30 gennaio 2010

[PIF] L'urlo

Si abbandonerebbe pure ad un sonno profondo e agognato Mattia, stanco com'è stasera, se non fosse per le dita affusolate e gelide di Sabrina che prendono all'improvviso a carezzargli l'addome.
Lui finge - male - disinteresse e resta sdraiato sul fianco, volgendole le spalle, ad occhi chiusi.
Impercettibilmente le mani di lei si spostano sulla cicatrice dell'appendicite e, poco alla volta, guadagnano le cosce.

Mattia allora si gira di scatto e siede sul bacino di lei che, di risposta, si puntella su spalle e glutei inarcando la schiena.
Col braccio Mattia intuisce quel varco, si infila e le cinge la vita - un po' meno che afferrare in realtà, in virtù della misura di dolcezza usata in quella manovra.
Nella stanza buia rilucono i seni rotondi e la pelle dorata, su cui Mattia inizia una danza di baci e delicati morsi.

"Mi vuoi?"
Sabrina annuisce ansimando.
Mattia fa finta di nulla e continua nel suo rituale.

Dopo poco viene preso per i capelli.
"Mi vuoi, adesso?"
Sabrina sorride estasiata, ormai è su un altro pianeta.
Lui ricaccia la testa sotto le coperte e riparte.

Quando sente le dita fredde aggrappate fin dentro le costole, Mattia decide di entrare.

Bolle Mattia, effluvia Sabrina.
Lui prova a controllare l'eccitazione, sciogliendola in un movimento misurato e ritmico, copiato dalla risacca che segue la mareggiata.
Eppure tale è il coinvolgimento di Sabrina, tale il piacere che le illumina il volto, che Mattia desiste dall'autocontrollo e si abbandona agli istinti ancestrali.

Come un calcio nelle viscere, all'improvviso gli schizza il seme impazzito, riversandosi nel ventre di Sabrina con naturalezza, come in un esperimento di vasi comunicanti.

Mattia le vuol dare altro piacere.
Continua.
Anzi, aumenta il suo ritmo.

Sabrina sente il calore sotto l'addome.
Per un istante vede il volto di Mattia imperlato di sudore.
Reclina la testa all'indietro e si abbandona al piacere.
Sente l'orgasmo salire potente dai piedi, dalla terra che sta sotto il letto.
Gonfia i polmoni, i seni, il torace.
Prepara un urlo liberatorio da far tremare i vetri.
Lo spinge fuori più forte che può per la trachea...

Succede che l'urlo non esce, è perso per strada.
Finisce nel deposito nascosto in cui cadono tutte le parole non dette da Sabrina, dal giorno in cui è nata.

Mattia si ferma un istante e la osserva.
Poi si accascia nel suo lato del letto, senza espressione in viso nè pensieri in testa.
Si abbandona ad un sonno senza sogni.

C'ha il primo TG con interprete per sordomuti che domani mattina va in onda alle sei.

2 commenti:

  1. Il tuo è proprio un modo tutto particolare di vedere le cose e di mostrarle agli altri! Una volta ho letto che il compito di uno scrittore è mostrare le cose del mondo così come le vede...basta quello, perchè i lettori molto spesso possano emozionarsi...; è solo una questione di punti di vista (aggiungo io!)....e il tuo punto di vista a mio avviso è un punto di vista privilegiato (per nostra immensa fortuna.)!

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  2. Questo è un gran complimento, ti ringrazio molto.
    Da un po' succede proprio così, che un po' vedo e un po' immagino delle cose e mi si piantano in testa e aumentano di volume e fanno un gran baccano finché non le riesco a scrivere.
    Anche ora, ad esempio, ne ho un paio per la testa: avessi solo più tempo per buttarle giù...

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