13 dicembre 2007

[VM] Le Parole non le portano le cicogne

Cito testualmente un passo di un'intervista da una rivista quindicinale a cui mi sono avventatamente abbonato:
"Su forte commitment del board, del CEO in particolare, si sta procedendo ad un technological survey per individuare le soluzioni SOA più vantaggiose in termini di ROI".

Traduco.

L'amministrazione (board) dell'azienda in oggetto ed il capo (CEO - Chief Executive Officer) hanno intenzione (commitment) di adottare un'architettura orientata ai servizi (SOA - Service Oriented Architecture - prendetela per buona che ci torno subito...), per cui si sta facendo una ricerca di mercato (technological survey) per vedere quale sia la soluzione più vantaggiosa economicamente (ROI - Return Of Investment ).
Questo è in italiano quello che sopra è espresso in quello che io chiamo "commercialese".

Il concetto alla base dell'architettura orientata ai servizi è quello dei centri commerciali: anziché fare un unico mega-negozio, costruisco una serie di piccoli negozi ognuno specializzato nel proprio settore.
Analogamente un azienda "spezzetta" il processo produttivo aziendale in una serie di servizi che, se usati sequenzialmente, permettono la realizzazione del prodotto desiderato.
Il vantaggio è che se domani l'azienda deve realizzare un nuovo prodotto o modificare il prodotto corrente, potrà usufruire di alcuni servizi già presenti e modificare solo altri, o crearne di nuovi, senza dover re-ingegnerizzare l'intero processo produttivo.

Devo dire che non ho una conoscenza molto approfondita dell'argomento e mi rendo ben conto che la spiegazione è pedestre, ma la cosa più divertente è che la definizione di SOA non ce l'ha NESSUNO!
SOA è per un rappresentante di IBM un'infrastruttura informatica che fa uso intensivo di determinati protocolli, mentre per un manager Telecom è una tipologia di approccio all'organizzazione aziendale.
Direi che le due cose sono ben distinte tra loro, o sbaglio ?!?!?!

Il problema a mio avviso è nei vocaboli.
Ci si riempie la bocca di parole inglesi, anche e soprattutto quando esistono parole italiane che rendono perfettamente il concetto, come se il solo fatto che siano straniere le conferisse maggiore importanza.
Si finisce per usare parole che fanno scena, sorprendono il cliente sprovveduto, ma che nascondono la scarsa comprensione del concetto che si sta esprimendo. Per questo quando sento parlare in inglese o per neologismi alzo automaticamente il livello di allerta.

Non che chi lavora nel settore tecnico sia da meno.
Nel mio ufficio volano i "sto pingando un indirizzo" (da "ping", il comando per verificare se un indirizzo IP è attivo), "startare un'applicazione" e perfino l'indimenticato "mi preparo a cippiare" (da "cp", il comando utilizzato per la copia di file).
Tutto ciò mi ricorda le convulsioni violente che aveva il mio professore di Reti di Calcolatori, ingegnere proveniente dal liceo classico, quando qualcuno si azzardava a parlare del suo nuovo "monitor" o a chiedergli di "scannerizzare" i lucidi della lezione.
I "cavalli di ritorno" li chiama lui... parole di chiara origine latina che si vanno a fare un giro in Gran Bretagna e ritornano distorte... "schermo" e "scandire" erano i termini corretti!
(...questo è un sito di linguistica che entra nel dettaglio...)

Ripeto che per me non è solo una questione di piacevolezza fonetica.
La comunicazione è un codice, dunque è necessario che tutte le parti in causa associno la stessa identica idea, con le stesse identiche sfumature di significato ad ogni vocabolo utilizzato.
Prima di iniziare una conversazione occorrerebbe sempre chiedersi, come osserva giustamente Alessia nei commenti a questo post sul blog di Zulin, se "tutti conoscono il vero significato delle parole".
Altrimenti meglio usare solo quelle condivise.

Quanto detto dovrebbe valere per il linguaggio tecnico, per quello commerciale, ed in definitiva anche per quello quotidiano.
"Le Parole non le portano le cicogne" spiega Vecchioni in questo meraviglioso libro.


