21 giugno 2010

[VM] Lost Generation

Domani a Pomigliano gli operai della FIAT voteranno un referendum folle, che in definitiva pone la domanda:


"Vuoi lavorare o preferisci la disoccupazione?"

Inutile dire che l'esito è scontato.

Al referendum si arriva perchè la FIOM si è opposta all'accordo firmato di buon grado da CISL e UIL in cui - tra gli altri punti - si indica (cfr. punto 13 - "clausola di responsabilità") che i lavoratori rinunciano perfino al diritto di sciopero: chissà con che strumento pensano i due sindacati di difendere i propri iscritti...
La decisione della FIOM ha scatenato le reazioni piccate della maggioranza, risentite di Confindustria, equilibriste della minoranza.
Assordante silenzio dai vertici dello stato, intenti a discutere di intercettazioni e secessione.

L'unica parola che mi è parsa VERA, l'ho sentita da Vendola:

"La solitudine della Fiom  è la cartina di tornasole del degrado sociale nel nostro Paese"

VERA perchè un sindacato che rinuncia a cuor leggero al diritto di sciopero ed alle altre conquiste di un secolo di lotte dei lavoratori è solo un mazzetto di tessere d'iscrizione, alla pari dei circoli di tennis.
VERA perchè realmente a Pomigliano si istituisce la liceità dell'agire in deroga ai contratti nazionali, in nome della globalizzazione e del basso costo della manodopera altrove.
VERA perchè naturalmente non c'è motivo di credere che la FIAT applichi a Pomigliano criteri diversi rispetto a Melfi, Cassino, Torino, etc... (discorso diverso per Termini Imerese dove, prese le sovvenzioni e completato lo scempio paesaggistico, si chiuderà a breve).
VERA perchè è altrettanto ovvio che - a cascata - ogni imprenditore tirerà fuori la sua Polonia da evocare per giustificare il medesimo trattamento da somministrare ai propri dipendenti.


Oggi il mio contratto a progetto mi pare un po' di più carta straccia.

Mi vengono in mente considerazioni amare.
Leggevo qualche giorno fa di alcune ricerche - sarò grato se mi segnalerete la fonte che ho perso - secondo cui per le generazioni odierne è impossibile raggiungere il tenore di vita dei propri genitori.
Quando si è trattato di affrontare la globalizzazione, si sono presentate diverse strade da percorrere: investire in innovazione e ricerca, proteggere la qualità dei prodotti, ridurre l'incidenza del cuneo fiscale su aziende e lavoratori.
I nostri politici hanno scelto l'introduzione del precariato, al grido di "Noi non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani!".
Quello che hanno risparmiato i nostri padri, lo pagheremo con gli interessi ogni giorno della nostra vita.

Il futuro della mia generazione è stato scientemente e premeditatamente svenduto per mero calcolo politico.

A questo si aggiunge lo sberleffo di chi, arroccato arcignamente sulla sua poltrona, ci delizia dell'appellativo di "bamboccioni".

Prima che si manifesti il primo conato di vomito, arriva un ricordo a sollevarmi, lieve come una carezza.

Un Papa operaio - lui lo era stato davvero, diversamente dai politicanti nostrani - venuto da Roma apposta per sedersi alla mensa con gli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia, in odore di licenziamento.
Qui il Suo discorso di allora, che mi pare inopportuno sintetizzare.

..purtoppo era il millennio scorso, e pare che anche il Papa oggi abbia altre gatte da pelare...

Nessun commento:

Posta un commento