8 dicembre 2007

[VM] Il Precursore

Riporto, ritraducendolo dall'inglese (le versioni in italiano che ho trovato lasciano un po' a desiderare...), un testo di Kahlil Gibran.
Si tratta de "Il Precursore", la prima delle 25 brevi storie a metà tra poesia e prosa contenute nel libro omonimo, che io ritengo semplicemente straordinario.

Non che abbia bisogno di introduzioni questo testo, basta solo prendersi il tempo giusto e gustarsi la lettura.
In ogni caso ci tengo a dire che riprendo il libretto dallo scaffale sia le volte in cui le cose non sembrano andare per il verso giusto, sia - questa è la parte straordinaria del testo - quando le cose vanno bene ed io inizio ad accontentarmi della routine.

NON siamo fatti per essere "contenti", ovvero - letteralmente - "colmi fino all'orlo"...
Se fossimo anfore colme fino all'orlo l'acqua ristagnerebbe e noi inizieremmo a marcire.
...e dire che mi sembrava una cantilena quella scritta dal prof di storia dell'arte di quinta liceo:

C'è chi marcia e chi marcisce.
Chi marcia per non marcire
e chi marcisce per non marciare.


Sforziamoci invece di straripare, di attingere acqua sempre nuova alla fonte della Vita.
Questo è il lavoro del Precursore e questa condizione è quella che Gibran (ed io con lui) chiama Felicità.



Tu sei il Precursore di te stesso
e le torri che hai costruito
sono solo il fondamentodel tuo essere più grande.

Ed anche io sono il Precursore di me stesso
poichè l'ombra che si distende lunga davanti a me al mattino
si raccoglierà sotto i miei piedi a mezzogiorno.

Allora un'altra alba stenderà un'altra ombra davanti a me
ed anche quella sarà raccolta in un altro mezzogiorno.

Sempre siamo stati nostri Precursori,
e sempre lo saremo.
E tutto ciò che abbiamo raccolto e che raccoglieremo
non sarà altro che seme per campi ancora non arati.
Siamo il campo e gli aratori,
i mietitori e la messe.

Quando tu eri un desiderio errante nella nebbia,
anche io ero lì, desiderio errante.
Poi ci cercammo l'un l'altro
e dal nostro desiderio nacquero i sogni.
Ed i sogni erano tempo senza limiti e spazio senza misura.

E quando tu eri una parola silenziosa sulle labbra tremanti della Vita
anche io ero lì, altra parola silenziosa.
Poi la Vita ci pronunziò
e noi attraversammo gli anni
alimentando il cuore con i ricordi di ieri e con il desiderio del domani,
perchè ieri era la morte superata e domani la nascita agognata.

Ed ora siamo nelle mani di Dio.
Tu sei il sole nella Sua mano destra
ed io la terra nella Sua mano sinistra.
Eppure tu, che splendi,
non sei di più di me, su cui splendi.
E noi, sole e terra, siamo solo il principio di un sole più grande ed una terra più grande.
E sempre saremo il principio.

Tu sei il Precursore di te stesso,
tu sei lo sconosciuto ch passa davanti al cancello del mio giardino.
Ed anch'io sono il Precursore di me stesso,
benchè me ne stia seduto all'ombra dei miei alberi e sembri immobile.

2 commenti:

  1. e va bè, ma se metti la frase del prof di storia dell'arte mi viene troppo da ridere e non mi riesco a concentrare su Gibran...
    f.

    p.s. so che pensando al prof di arte non può non venirti in mente il giorno in cui dormivo sotto i cappotti, stesa sui banchi...

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  2. vabbè, ma non vale perchè tu conosci il soggetto, ne hai visto la faccia improbabile... (salvo le volte in cui dormivi, intendo :D:D:D)

    PS nei prossimi gg è in arrivo un post su Anna...

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