20 marzo 2009

[QEV] IV di Quaresima - Lamentazione di Profeta

Quest'anno il coro della mia congrega è affidato ad un musicista affermato a livello internazionale.
In realtà quasi mai ci dirige, piuttosto lascia ad uno di noi questa incombenza, mentre lui si dedica all'ascolto.
Poi, strofa per strofa, voce per voce, con straordinaria pazienza regola volumi sballati, sincronizza cadenze sbilenche, ripristina armonie ridotte a distorsione.

Raramente capita che sia lui a dirigere.
Si mette davanti a noi su di uno scalino, chiude gli occhi, solleva le mani per aria e trattiene il fiato per qualche secondo.
Poi compie un gesto deciso ma non brusco - come di pianista che attacca a suonare - fermando le mani a mezz'aria, su di un'ipotetica tastiera posta davanti a lui.

Da quel gesto fino alla fine delle strofa succede che lui suona il coro.

Non saprei descrivere diversamente il fatto che ad ogni movenza, in maniera assolutamente non concordata, corrisponda una immediata modulazione di timbro, di inflessione, di potenza vocale.

Vado convincendomi che perfino un coro meno che amatoriale come il nostro possa essere valorizzato da un maestro ricco di capacità espressiva, così come uno strumento artigianalmente imperfetto può offrire esecuzioni memorabili se affidato ad un musicista che sappia trasformarne i difetti in peculiarità.


Lamentazione di Profeta

Natan rimprovera Davide - Davide penitente

Mi fa ridere il fermento che c'è nel mio popolo per i Profeti.
Chi ci crede eroi, chi autorità religiose e chi semplicemente invasati.

Profeta
, invece, è CUSTODE.

A me, come ad infiniti prima e dopo di me, è affidata una porzione di Bene, un avamposto di Salvezza, da difendere e condividere con gli uomini del mio tempo.

Io, in particolare, sono stato oltremodo sfortunato nell'attribuzione.
Ad altri sono toccate in sorte Parole formidabili, opere miracolose.
A me soltanto un gesto: io sono al mondo per puntare un dito contro.

Contro chi?
Quando?
Quante volte?
... e se avessi già perso l'occasione?


Avere la certezza della propria missione senza conoscerne i dettagli è il destino sciagurato del Profeta.

Mentre attendevo che le risposte alle mie domande si manifestassero, non ho mai smesso di esercitare il mio gesto.
Ho imparato a modulare la forza nell'avambraccio, ho provato ogni posizione della mano, l'ho accompagnato con qualche esclamazione: "Sei stato tu", "E' colpa tua"... poi, più avanti negli anni, "Ecco l'uomo!" - questa suonava particolarmente bene - ed infine, come per folgorazione, "Tu sei quell'uomo".
Non so ancora che senso ha, ma capisco nel profondo che questa è la frase del mio gesto.

Di tutto ho immaginato per dare un senso a questi anni di esercizio.
Mi sono prefigurato ogni situazione, ho fantasticato sugli scenari più incredibili.
Tutto fuorchè l'eventualità di puntare il mio dito contro il Re d'Israele.

Ora questo mi viene chiesto, e non nascondo il mio timore.
Ma troppo grande è il fardello che dovrei sopportare altrimenti.


Sarò vento impetuoso - Ruah - che si abbatte sulla reggia, ne spalanca i portoni, ne risale le scale, ne sconquassa le stanze.
Mi fermerò solo quando, in piedi davanti al mio Re, con un dito puntato come una spada sulla sua faccia gli avrò gridato contro "Tu sei quell'uomo!!!".

Un attimo dopo non sarò più Natan il Profeta, ma soltanto Natan di Gerusalemme: facciano pure di me quello che vogliono.

Domine labia me aperies, et os meum annuntiabit laudem tuam
Aprirai le mie labbra, Signore, e la mia bocca annunzierà la Tua lode

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