24 dicembre 2009

[QEV] Ad Ventum - IV


"...di questa Casa che profuma in ogni angolo
faremo il nostro simbolo..."

Quando stanotte sarà proclamata la genealogia di Gesù, sazio di cenone e brillo di vino e liquori, sbadiglierò e proverò tedio.
Eppure, se le mie orecchie fossero più allenate alla Parola, riconoscerei ogni singolo nome, sussulterei ad ogni declamazione, ricordando che a ciascuna di esse corrisponde un capitolo glorioso della storia di Israele.

Nel piccolo cammino di questo mese ho provato a riproporla ad ampissime spanne.
Abramo, Mosè, Giuseppe.
Patriarchi per tre diverse religioni.
Persone che non indugiano a staccarsi dal proprio contesto, da quanto guadagnato e costruito negli anni, sulla base di una Parola che gli è rivolta.
Evidentemente esiste un germoglio di levatura morale nella capacità di mettersi in cammino al momento opportuno, senza badare a quanto fino a quell'istante si è costruito e si rischia di perdere.

A questi tre nomadi ho voluto chiedere il significato della parola "Casa".
Per Abramo è Casa la Discendenza, il frutto del proprio seme giunto in tarda età e del quale è stata promessa sterminata estensione.
Per Mosè è Casa il Popolo, la Nazione che accompagna e accudisce nel deserto.
Per Giuseppe è Casa la Famiglia, le persone di cui riesce a farsi carico in maniera diretta.

Qualunque cosa significhi per voi "Casa":

a chi ha realizzato la sua Casa ed ora la custodisce con attenzione;
a chi la sta costruendo con sforzo;
a chi è stato chiamato a mettersi in marcia, abbandonando quanto costruito;
a chi - come me - mette i passi in fila, confidando che lo portino sulla via di Casa;
Sinceri auguri di Buon Natale e sereno 2010

20 dicembre 2009

[QEV] Ad ventum - III

Senza fissa dimora - Giuseppe


C'è una presenza che mi parla nel dormiveglia e mi rivolge sempre la stessa Parola:

"Prendi con te"

"Prendi con te Maria come sposa";
"Prendi con te tua moglie e tuo figlio; parti per l'Egitto";
"Prendili con te e torna a Nazareth".
Magari pensa che sia un carrettiere, di quelli che tirano su gente e li portano da una parte all'altra.

"Prendi con te"

E' un imperativo morbido, me ne accorgo dall'inflessione dalla Voce.
E' una richiesta di urgenza pressante, come si trattasse di un fatto cruciale per l'Umanità; eppure nella Voce mai traspare la volontà di impormi la scelta.

"Prendi con te"

Perfino le mie orecchie dure di falegname riconoscono le Parole rivolta a Mosè per donare l'acqua ad Israele nel deserto:

"Prendi con te alcuni anziani di Israele.
Prendi con te il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va."


Per questo seguo quelle Parole come la pialla segue la linea naturale del legno, senza sbavature, senza chiedere ricompensa né manifestare disagio per la mia condizione.

Nella luce dell'alba, superata questa notte prodigiosa, sparite le apparizioni celestiali, congedati i pastori adoranti, guardo la mia Sposa ed il Bambino sul suo grembo e realizzo che questa mangiatoia non è meno  Casa per me di quella in muratura costruita in gioventù a Nazareth.
La mia Casa mi è sempre accanto, perché è quanto riesco a Prendere con me.

13 dicembre 2009

[QEV] Ad ventum - II

Senza fissa dimora - Mosè


Mosè, che vuol dire "Salvato dalle acque".

Salvato dal Nilo, che inghiottì i neonati d'Israele ma per me fu via di salvezza.
Il Fiume che gli egizi venerano come un dio, gli impiantò in grembo il più grande rivoluzionario che abbiano conosciuto, il più potente profeta del Dio straniero.

Salvato dal Mar Rosso, docile a ritrarsi per consentire il nostro passaggio, lesto a richiudersi e travolgere l'armata del Faraone.

Salvato dall'acqua che zampilla per miracolo dalla roccia nel deserto, quando il popolo era già pronto a linciarmi e ad abbandonare il mio Dio.

Salvato pure - contro la mia volontà - dall'immergermi nell'acqua del Giordano, promessa a nostro padre Abramo ed a noi, sua discendenza.
Non mi sarà dato bagnarmi in quell'acqua verso la quale per quarant'anni ho condotto il mio Popolo.

Il compito di un padre è portare la figlia fino alla soglia della stanza nuziale.
Lì finisce il suo compito di guida, lì diventa ospite sgradito.

Così capiterà anche a me con questo Popolo che ho educato come un figlio.
E come un padre affogherò l'Amarezza del distacco con la consapevolezza della Gioia che lascio come mia Eredità.
Non altra eredità che questa, non altra Casa che Israele.

6 dicembre 2009

[QEV] Ad ventum - I

Con colpevole ritardo dovuto al periodo di migrazione che sto attraversando, intraprendo il percorso di avvento.
"Intraprendo il percorso", perché "avvento" non è attesa statica di qualcosa che deve accadere, bensì ricerca, moto verso di essa - "ad ventum", verso la venuta, per l'appunto.

Senza fissa dimora - Abramo


75 anni, di cui molti impiegati a risalire l'Eufrate, dal delta fin quasi alla sorgente.
75 anni, in testa alla carovana e scirocco sulle spalle.
Alla fine piantammo le tende in Siria, ad Haran.
Zona verde e lussureggiante, riposo dei cammelli e della membra.
A mio padre sembrò un buon posto in cui morire, a me parve quasi una nuova patria.
"LEKH LEKHAH"
Vai, vattene, per la tua strada.

Allora giù fino al Giordano e lungo di esso.
L'altopiano di Betel, il verde abbagliante, rigoglioso.
Ringrazio Iddio, offro sacrifici, innalzo un altare.
Staremo qui, qui costruirò la mia discendenza.
"LEKH LEKHAH"
Vai, vattene, per la tua strada

La carestia improvvisa, e allora di nuovo in marcia, stavolta verso l'Egitto.
La gloria di quel regno e l'abbondanza del Nilo.
I rapporti difficili con i funzionari ed il Faraone.
L'oltraggio a mia moglie, scelta come concubina.
"LEKH LEKHAH"
Vai, vattene, per la tua strada

E di nuovo indietro, poco più giù di Betel, al querceto di Mamre.
Segni, presagi, promesse, fino all'Alleanza.
Stavolta ci siamo.
"LEKH LEKHAH"
Vai, vattene, per la tua strada

Gherar, terra dei Filistei.
Sara, ormai avanti negli anni, sterile da sempre, miracolosamente incinta.
Isacco nato senza gemiti, con un sorriso.
Questa è la casa che ho cercato negli anni.
"LEKH LEKHAH"
Vai, vattene, per la tua strada

Alla sera siedo all'ingresso della tenda e stendo i piedi verso il fuoco.
Riconosco su di essi grani di sabbia di differenti deserti, fanghi di molti fiumi, piaghe scavate sui passi di montagna.

Non lascio in eredità castelli, palazzi o mura.
La mia Casa sono stati i miei piedi, essi saranno eredità per la mia discendenza.
Possa ricevere ognuno di loro gli stessi piedi, capaci di reagire prima del cuore e della mente quando il vento di "LEKH LEKHAH" soffia più forte.

