13 dicembre 2009

[QEV] Ad ventum - II

Senza fissa dimora - Mosè


Mosè, che vuol dire "Salvato dalle acque".

Salvato dal Nilo, che inghiottì i neonati d'Israele ma per me fu via di salvezza.
Il Fiume che gli egizi venerano come un dio, gli impiantò in grembo il più grande rivoluzionario che abbiano conosciuto, il più potente profeta del Dio straniero.

Salvato dal Mar Rosso, docile a ritrarsi per consentire il nostro passaggio, lesto a richiudersi e travolgere l'armata del Faraone.

Salvato dall'acqua che zampilla per miracolo dalla roccia nel deserto, quando il popolo era già pronto a linciarmi e ad abbandonare il mio Dio.

Salvato pure - contro la mia volontà - dall'immergermi nell'acqua del Giordano, promessa a nostro padre Abramo ed a noi, sua discendenza.
Non mi sarà dato bagnarmi in quell'acqua verso la quale per quarant'anni ho condotto il mio Popolo.

Il compito di un padre è portare la figlia fino alla soglia della stanza nuziale.
Lì finisce il suo compito di guida, lì diventa ospite sgradito.

Così capiterà anche a me con questo Popolo che ho educato come un figlio.
E come un padre affogherò l'Amarezza del distacco con la consapevolezza della Gioia che lascio come mia Eredità.
Non altra eredità che questa, non altra Casa che Israele.

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