20 dicembre 2009

[QEV] Ad ventum - III

Senza fissa dimora - Giuseppe


C'è una presenza che mi parla nel dormiveglia e mi rivolge sempre la stessa Parola:

"Prendi con te"

"Prendi con te Maria come sposa";
"Prendi con te tua moglie e tuo figlio; parti per l'Egitto";
"Prendili con te e torna a Nazareth".
Magari pensa che sia un carrettiere, di quelli che tirano su gente e li portano da una parte all'altra.

"Prendi con te"

E' un imperativo morbido, me ne accorgo dall'inflessione dalla Voce.
E' una richiesta di urgenza pressante, come si trattasse di un fatto cruciale per l'Umanità; eppure nella Voce mai traspare la volontà di impormi la scelta.

"Prendi con te"

Perfino le mie orecchie dure di falegname riconoscono le Parole rivolta a Mosè per donare l'acqua ad Israele nel deserto:

"Prendi con te alcuni anziani di Israele.
Prendi con te il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va."


Per questo seguo quelle Parole come la pialla segue la linea naturale del legno, senza sbavature, senza chiedere ricompensa né manifestare disagio per la mia condizione.

Nella luce dell'alba, superata questa notte prodigiosa, sparite le apparizioni celestiali, congedati i pastori adoranti, guardo la mia Sposa ed il Bambino sul suo grembo e realizzo che questa mangiatoia non è meno  Casa per me di quella in muratura costruita in gioventù a Nazareth.
La mia Casa mi è sempre accanto, perché è quanto riesco a Prendere con me.

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