22 novembre 2009

[WV] Mala Tempora



Visto anche l'apocalittico 2012.
Effetti speciali molto curati - vedi la famosa scena dello tsunami che travalica l'Himalaya - e trama assai poco credibile - vedi la corsa in sottoveste di uno dei personaggi sul ghiacciaio tibetano.

Eppure se ne fa un gran parlare, si scrivono libri, si riesumano teorie cospiratorie e culture millenarie.

Sfilo dallo scaffale "Vita di Noè/Noah - Il salvagente", traduzione dall'ebraico ad opera di De Luca, e ne riporto la quarta di copertina:


"La fine del mondo è già accaduta.
E' descritta nel primo e non nell'ultimo libro sacro,
dura pochi versi del capitolo sesto di Genesi/Bereshìt.
Il creato si disfa sotto la più schiacciante alluvione."


Davvero De Luca ci guida tra quelle pagine che trasudano acqua da ogni Parola, acque che si abbattono dai cieli e acque che si gonfiano dalla terra.
E' un sipario che cala sulla prima creazione e ne risparmia la parte più improbabile, un barcone costruito da un pastore in un bosco.

Buona lettura, con buona pace di Hollywood e della New Age.

20 novembre 2009

[PIF] Non è mio

Quando si conclude la giornata e tutti sono già andati via, abbandona il bastone che usa per sostegno, si lascia andare sulla sua poltrona e contempla.
Rimira gli uffici enormi, pesantemente arredati, le statue in gesso all'ingresso ed il gioco d'acqua che ha fatto installare davanti alla sua stanza.
Con la mano irrequieta liscia le finiture, carezza le maniglie, cerca gli spigoli cromati delle sedie.
Inala profondo, come certi mammiferi che devono imparare l'odore del figlio per poterlo riconoscere.
Come un figlio per lui è quello spazio, e la sua discendenza è - più che altrove - in quell'immagine sfarzosa ed opulenta della sua azienda.

Tutto ha voluto curare - da solo - fin nei minimi dettagli: ha previsto la disposizione delle scrivanie, il dislocamento dei dipendenti, perfino l'orientamento delle mattonelle sul pavimento.
Ha spazzato via non solo chiunque si sia opposto, ma anche chi sia parso non del tutto convinto della necessità di quegli investimenti enormi.
Adesso, a lavoro concluso, affonda i sensi malandati nella sua creatura.

Perchè, prima di tutto, quel posto è un esercizio sensoriale, un orgasmo completo che - per quel giorno ancora - serra le difese della Vita contro gli avamposti della feroce Malattia che si porta dentro.

Così, per pochi minuti al giorno, non c'è più la montagna di debiti su cui quel gioco si regge, scompaiono i creditori e gli ufficiali giudiziari sempre alla porta, sbiadiscono i volti dei dipendenti vessati e disperati.
Esiste solo la violenta simbiosi tra lui e ciò che non è suo.


"Non è mio".
Pensiero resistente come un'incrostazione, sfacciatamente tenace.
Gliel'avrà impiantato la Malattia in qualche recondito anfratto del corpo, per renderne più difficile la rimozione.
L'ha covato involontariamente mentre il suo progetto prendeva forma, finchè ora - ad opera completata - gli è esploso dentro con inaspettata potenza.
"Non è mio" non è capriccio di bambino, è casomai anticipo di una dichiarazione di resa.


Adesso estrae un mazzo di tarocchi, camuffato in un tiretto tra le varie scartoffie.
Glielo regalò la sorella, quando ancora si rivolgevano la parola.
Mescola, alza e tira tre carte.

"Asso di Denari", "La Ruota della Fortuna", "La Morte".

Le osserva.
Sulla faccia scavata, da destra a sinistra, lo attraversa un'ombra di sorriso.
Rimette le carte nel mazzo e, testardo, mescola daccapo.

17 novembre 2009

[POST-IT] Concime



Qualche giorno fa ho raccolto una frase che potevo usare per creare un gruppo su Facebook o pubblicare qui.
Sbagliando consapevolmente, scelgo di pubblicarla qui.

"Periodi di merda capitano a tutti.
Quelli bravi ne fanno concime."

6 novembre 2009

[PIF] L'inseguitore

Roberta insegue.
Lo fa da seduta in uno spicchio di sole sul sagrato malconcio della sua vecchia chiesa.
Insegue con l'irruenza dei suoi venti anni e con una nuova cicatrice sul cuore.

Roberta insegue con gli occhi la bara del padre che passa un palmo oltre le facce dure di pochi parenti e tanti creditori.
Quando la bara entra nel carro funebre, Roberta avverte la vertigine di un nuovo tempo, di una nuova stagione di vita alle porte; di riflesso si aggrappa alla sua immaginazione e si lascia portare alla scoperta della sua gioventù andata perduta in una notte d'ospedale.

Guglielmo, accucciato al suo fianco, intanto riversa incessanti carezze, che lei subisce passiva.
Di risposta lo osserva ogni tanto sott'occhio e prova a misurare la distanza che passa tra lui ed un uomo: quando alla fine ne ha una stima precisa, con un sospiro, rinuncia anche all' immaginazione.

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Roberta ora insegue il corteo che si avvia a passo lentissimo per la salita, con la costanza ed il metodo del minatore contro la roccia.
Non spicca la sua assenza in prima fila, non si addicono i suoi tratti gentili e la sua figura minuta alle esternazioni plateali di lutto dei parenti.

Insegue quello sciame finchè non scompare dietro il primo tornante.
Misura le sue energie e capisce che non riuscirà a raggiungerlo.
In quell'istante comprende.
Roberta insegue perchè è partita in ritardo, è stata sorpresa dalla Vita, come un corridore distratto allo sparo dello starter.
Ed inseguirà sempre perchè la Vita non rifiata e non è disposta ad aspettare.

Avverte lo sconforto sulle spalle, come un peso che grava sulla nuca.
Allora siede lì, al centro della strada ancora bagnata di pioggia.
Piange senza lacrime e senza singhiozzi.

Alla fine - con sforzo sovrumano - si rialza e - pur barcollando per il forte senso di nausea - si rimette in marcia per la salita.

2 novembre 2009

[WV] Voce 'e grotte

Grotte di Frasassi



Descrizione: grotta carsica con formazioni calcaree

Luogo: Genga, provincia di Ancona

Costo: 15€ per una visita di 75 minuti

Infrastruttura: vasto parcheggio  di circa mille posti auto con possibilità di tariffazione ad ora, mezza giornata e giornata intera.
Ampio spiazzale con punti di ristoro, vendita souvenir ed area boschiva attrezzata;
Sistema computerizzato di regolazione della temperatura e dell'umidità all'interno delle grotte
    Modalità di visita: si accede in gruppi di una trentina di persone per non sovraffollare le grotte e non alterarne il microclima.
    Prima di iniziare la visita, la guida informa che è vietato appoggiarsi o toccare le concrezioni presenti perchè - ci spiega - le impurità presenti sulle nostre mani inibirebbero la crescita delle stesse.
    Segue approfondita spiegazione geologica della modalità di formazione delle grotte e del processo di generazione di stalattiti e stalagmiti, dettagliando per ciascuna sfumatura cromatica assunta gli elementi chimici che la determinano.

