19 ottobre 2007

[QEV] della Con-versione

Ho seguito negli ultimi giorni, pur con scarso interesse, la vicenda di Don Sante Sguotti, il sacerdote di Monterosso sospettato di paternità.
Con scarso interesse perché personalmente ritengo del tutto anacronistico l'obbligo di castità per il sacerdote ma so bene che non verrà rimosso, altrimenti la Chiesa dovrebbe fare i conti con troppe nuove vocazioni da stipendiare.
Un caso Milingo all'italiana, se vogliamo.

Trovo di maggiore interesse invece quest'iniziativa di Don Sante e dei ragazzi di Monterosso.
"Chiesa Cattolica dei Peccatori"... ricordando com'è andata a finire con Milingo mi sa che si potranno fregiare dell'aggettivo "Cattolica" ancora per poco.
Tantopiù che tra i peccatori "obiettivo" dell'associazione spiccano i divorziati risposati ed i membri del clero con affettività, situazioni spesso al limite del diritto canonico.
In ogni caso l'iniziativa mi sembra lodevole: costruire percorsi di conversione.
Questo mi interessa molto più del gossip di bassa lega.

"Conversione" deriva da "cum"e "vertere", ovvero letteralmente "girare insieme".
Come chi cammina da solo per le sue strade, ma all'improvviso incontra un amico e sceglie di ritornare indietro insieme a lui.
"Cum-vertere" è anche il moto di chi ambisce ad un vertice comune, ad una radice condivisa.
Per cui mi immagino la Con-versione come il con-fluire di diversi torrenti, ognuno dei quali percorre la sua strada, affronta le sue asperità, supera i suoi impedimenti e alla fine unisce il suo contributo d'acqua a quello degli altri per diventare fiume e "con-correre" verso la foce.
Forse per questo il profeta Eliseo sceglie un fiume, il Giordano, per purificare Naaman il Siro dalla lebbra e lasciarlo Con-vertirsi al Dio d'Israele (2Re 5,1-17).
E magari per questo Giovanni il Battista - il più grande "tra i nati di donna" (Mt 11,11) - sceglie ancora il Giordano, per operare il battesimo di Con-versione e perdono dei peccati che aveva predicato (Lc 3,3).

Battesimo di Gesù nel Giordano,
Chiesa della Trinità (Piano di Sorrento)


In definitiva la Con-versione paga due volte: paga chi si converte che trasforma il suo moto verso la foce da quello singhiozzante del torrente a quello dirompente del fiume; paga la comunità che riceve chi si converte, che acquisisce un bagaglio supplementare di esperienze senza doverne fare necessariamente conoscenza diretta.

In questo frangente, troppo trascurato dalla Chiesa Cattolica, mi sembra particolarmente azzeccata l'iniziativa di Don Sante.
Nelle comunità cattoliche il peccato è taciuto e disconosciuto: l'apparenza di santità è da preservare al punto da rendere sconveniente perfino parlare di peccato.
Si finisce per lottare contro un nemico che non si conosce, che nemmeno si sa se c'è.
Proprio per questo c'è bisogno di persone che, forti di un'esperienza di con-versione, abbiano il coraggio di chiamare per nome i propri peccati ad alta voce.
Non è forse questo che intende Ezechiele quando dice (Ez 3,18; 18,23 e 33,11):
"Non voglio che l'empio muoia, ma che si Con-verta e viva"???

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