23 gennaio 2010

[QEV] Emmaus

"A un certo punto il prete riuscì ad infilare lì la frase che io ero tornato e la comunità tutta mi salutava, col cuore pieno di gioia. Molti, tra i banchi fecero cenno di sì con la testa, e si sprecavano i sorrisi, un brusio lieto, tutti gli occhi su di me. Io non feci nulla."


Emmaus di Alessandro Baricco, Feltrinelli editore.
Un libro che consiglio di leggere a tutti, particolarmente a chi, come me, ha avuto esperienza (quindicennale) di Azione Cattolica e centri parrocchiali.

Il passo quissù è alla fine del libro - che recensore scarso è uno che per prima cosa ne svela il finale - quando il protagonista, dopo essersi allontanato dall'attivismo cattolico, sceglie di tornare a suonare in chiesa.
L'effetto, banale a dirsi, è quello del figliol prodigo, dello scampato al Male che ritorna sulla Retta Via.

Riconosco gli sguardi descritti, ricordo a perfezione quel dondolio della testa.
Nelle Comunità che ho conosciuto spesso ho colto un senso di elitarismo, la volontà di marcare distanza rispetto ai non appartenenti, ai "senza Dio".
Una specie di visione manichea, in cui ci si fregia dell'essere dalla parte del Bene e si condanna tutti coloro che si ritengono dalla parte del Male.
Mentre scrivo risuonano nelle mie orecchie omelie ad personam di vivo monito al ministrante che aveva preso a fumare o all'animatore che tesseva rapporti con più ragazze, per non parlare degli strali contro le discoteche o contro i frequentatori di certi locali di dubbia fama.

Oltre a dissociarmi dalla forma, intendo dissociarmi anche dalla sostanza.
La costituzione della Comunità è un punto cruciale per la crescita spirituale degli individui e tutti gli sforzi profusi per il suo consolidamento sono lodevoli.
Ma occorre che chi ha responsabilità delle Comunità presti molta attenzione a demolire tutti quegli steccati che inconsciamente si tendono ad erigere... prima che diventino mura fortificate!!

Mi si dirà che Cristo ha predicato la venuta del Regno ed ha distinto Egli stesso tra "Figli della Luce" e "Figli di questo mondo" (Lc 16,8).
Ma a me ribolle dentro un passo di Paolo:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il Quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò Se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini.
(Fil 2,5-7)

Se l'ha fatto Lui per primo, non c'è ragione per astenerci...

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