    Aneddoto: All'ingresso nella grotta, davanti allo scenario superbo che si presenta, si sente esclamare in fondo al gruppo: " 'Opp bell, pare nu presepio!! " [Troppo bello, sembra un presepe]

    Mi giro e scopro un signore intento a filmare il tutto con il cellulare.
    La guida lo richiama, sottolineando che l'Ente che ha in gestione le grotte ne detiene anche i diritti d'immagine.
    Il signore si scusa, annuisce mortificato, attende che la guida riprenda la spiegazione e ricomincia imperterrito.
    Durante il percorso di tanto in tanto la guida lo richiama di nuovo - in un crescendo di disperazione -, lui si ri-scusa, finge di ri-mortificarsi e infine di nuovo ri-comincia.
    Dopo oltre un'ora di percorso e di spiegazioni dettagliatissime della guida sul processo di gocciolamento che forma stalattiti e stalagmiti, una goccia caduta dalla volta centra in pieno l'obiettivo del cellulare del signore.
    Lui - come se si rivesvegliasse all'improvviso - strattona il figlio e gli dice: "Bell... ma mò jammuncenne, ca cà ce chiove aint!!" [Bello... ma adesso andiamocene, che qui ci piove
    dentro!!]

    25 ottobre 2009

    [WV] Fede 2.0



    ...perchè sennò mi perdo in gran giri di parole, mentre la Fede si rivela ai piccoli e la Sua testimonianza è resa con gesti semplici...

    20 ottobre 2009

    [PIF] Fortissimamente Piano

    Ieri mi sono estratto queste parole:

    http://www.nuotopiano.it/2009/10/19/fortissimamente-piano/

    Le ho estratte con il dolore di un dente e con l'attenzione di un parto.

    Mi è piaciuto raccontare storie non mie, ma questa è mia e con maggiore urgenza ho bisogno di dirla.

    Sarò grato a chi passando di qui deciderà di saltare sull'altro blog e lasciare lì un segno di solidarietà.

    15 ottobre 2009

    [QEV] L'ago e il cammello

    Parlo un po' di Dio, che è tanto che non tocco l'argomento.

    "È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio"
    (Mc 10,25)

    Vado chiedendomi: "Ma cosa c'entra il bestione con quella minuscola fessura???"
    E subito Google mi indirizza su fior fior di esegeti, che sottolineano un difetto di trascrizione - da "kamilos" ovvero grosso cavo, cima da ormeggio a "kamelos", ovvero cammello, per l'appunto.
    Il che restituisce senso perfetto alla frase: è più semplice far passare il tirante per la cruna dell'ago che entrare nel regno abbracciati alle ricchezze.
    Chiuso il discorso? Nemmeno per idea.

    Perchè purtroppo mi viene difficile credere che la Provvidenza abbandoni la Parola all'incuria dell'uomo. Magari un difetto di trascrizione nasconde un Disegno più ampio...
    E allora piuttosto scarto il cavo e riprendo a studiarmi il cammello.

    Che, a ben vedere, rispetto agli altri animali ha un handicap evidente nel districarsi tra le angustie: la gobba.
    Etologia spiccia vuole che in essa il cammello conservi una scorta di liquidi e grassi che gli garantisce la sopravvivenza durante le estenuanti marce desertiche.
    Una sorta di riserva che gli permette di muoversi in autonomia, in maniera indipendente da cibo, acqua, beduini e tribù.

    Al che mi assale un dubbio.
    Vuoi vedere che per passare per la cruna dell'ago c'è bisogno di rinunciare alla gobba?
    Vuoi vedere che ci tocca desistere dall'accumulare beni rifugio economici, sociali, affettivi, a cui ricorrere in caso di altrettante "carestie"?
    Vuoi vedere che c'è bisogno di disperdere le velleità di autonomia e indipendenza dagli altri e da Dio ed inziare invece a costruire Relazioni?

    9 ottobre 2009

    [PIF] Scacco Matto

    Apparecchierò anche stasera la misera cena - posto per uno, oltre che per la sola stella nella fetta di cielo a sbarre che mi spetta.
    Poi, sparecchiato il tavolo d'acciaio, disporrò al centro la scacchiera consunta e su di essa i pezzi, uno ad uno.
    Dal nero al bianco, dalla torre al re ed infine i pedoni.
    Quando anche l'ultimo di loro avrà occupato il suo posto ci sarà una pausa di silenzio e poi la voce rauca di 'on Gaetano detterà: "C2 in C4".
    Venticinque anni ad una parete di distanza ed ogni sera la stessa apertura.

    Devo tutto a lui, che mi ha preso ragazzo di strada e mi ha insegnato un mestiere.
    Assassino per necessità, imparai ad uccidere senza pietà, rancore, esaltazione e perfino senza infliggere sofferenza.
    Togliere una vita, del resto, richiede la delicatezza dello spegnere candele con la forza del fiato.

    'on Gaetano gioca sempre la stessa partita, variante della Inglese.
    Io seguo il suo gioco, sicuro che al momento propizio tentennerà con l'alfiere.
    Come quando ci presero insieme, in spedizione per un regolamento di conti: feci appena in tempo a buttare la pistola nel fiume. Lui esitò, infliggendosi dieci anni di pena aggiuntivi, a cominciare da domani.

    Sono tentato di fargliela vincere stasera.
    Lui non gradirà, ma merita almeno questa soddisfazione.
    Che mondo surreale tra queste sbarre, dove ogni sera combatto e vinco con un pugno di pedoni contro il mio capoquartiere...

    -----------------------------------------

    Ho atteso così a lungo la libertà da dimenticarmi anche il perchè.
    So solo immaginare cosa mi aspetta fuori: nessuno ad attendermi o magari qualcuno che mi riproponga il vecchio ufficio.
    Forse ci sarà pure il resto delle stelle, quelle che da qui non riesco a vedere, sempre che intanto non siano cadute.

    Invece qui dentro, nel cortile all' altro estremo del corridoio, domattina mancherà solo il mio cavalletto e l'odore delle mie tempere.
    Pazzesco iniziare a dipingere in carcere, eppure rimedio efficace alla Noia.
    Copiatori di dipinti, 'on Gaetano ed io.
    Li studiamo in cella tutto il giorno, memorizziamo la sequenza dei colpi di pennello come mosse sulla scacchiera e le riproduciamo su tela a velocità pazzesca nell'unica ora in cui ci è concesso.

    Vado cercando Libertà all'esterno, mentre vorrei soltanto completare il Chagall a cui lavoro da un mese.
    Vado cercando Libertà fuori e mi accorgo che la mia Libertà ormai è qui dentro, con questa gente e tra queste sbarre.

    Scacco Matto.

    1 ottobre 2009

    23 settembre 2009

    [POST-IT] L'erba del vicino

    Apprendo che il Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana giustifica l'impiego di truppe in Afghanistan per la lotta alla corruzione e al narcotraffico.

    In Afghanistan!?!?!?














    Le Vele, Scampia: scempio paesaggistico e capitale mediterranea del narcotraffico

    17 settembre 2009

    [WV] Tramonto ai Maronti

    Da Come la vedo io


    ... ecco, per chi ha letto gli ultimi post, quando parlavo di tramonto ai Maronti intendevo esattamente questo.

