonare le generazioni e perchè finirei senz'altro per autocompiacermi.

Annoto solamente questa progressiva perdita di coscienza, questa sorta di stato catatonico in cui mi sembrano scivolare le nuove leve, che arrivano talvolta perfino all'esaltazione della propria nullafacenza, quasi che fosse una nota di merito.
D'altronde se aspirassi a diventare tronista o velina, mi allenerei alla nullafacenza sin dalla tenera età...

...Vi prego, ditemi che mi sto sbagliando....

18 agosto 2008

[QEV] La solitaria compagnia

Siccome non so bene da dove partire, provo con un giochino linguistico di quelli che mi piacciono tanto...

Qual è il contrario di Solitudine? Compagnia, naturalmente.
Eppure ho passato l'ultimo mese a cercare di capire cosa c'era in questo accoppiamento di così fastidiosamente dissonante alle mie orecchie; allora ho cominciato a vivisezionare le parole.

Solitudine è condizione di esser solo, per intenzione o per accidente.
In questo Solitudine si distingue da Isolamento, che sottolinea lo sforzo di farsi isola.
Compagnia, dal canto suo, ha la nota della convivialità ("cum panis", ovvero chi mangia dello stesso pane), senza però portare informazione sullo stato d'animo dei commensali.

Proseguendo su questa strada si arriva perfino ad incastrare le due parole tra loro, senza che compongano ossimoro: la Solitaria Compagnia è la mensa dove si mangia dello stesso pane, ma ciascuno per conto suo, a testa bassa, senza proferire parola.



C' ho messo un mese a completare questo ragionamento.
Solo tre giorni per leggere "La solitudine dei numeri primi" ed un mese per metabolizzarlo.
Perchè la Solitaria Compagnia assomiglia proprio a questa nuova forma di Affettività dilagante, descritta magistralmente da Paolo Giordano, fatta di solitudini che si puntellano a vicenda pur di tenersi in piedi.
Non credo esista cosa più triste di questa.

Rubo una battuta a Siani, da "Ti lascio perchè ti amo troppo", quando la sorella di Mariano(Siani), arrivato il giorno del matrimonio, ha un ripensamento:

"Ma sei sicura che non lo Ami più?"
"... io non lo Amo... ci sono affezionata..."
"...mmm... E' cane.
'Ci sono affezionata' è cane,
non c'è dubbio."

A questo occorrerebbe star molto attenti, a non finire per stare insieme come le tartarughe in un acquario.



Allora torno alla domanda iniziale: qual è il contrario di Solitudine?

La risposta mi ha sorpreso qualche notte fa mentre camminavo nel bosco di Faito, in un tratto della ascesa al Molare che si percorre in solitario.
Nonostante il buio pesto ed i rumori sinistri, in cuor mio continuavo a canticchiare la canzone con cui avevamo affrontato la parte precedente di salita, confortato dal fatto che gli altri ragazzi, chissaddove, cantavano anche loro la stessa canzone, al punto da riuscirli quasi a sentire.

Non sei mai davvero solo se metti in comune il cuore....

"Con-Cordia"

5 agosto 2008

[VM] Uomo del tuo tempo

Lascerò per un po' sul blog un passo che sto ripetendo mentalmente come un mantra in questi giorni, tratto da un libro meraviglioso che sto leggendo.

Ma non vi svelerò né titolo né autore... lascio i commenti a vostra disposizione per provare ad indovinare (non vale cercarlo su Google, anche perchè escono parecchie risposte fuorvianti!!)

Per tutto c'è un tempo, un istante per ogni cosa sotto il cielo:
un tempo per nascere ed un tempo per morire;
un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato;
un tempo per uccidere e un tempo per sanare;
un tempo per demolire e un tempo per costruire;
un tempo per piangere e un tempo per ridere;
un tempo per far lutto ed un tempo per ballare;
un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle;
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci;
un tempo per cercare e un tempo per perdere;
un tempo per custodire e un tempo per buttar via;
un tempo per strappare e un tempo per cucire;
un tempo per tacere e un tempo per parlare;
un tempo per amare e un tempo per odiare;
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.