6 gennaio 2008

[QEV] I Magi

Giotto, "Adorazione dei Magi"


Qualche giorno fa l'Arcivescovo di Canterbury, la carica più alta della chiesa anglicana, ha rilasciato questa intervista alla BBC, in cui sconfessa alcune credenze popolari natalizie molto diffuse, in nome di una maggiore aderenza ai Testi Evangelici.
In particolare l'arcivescovo sottolinea che nei racconti canonici della Natività non c'è nessuna traccia del bue e dell'asinello o di nevicate straordinarie. Inoltre il Vangelo di Matteo, l'unico a citare espressamente l'adorazione dei Magi, non annota nè i nomi nè il numero degli adoranti.

Da un punto di vista dottrinale il discorso è formalmente corretto.
Nel mio piccolo, però, mi permetto di eccepire che da un leader spirituale mi aspetterei una lettura dei Vangeli che non sia così burocratica e cavillosa.

E' vero, non sappiamo nè quanti erano nè da dove venivano i Magi.
Non sappiamo nemmeno se fossero venuti insieme o ognuno per conto suo.

Proprio per questo io immagino le loro notti, sui terrazzi delle regge di Siria o accampati nei deserti dell'Iran, a testa in su, a scrutare il cielo ad occhio nudo, alla ricerca di un segno in cui confidavano ma di cui non avevano alcuna certezza.
Avverto con loro il peso della stanchezza ed il grande sforzo per restare svegli;
percepisco l'ansia e le palpitazioni che seguono un appisolamento improvviso;
ascolto i dubbi che li attraversavano in quelle notti vuote ed interminabili:
"E se stessi cercando dalla parte sbagliata?... e se fosse già sorta la Stella in una notte nuvolosa? e se non avessi capito nulla della profezia?..."

Quanti potenziali Magi avranno gettato la spugna? Quanti avranno optato per un sonno comodo e quieto?


Finchè, in una notte come tante altre, un sussulto accomuna queste sentinelle sparpagliate per il Medio Oriente e le mette in moto, animate da una Grande Speranza.
Così - nella mia immaginazione - ognuno di loro, singolarmente, intraprende il suo personale cammino - chilometri e chilometri, montagne e deserti, notti di luna piena e notti di nubi, notti di Speranza e notti di Sconforto.

Fino ad arrivare a Gerusalemme, la Città Santa, dove ciascuno incontra persone che avevano avuto la stessa percezione, sentinelle che avevano atteso - inconsapevolmente insieme - lo stesso evento. Così che questa Condivisione, questa Comunione che si realizza, vince definitivamente ogni Dubbio e cancella ogni Sconforto, e rende ancor più spediti nel procedere.

E poi, finalmente, a Betlemme di Giudea, per "adorare", verbo meraviglioso, letteralmente "portare alla bocca"...
Un pellegrinaggio, un esodo, una vita spesa per dare un bacio.

Io leggo queste e molte, moltissime altre suggestioni nella storia NON raccontata dei Magi... chissà che un giorno non riesca a leggerla anche l'eminentissimo arcivescovo...

4 commenti:

  1. In effetti il numero ed il nome dei magi ci viene tramandato dai vangeli apocrifi, così come tanti altri elementi che fanno ormai parte della nostra tradizione religiosa: la presenza del bue e dell'asinello, i nomi dei genitori di Maria, come fu scelto Giuseppe come suo sposo, ecc. ecc. I vangeli apocrifi, per quanto non ispirati, sono tentativi di spiegarsi il Mistero che svelandosi si ri-vela. Ma senza questi elementi “aggiuntivi” non avremmo il presepe, tu scendi dalle stelle, quann nascette ninno e altro ancora: nulla aggiungono alla nostra fede, danno solo una maggiore coloritura al suo raccontarsi. Non commettiamo l’errore del “restauro filologico” che nel nome della purezza distrugge nelle opere d’arte i segni della loro storia!
    A margine del tuo commento ti invio la poesia di Neruda che ti avevo promesso:
    Lentamente muore / chi diventa schiavo dell'abitudine,
    ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, / chi non cambia la marcia,
    chi non rischia e cambia colore dei vestiti, / chi non parla a chi non conosce.
    Muore lentamente chi evita una passione, / chi preferisce il nero su bianco
    e i puntini sulle "i" / piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle / che fanno brillare gli occhi,
    quelle che fanno / di uno sbadiglio un sorriso,
    quelle che fanno battere il cuore / davanti all'errore e ai sentimenti.
    Lentamente muore / chi non capovolge il tavolo,
    chi e' infelice sul lavoro, / chi non rischia la certezza
    per l'incertezza per inseguire un sogno, / chi non si permette
    almeno una volta nella vita / di fuggire ai consigli sensati.
    Lentamente muore chi non viaggia, / chi non legge,
    chi non ascolta musica, / chi non trova grazia in se stesso.
    Muore lentamente / chi distrugge l'amor proprio,
    chi non si lascia aiutare; / chi passa i giorni a lamentarsi
    della propria sfortuna o / della pioggia incessante.
    Lentamente muore / chi abbandona un progetto
    prima di iniziarlo, / chi non fa domande
    sugli argomenti che non conosce, / chi non risponde
    quando gli chiedono / qualcosa che conosce.
    Evitiamo la morte a piccole dosi, / ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo / di gran lunga maggiore / del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà / al raggiungimento / di una splendida felicita'.

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  2. Onorato di ospitare questi versi meravigliosi sul blog...
    Grazie, reverendo!!

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  3. Io invece ti lascio un riferimento ad un vangelo mooooolto apocrifo:

    "...e a Giuseppe arrivarono 3 re......e alla Madonna 3 Assi....e così Giuseppe perse la capanna"

    (Ditelo Voi)

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  4. huahuahhaahuahu...
    Mannaggia che ti sei perso Schettino...

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