    12 settembre 2009

    [PIF] Il conto (3/3)

    La settimana successiva, approfittando della mezza giornata di riposo ed esercitando delicate pressioni, George l'aveva convinta a fare il giro dell'isola.
    Si era fatto prestare per l'occasione il vespino di un collega in servizio e l'aveva portata sul Monte Epomeo, con la scusa di sfuggire alla calura, per ubriacarla di mare ed orizzonte.
    Poi si erano tuffati a perdifiato verso i Maronti, per raccogliere l'ultimo raggio di sole depositato sulla spiaggia.
    Avevano fatto il bagno di notte, vestiti, avvolti di luna e di stelle, e poi l'amore in spiaggia, spontaneamente, senza timore di essere visti. Ed ancora, di nuovo, per il resto della notte, in albergo.

    Al risveglio Margherita - questo il nome di lei - non trovò George al suo fianco.
    Naturalmente lui era già in servizio.
    Le aveva lasciato la colazione in camera, un tulipano sulle lenzuola ed accanto la scritta "Un fiore per Margherita" sul retro di uno scontrino stropicciato.

    Per la prima volta le si accese in mente la parola "tradimento".
    Come se fino a quel momento avesse rimosso di essere sposata.
    Ed insieme a quel pensiero, il terribile dubbio di avere perpetrato piuttosto tradimento a se stessa nei precedenti anni di matrimonio.


    Margherita ci mise un po', assorta com'era nelle sue considerazioni, a sentire il cellulare che squillava.
    Accettò meccanicamente la conversazione e subito le parve di riconoscere dall'altro capo l'odore freddo e viziato di aria condizionata.
    La investì la voce squillante del marito, Ministro della Repubblica, che esclamava esultante:

    "Margherita, ce l'abbiamo fatta!
    Li mandiamo tutti a casa: neri, gialli e marrò.
    Motivi di sicurezza, di igiene, di salute, di ordine pubblico.
    Abbiamo appena concluso la votazione al Senato e quindi da domani sono in ferie.
    Ci vediamo lì domattina".

    Seguì il tono fastidioso di fine conversazione.



    Lei restò immobile un minuto, o forse un'ora.
    Infine si avvolse nel lenzuolo e andò sul terrazzino della suite.
    Accese una sigaretta, tirò le prime due boccate e poi, con la grazia di chi spicca il volo, si lanciò nel vuoto.

    8 settembre 2009

    [PIF] Il conto (2/3)

    George si imbarcò in una tersa giornata di ottobre, risalì l'Italia con viaggio di gran lusso rispetto a quelli a cui si era sottoposto prima di allora, e finì a Napoli, dove intanto pummarole non se ne raccoglievano più, ma in compenso si vendevano ancora cd falsi e borse LuìUitton.

    Fu tra una retata al porto ed una notte a Gianturco che gli si accostò un distinto signore, senza guardie del corpo ma per scherzo del destino anch'egli in ampia camicia di lino.
    C'era da far "spuntare" una piscina in un Grand Hotel a Ischia.
    C'era da farlo a febbraio, il mese più corto dell'anno ma anche quello in cui l'isola è vuota.
    Nessuna noia dalle forze dell'ordine, già si era tutti d'accordo.
    28 giorni, lavoro finito, nessuna paga ma vitto e alloggio a cinque stelle: prendere o lasciare.
    George prese.

    La piscina fu completata il 25 febbraio.
    Lui dormì tutta la giornata e quella seguente.
    Quando finalmente si svegliò cacciò in fretta le poche cose nel borsone -lo stesso di sempre- ed andò via.


    La segretaria lo raggiunse distrutta al molo.
    Era scalza, con le scarpe in mano e colava trucco.
    Nell'altra mano aveva una busta con un po' di soldi, premio spontaneo da parte del proprietario.
    Appena le passò il fiatone, gli chiese di entrare a far parte del personale come inserviente.
    "Naturalmente a nero" - si affrettò a precisare.
    George scoppiò a ridere.

    Così era finito lì, sulla soglia dell'albergo in quel 25 luglio, 34 gradi all'ombra, tasso di umidità 90%.
    Era tutto impegnato a caricare le innumerevoli valigie di una rotonda signora americana quando la vide arrivare dalla strada principale.

    Staccava netta dalle altre figure, pareva che nemmeno toccasse il suolo, che volasse, in quel turbinio di ricami e merletti bianchi.
    Per tutto il percorso George non le tolse gli occhi di dosso, pur continuando il suo ufficio.
    Quando lei giunse all'ingresso dell'albergo, gli infilò uno sguardo tra gli occhialoni da diva e l'ampia falda del cappello.
    Lui per risposta le accese un sorriso sulla sua faccia nera che brillava come luminaria di festa di paese.
    La marca degli occhiali era Louis Vuitton, come George non aveva mai visto scritto.


    P.S. Grazie ad entrambi!!

    6 settembre 2009

    [PIF] Il conto (1/3)

    Ad un metro dall'ombra di palme e finte felci, impeccabile nella sua livrea, George sfidava il caldo soffocante di quella afosa estate ischitana.
    Impresa disperata per ogni altro inserviente del Grand Hotel, ma non per lui, abituato per nascita al sole equatoriale.

    Anni prima aveva visto arrivare al suo villaggio uomini bianchi in ampie camicie di lino scortati da guardie governative: non aveva avuto esitazione.
    Era un presagio peggiore del volo dell'avvoltoio o della risata sinistra della iena.
    Sarebbero seguiti a breve carotaggi, trivellazioni, pozzi di estrazione, avvelenamento dell'aria per i fumi prodotti e delle acque per gli scarti di lavorazione.

    Quel giorno George non disse una parola, soltanto entrò nella capanna deserta, raccolse le sue cose nel borsone, rubò i pochi soldi ai fratelli e si incamminò lungo l'unica via.

    Quando arrivò in fondo al villaggio, sua madre era già lì ad aspettarlo:
    "Stai scappando?" - chiese dimessa.
    "Vedi altra scelta?"
    "Dove andrai?"
    "Deciderò strada facendo."
    "Se ci trattano così nella nostra terra, credi che ti daranno asilo nella loro?"
    "Non vado a chiedergli asilo.
    Vado a presentargli il conto."

    Da allora un'odissea di un anno, deserti attraversati in corriera, mestieri arrangiati per mangiare, tante nazioni, pochissima acqua, nessuna voglia di tornare indietro.

    A Monastir, vendendo anche l'inglese minimo che aveva appreso da piccolo all'opera missionaria, si era reinventato guida turistica.
    Ci guadagnava da vivere ed anche un po' di più, al punto che qualche sera aveva perfino pensato di stabilirsi lì.
    Ma ogni volta, attendendo il giorno dopo i turisti davanti al loro albergo, gli era tornata in mente la sua terra straziata e le parole di commiato a sua madre: aveva ancora un conto da presentare.



    Le chiamo "parole in fila", chè "racconto" trasuda saccenza.
    La storia si compone di tre parti,
    ma prima vorrei sapere se vale la pena andare avanti
    o piuttosto trovare altro da fare
    .

    30 agosto 2009

    [WV] Ozio Creativo

    Di ritorno dalle ferie riposato, ritemprato ed anche con qualche nuova idea da proporre di qui a breve sul blog.

    L'unico neo del periodo estivo è stato apprendere tardivamente della programmazione al Festival di Ravello di un incontro con Erri De Luca e - a seguire nella stessa giornata (!) - dello spettacolo teatrale di Gioele Dix, in cui l'attore ripercorre la carriera di Giorgio Gaber.

