15 ottobre 2009

[QEV] L'ago e il cammello

Parlo un po' di Dio, che è tanto che non tocco l'argomento.

"È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio"
(Mc 10,25)

Vado chiedendomi: "Ma cosa c'entra il bestione con quella minuscola fessura???"
E subito Google mi indirizza su fior fior di esegeti, che sottolineano un difetto di trascrizione - da "kamilos" ovvero grosso cavo, cima da ormeggio a "kamelos", ovvero cammello, per l'appunto.
Il che restituisce senso perfetto alla frase: è più semplice far passare il tirante per la cruna dell'ago che entrare nel regno abbracciati alle ricchezze.
Chiuso il discorso? Nemmeno per idea.

Perchè purtroppo mi viene difficile credere che la Provvidenza abbandoni la Parola all'incuria dell'uomo. Magari un difetto di trascrizione nasconde un Disegno più ampio...
E allora piuttosto scarto il cavo e riprendo a studiarmi il cammello.

Che, a ben vedere, rispetto agli altri animali ha un handicap evidente nel districarsi tra le angustie: la gobba.
Etologia spiccia vuole che in essa il cammello conservi una scorta di liquidi e grassi che gli garantisce la sopravvivenza durante le estenuanti marce desertiche.
Una sorta di riserva che gli permette di muoversi in autonomia, in maniera indipendente da cibo, acqua, beduini e tribù.

Al che mi assale un dubbio.
Vuoi vedere che per passare per la cruna dell'ago c'è bisogno di rinunciare alla gobba?
Vuoi vedere che ci tocca desistere dall'accumulare beni rifugio economici, sociali, affettivi, a cui ricorrere in caso di altrettante "carestie"?
Vuoi vedere che c'è bisogno di disperdere le velleità di autonomia e indipendenza dagli altri e da Dio ed inziare invece a costruire Relazioni?

4 commenti:

  1. Ottima intuizione!
    La nostra fede è prima di tutto relazione: "Amerai il Signore Dio tuo ... e amerai il prossimo tuo come te stesso".
    Riguardo al vangelo io ho spiegato il problema dell'impossibilità del passaggio nella cruna dell'ago con le parole di mio padre: "Cosa ci portiamo nell'aldilà? Non quello che abbiamo avuto, ma ciò che siamo stati". E noi siamo le relazioni che abbiamo intessuto, ad esse siamo debitori di noi stessi (cfr Paolo a Filemone).
    Ho concluso l'omelia dicendo "si può essere giusti e non felici, ma se si è felici si sarà anche giusti".
    Pace e bene

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  2. wow, questo post è bellissimo!!
    Mi fa pensare in maniera blasfema credo ad un sub.....!mi spiego meglio: spesso i luoghi più belli in fondo al mare sono cavità strette ed anguste dove un sub con bombole non può accedere, allora cosa fa il sub più intrepido? si sgancia le bombole e procede in apnea per un pò.....ha bisogno di vedere e per vedere rischia e si sacrifica! molla la sua gobba, la sua riserva.....per esplorare e scoprire cose nuove!!!
    è blasfema?....non so......a me piace però.....

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  3. ...fossero tutti blasfemi così!!!

    Credo invece che la Parola sia come un caleidoscopio, in cui ciascuno coglie una sfumatura diversa in funzione del proprio vissuto.

    Fortunata la Comunità che ricompone il puzzle!

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