6 ottobre 2010

[QEV] Pane Quotidiano

http://maurobiani.splinder.com
La questione che mi pongo è questa:
"La ricchezza per un cristiano è da considerarsi un bene o un male?
E' una cosa ammissibile o andrebbe perseguito il pauperismo più stretto?
E qui mi riallaccio a vecchie discussioni sullo sfarzo delle Chiese, la ricchezza delle casse vaticane, i bimbi poveri che muoiono di fame, bla bla bla...

Pongo la domanda proprio ora, dopo essermi debitamente accertato che si è chiuso il ciclo di Vangeli domenicali dedicati all'argomento.

Cosa ne ho dedotto?
Che - a parer mio - nemmeno Gesù Cristo pensava che la ricchezza era un male; non in senso assoluto, almeno.
Lui sottolinea però un rischio connesso alla ricchezza più che a ogni altra realtà materiale: l'asservimento.
Perchè la ricchezza tende ad isolare dagli altri, innescando i meccanismi perversi dell'Avidità, ovvero la necessità del prendere, e dell'Avarizia, ovvero la difficoltà nel dare.
L'individuo si scava così una sorta di abisso intorno, impedendosi qualsiasi relazione costruttiva con gli altri: questo è ciò che va contro il Vangelo!
Ecco perchè "non si può servire Dio e il Denaro" (Lc 16,13)!!!

C'è di più.
Il termine "ricchezza" oggi ha una connotazione un po' diversa da quella di 2000 anni fa.
Allora misurava campi, capi di bestiame, schiavi e gioielli: una capra era una capra, non esistendo capre turbodiesel, nè con pezzatura griffata Alviero Martini.

Oggi invece la ricchezza ha a che fare con la quantità di consumi e con la qualità della vita.
Voglio dire che oggi la ricchezza non si persegue più soltanto per accumulo; esistono altri sistemi: arrampicamento sociale, carrierismo, speculazioni, etc.

Se davvero la Chiesa si sforzasse di "Dire Dio all'uomo, oggi", questo dovrebbe dire in ogni piazza, in ogni omelia, davanti ad ogni platea:
Nessuno dei sistemi suddetti è compatibile con il culto di Dio.

Basterebbe avere credibilità nel dirlo...

Nessun commento:

Posta un commento