    Colpito feralmente da questa notizia ho vagabondato per concerti jazz, spettacoli teatrali e mostre pittoriche, finchè non mi sono imbattuto esattamente in quello che ci voleva per risollevare il tasso culturale delle mie ferie: l'Expo Ischia.

    ...neanche Marco Marfè si sono voluti risparmiare...

    Se questa è la "Fiera dell'Europa Mediterranea", non resta che emigrare verso il Mar Baltico.

    20 agosto 2009

    [VM] Niente di più

    Niente di più seccante che attendere ad oltranza un compagno di allenamento, vedendo sfumare con i minuti che passano l'opportunità preziosa di nuotare.

    Niente di più liberatorio che tirare su le poche cose che servono - costume, occhialini e poco altro -, cacciare tutto nel sacchetto che in estate funge da borsa ed andare in piscina, solo, staccato da tutto e da tutti.

    Niente di più refrigerante dell'entrata del tuffo - brivido che corre lungo la schiena - nell'ora in cui la canicola allenta la morsa ed il sole abbassa i suoi raggi.

    Niente di più regale del velo nuziale di schiuma che segue l'emersione durante la rana. Non posso vederlo ma so che c'è.

    Niente di più didattico dell'ombra stampata sul fondovasca, che mima ogni gesto e accentua ogni distrazione.

    Niente di più buffo delle facce assorte dei villeggianti che osservano questo metronomo di carne e fiato marcare vasche su vasche al ritmo esatto di venti bracciate ciascuna, come se fosse uno spettacolo cortesemente offerto dalla direzione del campeggio in cui la piscina si trova.

    Niente di più sorprendente che spingersi dal muro, girarsi sul dorso e scoprire, ancora un metro sott'acqua, che il cielo si è colorato di Notte, senza Luna ma con grappoli di stelle brillanti dappertutto.

    Niente di più armonico dell'antica orchestra di onde e respiro.

    Niente di più di questo, e niente di più.

    5 agosto 2009

    [QEV] Dodici ceste


    La mia pro-zia dovrebbe mettersi a dieta.
    Il sapiente dottorone prova a convincerla alternando toni amichevoli e toni più autoritari.
    Invano.

    Nelle generazioni che hanno attravarsato l'indigenza vige un rispetto sacrale per il cibo, tanto che consumarlo tutto, a prescindere dall'appetito, è considerato un valore.

    Anche io - che per fortuna non ho conosciuto la Fame - ho ereditato questo insegnamento e mi trovo a disagio al tavolo di chi gioca a far palline di mollica e disprezza le parte della carne aggrappata all'osso.

    ------------------

    Guardo queste dodici ceste, traboccanti di quel che avanza della pagnotta ad un morso di bocca sazia.
    Le guardo e provo l'insoddisfazione di chi vorrebbe un appetito più vorace per combattere questo sciupìo.

    Sarà pur vero che "Chi Ama spreca", come ho sentito ripetere tante volte negli anni, ma chi è amato dovrebbe far di tutto per limitare il danno.

    25 luglio 2009

    [VM] Se...



    Se riesci a conservare il controllo quando tutti
    Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
    Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
    Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
    Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
    O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
    O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
    E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

    Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
    Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
    Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
    E trattare allo stesso modo quei due impostori;
    Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
    Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
    O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
    E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

    Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
    E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
    E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
    E non dire una parola sulla perdita;
    Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
    A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
    E a tener duro quando in te non resta altro
    Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

    Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
    E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
    Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
    Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
    Se riesci a occupare il minuto inesorabile
    Dando valore a ogni minuto che passa,
    Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
    E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

    (R. Kipling)

    19 luglio 2009

    [QEV] Via d'Amelio, 17 anni dopo.

    In memoria di Borsellino, e di Falcone con lui.
    A 17 anni dalle stragi ancora se ne cercano i mandanti.
    Eppure basterebbe semplicemente ascoltare con attenzione (in particolare dopo il settimo minuto).
    Altro discorso è se non c'è reale intenzione di ricerca, naturalmente...

    9 luglio 2009

    [POST-IT] Sigilli

    Macinando chilometri in giro per l'Italia con la mia macchinetta, leggo con la coda dell'occhio una scritta su un muro nascosto dietro una curva.
    Quasi inchiodo - fortuna che a quest'ora non c'è nessuno per strada - e metto la retro.
    Dice:

    Il mio Amore per te è la lettera;
    Il tuo Bacio per me il sigillo.

    (...andrebbe istituito un Nobel per le scritte su muri...)

    Per il resto del - lungo - viaggio, me la sono girata e rigirata per la testa.
    Annoto qui solo la prima delle tante sinapsi che si sono accese; è la frase che accompagna l'unzione dei cresimandi:

    Ricevi il Sigillo dello Spirito Santo,
    che ti è dato in Dono.


    Chi riesce a cogliere una certa assonanza, è già su ottima strada.

    29 giugno 2009

    [POST-IT] Time is what you make of it



    Il Tempo dell'Adolescenza affretta il suo scorrere al punto da richiedere il Resto di una Vita per capire ciò che si è vissuto.



    25 giugno 2009

    [QEV] Impunità

    Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;
    (...)
    Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere;
    circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.

    Il frutto dello Spirito invece è Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé..."

    Così scriveva circa duemila anni fa San Paolo nella sua lettera ai Galati (qui il testo integrale).
    Prima che una straordinaria riflessione sul rapporto tra Moralità e Legalità, per i cristiani dovrebbe essere Parola di Dio, e come tale andrebbe proclamata.

    ------------------

    Accidentalmente sono coevo di un Presidente del Consiglio accusato di ogni infamia - valga la presunzione d'innocenza per lui come per tutti - e di un'opposizione che preferisce la paternale alla critica politica.

    Diverso discorso vale per le alte sfere della chiesa (con la "c" piccola, badate bene...), pronte in ogni occasione a criticare la secolarizzazione, ma assordantemente silenti dopo la pubblicazione da parte di "El Pais" di foto come quelle qui di fianco.

    Con sfiducia, finisco inevitabilmente per chiedermi se la Parola di San Paolo non sia diventata di colpo troppo impegnativa da proclamare.

    ...o magari rientra anch'Essa nel lodo Alfano...

    UPDATE: queste le dichiarazioni del cardinale Bagnasco, Presidente della CEI. Non una presa di posizione ufficiale, ma almeno da l'idea che qualcosa si muove.
    Intanto, però, registro il fatto che "gli italiani vogliono così"...

    18 giugno 2009

    [POST-IT] Libertà

    Libertà sta diventando rapidamente il vocabolo più inflazionato negli alfabeti occidentali.
    Purtroppo ho idea che stia diventando anche uno dei peggio utilizzati: in molte lingue mi accorgo che Libertà maschera Tornaconto o fa da paravento ad Interesse.

    A me piace partire dalla definizione di Martin Luther King: "La mia libertà finisce dove comincia la vostra".


    07-04-26-Gabbiano, inserito originariamente da Andrea.Pasotti.

    L'aforisma ha senz'altro valore di definizione, così come ne ha per l'operatore aritmetico di fattoriale la proposizione "Fattoriale dell'intero n è il prodotto di n per il fattoriale di n-1" (*).