Concetto che io, nel mio piccolo, ho parafrasato con "Verba Manent", cioè "le parole restano", che è il titolo di questa specie di rubrichetta.

Se riusciamo a riappropriarci delle Parole, allora ogni conversazione sarà come una pietanza da insaporire ed impreziosire a nostro piacimento.

Che speranza si nasconde in "desiderio" - da "de - sidera" ovvero "dalle stelle"!!
Che finezza di significato in "intelligenza" - da "inter - legere" ovvero "leggere attraverso, comprendere in profondità"!!
Che semplicità in "misericordia" - da "miseri - cordes" ovvero "pietà, umiltà del cuore"!!
.....

10 commenti:

  1. Caro Depa
    come non dar ragione a ciò che hai scritto. Come potrei mai trovare nel tuo post qualche frase alla quale appellarmi per dire il contrario. Ormai mi conosci bene e sai qual è il mio pensiero in merito agli "inutili inglesismi" che prepotentemente fanno parte del nostro quotidiano. Personalmente quando sento in giro frasi confezionate con parole inglesi adattate all'italiano, mi irrito particolarmente. Per non parlare poi del linguaggio usato nel nostro ambiente di lavoro, come tu ben ricordavi.
    Qualche settimana fa, in vista della mia ennesima trasferta lavorativa, sono stato chiamato per effettuare una call con altri colleghi per decidere il dafarsi. Ma che cavolo significa call? Eppure facendo la traduzione letterale dall'inglese to call significa chiamare, allora i colleghi mi chiedevano di effettuare una chiamata (scusate il bisticcio di parole!!) o intendevano incontrarsi con me "virtualmente" in una conferenza audio? Bha!!! Giusto un'altro esempio. Non è possibile sentire frasi del tipo ".... basta addarlo alla configurazione". Ma che cavolo significa?!?! Così d'impatto quando ho sentito tale frase, mi si è "rizzato il pelo" e preso dalla paura di rispondere con una sciocchezza ho cercato, invano, il termine sul vocabolario. Poi riflettendo meglio sul vocabolo mi sono accorto che il termine significava "aggiungere". Sconcerto dello sconcerto. Questo obbrobrio di parola deriva da "to add" che dall'inglese significa appunto aggiungere. Ma Dio santissimo per una differenza di sole due vocali ed una sola consonante, non poteva usare il vocabolo italiano? Potrei continuare all'infinito riportando termini e storture che ormai si diffondono a macchia d'olio nel nostro quotidiano interloquire con gli altri. Purtroppo nell' ambiente lavorativo, caro Paolo, tali termini sono sempre più frequenti.
    Ultima critica e poi chiudo questa risposta così lunga(mi scuso con tutti voi).
    Non è possibile accettare costantemente coloro che si rivolgono a te con sigle o dare dei nomi in inglese a particolari reparti di un'azienda. Faccio un esempio. In Fastweb (non la nomino per fare pubblicità) esiste un reparto chiamato "Retention", allora voi vi chiederete sicuramente: ma di cosa si occupano sti tizi? Di clienti con problemi di ritenzione che hanno stipulato un contratto con l'azienda appena nominata o si occupano di altro? Ebbene Retention in ambito aziendale significa, pensate cosa si sono inventati, convincere il cliente a non disdire il contratto in corso di validità, ossia si sono inventati un reparto che per così dire tenta in qualche modo di recuperare il recuperabile... Lascio a voi i commenti del caso....
    Scusate le chiacchiere.

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  2. stupita e allo stesso tempo felice che tu abbia letto questo BELLISSIMO libro - che io ho regalato al mio prof di linguistica dopo essermi laureata - te ne consiglio un altro: Il libraio di Selinunte, sempre di vecchioni.
    e per invogliarti a leggerlo, ti copio questa:
    "Tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce n’è poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all’appuntamento".
    f.

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  3. Per Emiliano:
    Nella mia idea questo blog non è mio ma di tutti quelli che vi partecipano, per cui ogni genere di commento lungo, corto, criptico, ironico o anche critico è benvenuto (ovviamente nei limiti della buona educazione, ma tu su questo hai solo da insegnare!!!!)


