25 settembre 2007

[QEV] - Economia del Bene

"Se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?" (Lc 16,11)

Questa frase mi rimbalza in testa da domenica scorsa.
Di che ricchezza si parla? Chi può "darmi la MIA ricchezza"?
Nessuna certezza, solo idee... e quella più verosimile è questa : la ricchezza di cui si parla è la Grazia.
Se non sappiamo amministrare la Grazia altrui, che viene cioè da Dio, allora a nostra volta non avremo la grazia, nostra ricchezza.
Beninteso, mi rendo conto di quanto suoni forte cio che ho appena detto: in che modo, infatti, possiamo mai NOI farci amministratori della Grazia di Dio ?
Sotto questo interrogativo si nasconde un profondo fraintendimento del termine "amministrare", che è alla radice di molti mali della società moderna.
"Amministratore" deriva da "ad ministrum", ovvero "ministro, servo preposto ad una specifica mansione".
Non mancheranno in futuro occasioni per interrogarsi sulla natura del Potere e sulla sua essenza di servizio; per il momento però ci basti questo, ovvero la consapevolezza di doverci fare servi, ministri, "amministratori" appunto, della grazia di Dio.
Ma questa consapevolezza non basta... un bravo amministratore delle cose di questo mondo fonda il suo operato sulle leggi fondamentali dell'economia, intesa come scienza che studia la gestione dei beni.
Allo stesso modo un "Amministratore della Grazia" dovrebbe cimentarsi nello studio approfondito della scienza che studia l'amministrazione del Bene, che chiameremo Economia.
Su che leggi si fonda dunque l'Economia?
Proviamo a scoprirlo tracciando un parallelismo tra Economia ed economia.
Un noto fondamento dell'economia di questo mondo stabilisce che il prezzo di un bene stabilisca l'equilibrio tra la domanda e l'offerta.
Qual'è l'analogo di questo principio nell' Economia del Bene?
Innanzitutto occorre considerare che l'offerta del Bene deve necessariamente sovrabbondare la richiesta.
Questo ci è ricordato costantemente nei Vangeli, fino al precetto più alto:

"Ama il prossimo tuo come te stesso" (Mt 19,16-19)

Ma se dunque l'offerta del Bene è sovrabbondante, allora non esisterà un giusto prezzo da fissare... il Bene è semplicemente GRATUITO.

Allora, scusatemi, ma io Amministratore del Bene sono disorientato: devo amministrare il Bene per conto di Dio, ma lo devo offrire in misura sovrabbondante, azzerando così ogni aspettativa di profitto... mi aspetterei, invece, che esistesse almeno una forma di "investimento", per così dire, qualcosa che faccia fruttificare il Bene che io offro.
Occorerebbe ad esempio un Bene rifugio, come l'oro o il mattone nei mercati di questo mondo.
Ecco che farebbe qualche nostro amministratore disonesto, a suo modo pari di quello descritto in parabola... userebbe i suoi averi per costuire una casetta di notte, di nascosto ed attenderebbe il primo condono per far fruttificare il suo investimento.
Anche nell'Economia del Bene esiste un Bene rifugio: il Perdono.
Il Perdono è Bene rifugio perchè fa girare l'Economia, perchè il mio piccolo Perdono di oggi innesca un circolo virtuoso, un Perdono a cascata, un fiume di Perdono che si ingrandisce di persona in persona, un fiume in cui si versa poco e da cui si attinge molto... ecco il Bene Rifugio!
Così si passa dal condono al Perdono.
E da questi poi al Dono.
Perchè una volta acquisiti i Beni Rifugio, fatti fruttificare i nostri investimenti, allora raggiungeremo il più grande dei profitti, che però, come dicevamo prima è anche la più grande delle gratuità: il Dono, appunto.
Ed in questo possiamo solo imparare da un Maestro mirabile:

“Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13)

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