    Si tratta di una definizione operativa della Libertà - i matematici direbbero induttiva.

    (*)In un rigurgito ingegneristico mi preme aggiungere
    alla proposizione "assunto che il fattoriale di uno sia uno"

    Posta questa definizione e considerato l'aumento della popolazione mondiale se ne deduce che le Libertà degli individui devono essere ridotte.
    Al più, con grande sforzo di ottimizzazione, si può ambire a lasciarle invariate.


    Chi oggi offre più ampie Libertà o è un prevaricatore o è in cattiva fede.


    A questa minima dimostrazione si può obiettare che, costruendo una realtà artificiale scarsamente popolata, blindata all'immigrazione e magari animata da quel tanto di odio razziale da costringere alla fuga lo straniero, si genera un piccolo disavanzo di Libertà da distribuire a quei cittadini.

    E' inutile aggiungere che l'efficacia di questa politica è quelle della buche nella sabbia usate per arginare la marea.

    14 giugno 2009

    [QEV] Ubi est Veritas?

    Del TG di stasera conserverò l'amara conferma che il compito di spiegare il Decreto Legge sulle intercettazioni non spetta ad un giornalista imparziale e preparato, ma all'eloquenza di Di Pietro ed alle parole illuminanti di Gasparri.
    In base alla più servile delle applicazioni della "par condicio", il giornalista -pur imparziale e preparato - non deve fare altro che appostare l'onorevole di turno e mettergli il microfono a portata di demagogia.

    Al di là della critica sullo stato del sistema informativa italiano, mi preme sottolineare la scomparsa del Fatto ed il sopravvento dell'Opinione: l'operato della Magistratura, i moniti dell'Unione Europea, lo stato dell'economia fotografato dalla Banca d'Italia.... tutto pare potersi dire e contraddire e smentire pur di avere la ribalta nel teatrino politico.


    "Che cos'è la Verità?" vado domandandomi da anni, senza aver ancora trovato una risposta decente.
    Sono certo, però, che Verità non è coltello, che espone lama ed impugnatura, ma pietra d'angolo, buona per costruirci su ogni lato.

    Credo che uno Stato moderno debba custodire gelosamente una matrice di Verità incontrovertibile, un fuso con cui ricucire il tessuto sociale, quando questo si presenta lacero e consunto.

    Dicono che quella matrice sia la Carta Costituzionale, su cui i governanti giurano, e che rappresenta l'insieme dei valori che tengono insieme lo Stato.
    Dicono...

    7 giugno 2009

    [VM] Considero valore

    Con questo post pubblicamente ringrazio chi continua con pazienza ad intervenire su questo blog.

    Diversamente da Facebook, dove un "mi piace" o una frase di due righe non si nega a nessuno, il blog offre la possibilità di articolare pensieri, esprimere concetti e far lievitare Idee.

    Opera a cui è avvezzo il caro Skarabeo, che con il suo ultimo commento mi ha permesso di scoprire questo spezzone di Sanremo, ingiustamente caduto nel dimenticatoio.

    31 maggio 2009

    [QEV] Angeli e Demoni

    A distanza di una settimana dalla visione del tanto pubblicizzato Angeli e Demoni, torno sulla domanda che mi è venuta in mente più volte durante la proiezione:

    Come si fa ad estinguere la Chiesa?

    Il metodo proposto nel film mi sembra piuttosto rudimentale: l'eliminazione fisica dei cardinali riuniti in conclave, benchè di forte impatto mediatico, ha il limite di trascurare i milioni di fedeli e di esponenti del clero sparsi altrove per il mondo.

    Immaginare che vengano tutti sottoposti a Persecuzione - così come avviene quando si rovesciano i governi militarmente - sarebbe, oltre che inverosimile, anche controproducente: ce lo insegna la Storia, in cui la Chiesa stessa ha assunto di volta in volta il ruolo di vittima o di carnefice.

    Un modo più sottile ed efficace di estinguere la Chiesa è proporre modelli di successo basati su antivalori: l'Arroganza di un calciatore affermato, l'Incoerenza di un politico che cambia continuamente schieramento, la Superficialità con cui un tronista sceglie la concubina come al mercato delle vacche.

    (Ribaltando il discorso, appunto qui una piccola provocazione:
    Chi dovrebbe proteggere i cittadini dal trionfo degli antivalori?
    Chi si fa custode della Morale di un Popolo?
    Le Leggi? L'Auditel? La Chiesa?)


    C'è da chiedersi dunque: di che strumenti dispone la Chiesa per non lasciarsi sfinire da questi "anti-modelli"?

    A guardar bene gli arnesi sono gli stessi usati duemila anni fa: Uomini e Spirito (non a caso il post è scritto nel giorno di Pentecoste).

    Occorrono Testimoni Autentici - particolarmente laici, mi sento di dire - in grado di fronteggiare senza alcun imbarazzo la deriva della Morale comune.
    Occorrono Angeli, pur molto terreni, che riescano ad arginare l'orda di Demoni scatenati.

    Com'era in principio, ora, e sempre...

    25 maggio 2009

    [VM] Preghiera per me

    Esposto ad un Male così gratuito, ad un'Ingiustizia così palese, ascolto le violente Parole del più terreno dei Salmi schizzare al cuore con il sangue impazzito:

    Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,
    (...)
    siano bruciati vivi, la Collera li travolga.

    Il giusto godrà nel vedere la Vendetta,
    laverà i piedi nel sangue dei malvagi.

    (Salmo 58)

    Preghiera per me.
    Perchè qualcuno mi aiuti nel sovrumano sforzo di scollinare il pendio della Vendetta e scorgere al di là di esso l'altrui Miseria che implora Compassione.

    17 maggio 2009

    [WV] Scirocco (parte 2)

    Altre volte - di cui una anche in questo spazio virtuale - ho provato a descriverlo maldestramente a parole.

    Qualche giorno fa, invece, mi sono trovato a passare dall'ampia terrazza che affaccia il mio paese sul Golfo di Napoli: aria calda, luce soffusa, sbuffi di ignota provenienza: sembra quasi che affiorino a galla dal fondo del mare per sparpagliarsi in ogni direzione.
    Soprattutto verso il largo.
    Quegli emigranti blu che corrono con forza senza meta - da sempre - destano la mia attenzione.

    Ecco quello che sono riuscito a riprendere con il cellulare

    10 maggio 2009

    [QEV] ...per i miracoli ci stiamo attrezzando...

    Ha suscitato un consistente eco mediatico in questa settimana la presunta guarigione avvenuta a Lourdes di una pellegrina di Frosinone malata di sclerosi multipla.

    Non che sposi tutti i dettami di Santa Romana Chiesa - da alcuni di essi, invero, marco profondissima distanza - ma su un punto trovo totale accordo e perfino ammirazione: la diffidenza verso il Miracolo.
    Deve essere una posizione difficile da sostenere, contro la logica corrente di spettacolarizzazione degli eventi e mercificazione e profitto.

    Il Miracolo più di ogni altro evento mi fa paura, e mi guarderei bene dall'augurarlo.
    Perchè Miracolo è punto esclamativo, senso obbligato sulla via della Fede.
    Con buona pace del libero arbitrio.

    Può un popolo rimanere scettico, mentre asciutto attraversa il Mar Rosso, in mezzo a due immense muraglie di acqua?
    Può resistere il dubbio di Fede in chi ogni mattina per quarant'anni, in pieno deserto, trova manna sufficiente a nutrirsi?