    Per Fra': ora tu non mi crederai, ma mi è venuto in mente di scrivere quest'articolo già un mesetto fa, proprio quando finii di leggere "Il libraio di Selinunte"...

    Solo mi chiedo: perché "stupita"?
    Non dirmi "perché Vecchioni non parla di PC" che mi incazzo :-D

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  4. no, non per quello...solo che molti snobbano i libri di cantanti. come se un cantante non potessere fare altro che canzoni. un po' come se un ingegnere non potesse fare altro che montare e smontare cose.
    banalità, insomma.
    ma sono felice che tu non ci caschi...sarebbe un peccato.

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  5. Grazie mille Paolo, non merito tanto :)

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  6. mi hai battuto sul tempo... stavo preparando un post sul senso delle parole pure io... :( vabbhè, mi limito a commentare questo allora.
    Sono molto daccordo e molto in disaccordo con te. (la devo piantare di confondere le persone :/ ).
    L'evoluzione della lingua è un percorso confuso e povero di purezza; le lingue si mescolano, i termini cambiano il loro significato, le parole si adeguano allo slang.
    Tutto questo è "sporco", si è vero, ma inevitabile..
    d'altro canto mi faccio cavaliere della tua battaglia contro il commercialese!!!
    Quella è la vera piaga, il commercialese, che non ha niente a che fare con l'evoluzione della nostra lingua (IMHO).
    Pensaci un istante (e mi rivolgo anche a emiliano): nel corso degli anni che abbiamo avuto modo di vivere è cambiato il significato di "navigare", quello di "scaricare", quello di "servizio". di "condividere", di "percorso", di "rotta", di "salvare", di "posta", e potrei andare avanti per ore!!!
    Tutti questi cambiamenti non sono sbagliati, sono semplicemente evoluzioni: la lingua che si adegua al modo di vivere.
    Così come è naturale che un termine si adegui ad un nuovo modo di vita, è possibile che un termine nasca per lo stesso motivo: mi viene in mente click, e il suo "cavallo di ritorno" cliccare; Quali sono le aternative pure a questo verbo??? avrebbero lo stesso impatto? credo di no.
    Quindi non ce la pigliamo se oggi si dice "slide" invece che "diapositiva", perchè se io sento dire "slide", mi salta in mente un proiettore, un grafico, e uno con una bachetta che spiega; se invece sento dire "diapositiva" vi viene in mente mia madre in una vecchia foto ingiallita degli anni '80 proiettata contro un parato dal DIAPROIETTORE!!! (ma come si fa ad accanirsi su "slide" quando noi diaciamo "diaproiettore").

    Discorso diverso vale per il commercialese: questo maledetto vizio di nascondere dietro parole invetate concetti semplici al solo scopo di non farli capire!!!
    (cito Beppe Grillo)
    In banca mi hanno proposto di comprare un "FUTURE"; ma cosa è un future?? Andando ad analizzare un future è praticamente un prodotto che non esiste ancora, fatto da una azienda che non esiste ancora, con i soldi che ci stai mettendo adesso (che esistono, eccome)..
    Ma nessun bancario ti dirà mai te lo compri un prodotto che non esiste, fatto da una azienda che non esiste, ma se ci metti i soldi ti prometto che facciamo sia l'azienda che il prodotto... ti diranno tutti Lo vuoi un future? e quanti per non ostentare ignoranza accettano???
    ma questo è un altro discorso..
    in definitiva: cosa c'è che non va in "cippiare??" ne? cosa? vienimelo a dire in faccia, oppure mandami una lettera elettronica!!

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  7. OK Zulin, te le vengo a dire in faccia senza mandare la lettera elettronica!!!
    :-D:-D:-D

    Mi sta bene l'acquisizione di nuovi vocaboli, è sintomo che la lingua è viva e si confronta quotidianiamente col mondo che ha intorno.
    [... d'altronde la prima attività dell'uomo secondo la Genesi è stata proprio quella di assegnare i nomi alle cose!!! (Genesi 2,19-20)]

    Quello che non mi sta più bene è che il tale che nel tuo esempio presenta le slide, che non sono certo diapositive, mi venga a dire che ha preparato uno slideshow (l'ho sentito, giuro), perchè vuol fare il figo, perchè vuol mischiarmi le idee o semplicemente per la pigrizia di cercare nel suo vocabolario mentale la parola presentazione.