    Il Miracolo segna contestualmente la fine di ogni percorso interiore, è la casella del Monopoli che manda in prigione senza passare dal Via.
    Forse per questo si legge nei Vangeli che Gesù Cristo, prima di ogni Miracolo, sonda la Fede di chi gli sta davanti (ad es. - uno su tutti - Mc 2,5): per non giocare con dadi truccati, per non trasformare la ricerca della Fede in obolo di riconoscenza.

    Che Gloria ne ha Dio da una Fede coercitiva?
    Quale Amato può costringere all'Amore?

    Oppure, forse, ha ragione Lello, qui sotto: ci sono davvero Miracoli da 50 punti e da 100 punti.
    C'è l'evento prodigioso e la percezione del continuo prodigio che ci circonda.
    A quale dei due spetti punteggio maggiore, lascio a voi decidere.

    4 maggio 2009

    [POST-IT] Panem et circenses

    Che razza di popolo attraversa senza veri sussulti decenni di malgoverno ad opera di politicanti a caccia di poltrone, eppure è pronto a chiedere tempestivamente la cacciata di allenatore e dirigenza della propria squadra del cuore, da un mesetto in serie negativa???

    Che razza di gente accetta quotidianamente la concussione e la corruzione sedimentate nelle istituzioni, eppure condanna fermamente all'ostracismo mediatico Moggi ed i suoi compari???

    Che razza di sistema informativo viviseziona partite su partite alla ricerca del centimetro di fuorigioco o dell'impercettibile contatto da rigore, e mai applica la stessa meticolosità nell'illustrare l'operato di un governo, le proposte di un'opposizione, le leggi che vengono - o non vengono - approvate, lasciando al più spazio alla demagogia ed alle accuse reciproche???

    Di serio in Italia è rimasto soltanto il Calcio.

    26 aprile 2009

    [POST-IT] 10 motivi per cui non vado (più) a ballare

    Foto tratta da SorrentoDoc - Sabato 25/04, Chalet "Castore Music Bar"

    1. Perchè non balla più nessuno: si va a pellegrinare da un punto all'altro del locale senza fissa meta, solo per guardare e farsi guardare, come in un un reality di infima fattura;
    2. Perchè fino ai miei 18 anni -meno di un secolo fa- con 15.000 lire si entrava in coppia: oggi con 15 euro non entra neanche uno solo;
    3. Perchè di domenica pomeriggio andavo a ballare con il pile ed il giubbotto Nike: oggi se ti presenti così, i buttafuori all'ingresso ti cacciano a pedate;
    4. Perchè nonostante si paghi profumatamente, chi ti fa entrare -dopo una fila estenuante- ha anche l'aria di farti un piacere!!!
    5. Perchè prima la musica da discoteca mi piaceva, anzi ne sono stato un vero cultore: ora, tolto il cantato ed ogni traccia di melodia, è rimasto solo il pentolame a portare il tempo;
    6. Perchè venisse mai un Musicista, al posto di Guido Lembo e Umberto Smaila.........;
    7. Perchè o si sta uno addosso all'altro oppure "Che palle... è un mortorio!!!";
    8. Perchè "Ci andiamo solo a fare un giro alla serata" per me è una frase priva di senso: se scelgo di andarci, pago - perchè non ho sotterfugi per imbucarmi - e resto finchè non me ne cacciano!!!!!!
    9. Perchè pare che non ci si possa divertire senza spendere un capitale in superalcolici e combinarsi come stracci;
    10. Perchè mi mette tristezza vedere giovani che conosco ridotti in questo stato vegetativo.

    *Dedicato ai miei amici che,
    anche questo weekend,
    hanno provato a portarmi con loro "per serate",
    e di cui -sinceramente- apprezzo lo sforzo.

    20 aprile 2009

    [WV] il canottiere solitario

    Fontana del Canottiere,
    Villa Comunale - Castellammare di Stabia


    Uno solo ne hanno messo.
    Sorvolando sull'arte dello scivolamento sull'acqua e sulla continua ricerca di accordo in fiato e vogate tra membri dell'equipaggio.
    Riducendo il tutto a mero esercizio di forza fisica.

    Il canottiere solitario si rannicchia sul remo in posizione fetale e spinge con la foga di una partoriente.

    Purtroppo, per sciagurata occorrenza, intorno a lui non c'è acqua (evento singolare, nella città delle 100 sorgenti), al suo remo manca la pala e, a guadar bene, perfino lo scalmo.

    Metafora perfetta delle facce e delle espressioni che incrocio in questo nuvoloso sabato pomeriggio speso in villa comunale.

    Condivido col muto canottiere, con giovani padri di famiglia ed anziani operai lo sforzo sovrumano raggrumato sulle spalle e la disillusione in viso di chi sa o scopre per accidente che - a queste latitudini - lo scalmo, la pala e perfino l'acqua sono da conquistarsi quotidianamente, a scapito dell'altro.

    13 aprile 2009

    [QEV] Pasqua di Resurrezione


    ... a domanda aperta, risposta immediata: eccoLa qui, incerta et occulta sapientiae Tuae, come sottolinea il Miserere ad accompagnamento.

    (... alle volte preferirei chiamarLo Caso anzicchè Provvidenza,
    ne avrei meno timore...)


    "Perchè?" è passaggio inevitabile, dirupo scosceso contro il quale invano tenta la scalata la mente umana.

    "Perchè?"
    l'abbiamo ascoltato affiorare perfino sulla bocca del Figlio, esposto al mistero del Male:

    "Perchè mi percuoti?"
    (Gv 18,23)
    ----------------------


    C'è dell'altro in questo quadro, che non conoscevo l'anno scorso.

    Prima dei discepoli al sepolcro giunge Maria di Magdala, di buon mattino.
    Vi arriva con passo appesantito dalle lozioni, dalle bende e dal Dolore che porta con se.
    All'enigma del sepolcro vuoto oppone la logica della trafugazione del Corpo.

    Pietro e Giovanni, invece, arrivano di corsa, e per questo, pur secondi al sepolcro, sono i primi testimoni di Resurrezione.

    Occorre tutta la rincorsa della Fede per aver slancio sufficiente da saltare il baratro della Disperazione ed approdare alla Fiducia nella Sapientiae Tuae, pur manifestata per via incerta et occulta.


    A noi, sospesi in volo sull'abisso, Auguri di Buona Pesach/Pasqua/Passaggio.

    5 aprile 2009

    [QEV] Domenica delle Palme - Miserere

    A conclusione di questa teoria quaresimale di personaggi venuti a consegnare frammenti di Miserere, rispolvero reminiscenze liceali e propongo una mia traduzione del Salmo dal latino.
    Tradurrò liberamente e, dove non riuscirò a contenermi, mi lascerò scappare qualche considerazione.

    Come sempre, ed ancor più in virtù della natura amatoriale della traduzione, ogni discussione e/o correzione è benvenuta.


    Salmo 50 - Miserere
    Al maestro del coro;
    Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da lui, dopo che Davide era stato con Betsabea.


    Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam Tuam.
    Et secundum multitudinem miserationum Tuarum dele iniquiatatem meam.
    Pietà di me, o Dio, perchè Tu sei misericordioso e compassionevole:
    per questo cancella la mia mancanza.