    Come suona fredda e distante slideshow!
    Invece com'è potente presentazione!!! Io ci leggo dentro la volontà di rendere presenti i concetti, quasi di materializzarli davanti a me.

    In realtà ho la sensazione che entrambi cerchiamo di esprimere lo stesso concetto con parole diverse.

    Ma questo, ahimè, è proprio l'argomento del post...

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  8. Hmmm....dal post è dai vari commenti secondo me escono fuori due argomenti che vengono erroneamente miscelati.
    Il primo riguarda l'uso più o meno improprio di termini inglesi in sostituzione di quelli italiani o la storpiatura di termini inglesi per dargli na parvenza d'italiano. Il secondo invece è semplicemente "comunicazione" (sul significato delle virgolette torno più tardi).

    Nel primo caso la lista di esempi è infinita...media (latino) o media (americano)....e bla bla.....oppure link o "parola calda" (ho sentito pure questa vi giuro). Qui ha più o meno ragione zulin....capita di rabbrividire in un senso e nell'altro.Ora la scelta o la "creazione" di un termine possono avere origini diverse: ignoranza, moda, coraggio (vedi "parola calda)...o comunicazione.

    Arrivo al secondo punto:
    Una persona può scegliere in modo assolutamente consapevole, l'utilizzo di un certo lignuaggio, inserendo sigle e neologismi, ma anche metafore e luoghi comuni, può ripetere....può urlare....può balbettare....può parlare sottovoce, può bisbigliare. Banalizzando la questione, quando si tenta di comunicare e si ha un obiettivo, a seconda del target (o destinatario)di riferimento, la scelta delle parole, la sostituzione o la trasformazione diventano uno strumento da maneggiare con grande attenzione e consapevolezza....questo perchè le parole non le portano le cicogne...ma non tutti lo sanno.

    Allora uno è più figo se è un CEO???
    un gruppo di persone è meglio impacchettato se è un TARGET???
    e uno sa più cose se ha un KNOW-HOW???
    ed è vero che il mio vicino di casa fa pipì sul pianerottolo se l'altro vicino non me lo dice....ma me lo bisbiglia in un orecchio????
    e nel rotolo di scottex ci sono 10 piani (quindi anche l'ascensore)????

    Allora qui la questione diventa un altra....sei sincero???.....o mi prendi per il culo????

    A quel punto conta poco se sei consulente o facility manager, se mi hai venduto i BOND argentini...semplicemente facendomi la supercazzola.....in 3 parole....sei un PEZZ DI MERD (o in 2 parole....vice-sindaco....ma questa è solo per chi la capisce)

    se poi invece sei un pirla qualunque e dici cippiamo.....o quittiamo.....addiamo...postiamo...non mi scandalizzo.....anche se il pirla qualunque sono io;
    a pensarci bene infatti ti rendi conto che tanto il difensore dell'italiano non lo devi fare, perchè a seconda dei contesti questo è un paese dove un napoletano preferisce dire "si nu sfaccimm" (questa traducetemela)....oppure tien 'artereca (sintetizzatemela:D) perchè "funzionano meglio" in certi casi. E vale credo per tutti i dialetti.

    conlusione: chi è senza peccato....si mangia la cicogna

    salut

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  9. ciao,

    stavo cercando documentazione su SOA e mi sono imbattuta del tuo blog.

    che dire ?

    mi sei piaciuto davvero.

    la tua 'traduzione' iniziale è fantastica e la spiegazione di SOA semplicemente cristallina :-)

    Grazie,
    Grazia

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  10. Per Grazia:
    Benvenuta su questo blog, spero che di tanto in tanto torni a trovarci!
    Sono felice che tu abbia apprezzato la discussione.

    Per Skarabeo:
    Sottoscrivo in pieno il discorso sulla sincerità, senza la quale non c'è lingua o idioma che possa garantire chiarezza... e per dimostrarlo ti bastino 2 parole: "siumasta antani"

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