    Amplius lava me ab iniquitate mea et a peccato meo munda me.
    Quoniam iniquitatem meam ego cognosco et peccatum meum contra me est semper.
    Lavami a fondo dalla mia mancanza e puliscimi dal mio peccato, perchè riconosco i miei errori e li ho sempre presenti

    A Davide non basta che la mancanza/iniquitatem sia cancellata.
    Chiede di essere lavato a fondo/amplius, perchè non ne resti più traccia.

    Così dovremmo imparare a perdonare:
    buttando a mare il passato e rimettendo il conto in pari/equitas,
    piuttosto che provando ad andare avanti mantenendo sempre la guardia alta.

    Tibi soli peccavi, et malum coram Te feci; ut justificeris in sermonibus Tuis et vincas cum judicaris.
    Contro Te solo ho peccato, ho commesso il Male verso di Te: perchè la tua Parola sia efficace ed i tuoi giudizi trionfino

    "Contro Te solo"?
    Ed Uria mandato a morte, allora???

    Penso che qui Davide si riferisca al suo compito di Re d'Israele,
    ed all'autorevolezza che egli ha perso agli occhi del suo popolo per effetto della sua colpa.
    Le sue sentenze risultano screditate,
    e perfino l'operato di Dio, che l'aveva scelto come Re, è in discussione.

    C'è una domanda spalancata a tutti in questo passaggio:
    che idea si fanno gli altri di Dio attraverso il nostro operato?

    Ecce enim in inquitatibus conceptus sum et in peccatis concepit me mater mea.
    Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae Tuae manifestasti mihi.
    Asperges me hyssopo, et mundabor; lavabis me et super nivem dealbabor.

    Ecco dunque mia madre mi ha concepito nelle mancanze e nei peccati.
    Ma Tu hai preferito la verità e mi hai mostrato nell' intimo la Tua sapienza
    Mi purificherai con issopo e sarò pulito, mi laverai e sarò più bianco della neve


    Confesso di non aver ancora capito "incerta et occulta":
    i commenti sono a disposizione di chi volesse aiutarmi.

    Auditui meo dabis gaudium et laetitiam et exsultabunt ossa humiliata.
    Averte faciem tuam a peccatis meis et omnes iniquitates meas dele.
    Ascoltami nel profondo: mi darai gioia e letizia ed esulteranno le ossa sepolte.
    Distogli il tuo sguardo dai miei peccati e cancella tutte le mie mancanze


    Nel cantare questo verso la bocca dovrebbe impregnarsi del terriccio
    contenuto nella parola "humiliata" - che deriva da "humus", appunto.
    Per questo nella mia traduzione scelgo "sepolte":
    per rendere la condizione di rifioritura dalla terra,
    oserei dire di RESURREZIONE
    a cui conduce la consapevolezza del perdono.

    Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis.
    Ne projicias me a facie tua et Spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
    Crea in me o Dio un cuore puro e impianta dentro di me uno spirito retto
    Non allontanarmi dal tuo volto e non abbandonarmi con il tuo Santo Spirito.



    Redde mihi laetitiam salutaris tui et spiritu principali confirma me.
    Docebo iniquos vias tuas: et implii ad te convertentur.
    Restituiscimi la Gioia della Tua Salvezza e conferma in me lo spirito regale
    Insegnerò a chi commette mancanza le tue vie e i peccatori a te si convertiranno


    Verso a me carissimo, chiave di volta del Miserere.

    Davide ha sperimentato la dolcezza della Salvezza, la conosce già.
    Poi ha sperimentato il piacere perverso della mancanza/iniquitas.
    A conti fatti, invoca Dio di tornare alla prima condizione.

    Annoto solo che è impresa estremamente più complessa ricostruire anzicchè partire da zero,
    perchè si ha misura della fatica da fare e coscienza dello sciupìo perpetrato.

    Forse per questo Davide chiosa
    promettendo di aiutare nell'impresa della conversione
    chi verte nella sua stessa condizione.

    Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: et exsultabit lingua mea justitiam Tuam.
    Domine, labia mea aperies et os meum annuntiabit laudem Tuam.
    Liberami dai sangui o Dio, Dio mia salvezza: e la mia linuga esalterà la tua giustizia.
    Aprirai le mie labbra, o Signore, e la mia bocca annunzierà la tua lode


    Più che un verso, uno spettacolo di Marcel Marceau:
    le labbra si spalancano,
    la lingua - letteralmente - salta fuori dalla bocca,
    che, con tutta l'espressione facciale, rende lode a Dio.

    Meno esplosiva di così,
    la Parola di Dio non andrebbe proclamata.

    Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis.
    Sacrificium Deo spiritus contribulatus; cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies.
    Poichè se tu volessi il sacrificio, lo farei senz'altro, ma tu non gradirai l'offerta.
    Sacrificio a Dio è lo spirito affranto; Dio non disprezza il cuore pentito e sepolto.


    Benigne fac, Domine, in bona voluntate Tua Sion ut aedificentur muri Jerusalem.
    Tunc acceptabis sacrificium justitiae, oblationes, et holocausta: tunc imponent super altare Tuum vitulos.

    Fai il Bene o Signore, nella Tua Grazia a Sion e ricostruisci Gerusalemme:
    allora accetterai sacrifici, preghiere ed offerte: allora si immolerà sopra il tuo altare


    Di questo verso,
    probabilmente successivo alla prima stesura
    che suona come promessa di ricompensa per un popolo in esilio,
    stavolta mi piace raccogliere aedificentur,
    da aedus facere - fare casa.

    E' Israele che chiede a Dio
    di farsi muratore per il Suo popolo.

    Nella mia preghiera aggiungo alla commessa
    le popolazioni dell'Abbruzzo colpite da terremoto.



    Lo spicchio di luna ancora scuro è ormai striminzito e gli ulivi anche di notte si colorano di argento.
    E' tempo di indossare sacco e cappuccio e mettersi in marcia.

    Buona Settimana Santa a tutti

    29 marzo 2009

    [QEV] V di Quaresima - Dalle viscere del Re

    Settimana spesa in giro per l'Italia, il che mi costringe - con mio grande rammarico - a saltare le prove del coro.
    Per compensare, di sera, quando sono già a letto, mi metto in bocca una strofa del Salmo e la lascio sciogliere come una caramella, finchè il sonno non prende il sopravvento.
    Più ripeto questo esercizio, più mi convinco della superiore potenza espressiva del latino rispetto all'italiano, più mi cresce la voglia di ascoltare il Miserere in ebraico, anche senza capirci una parola.

    Prima che a cantarlo, si dovrebbe davvero insegnare a pronunziarlo, ma con la tenerezza di un genitore.

    Projicere, ad esempio, deriva da pro e jacère, quindi è letteralmente "gettare avanti, in proprio favore"; da esso, infatti, deriva l'italiano progetto, in cui si riconosce facilmente quest'opera di pianificazione.
    Nel tempo projicere accentua la sua connotazione di allontanamento, come si nota nel verso del Salmo

    Ne projicias me a facie Tua
    Non allontanarmi dal Tuo volto


    Eppure basta una macchiolina sulla fotocopia di chissà quanti anni fa, replicata di anno in anno, perchè tutto il coro canti a pieni polmoni

    Ne proficias me a facie Tua
    Non beneficiarmi del Tuo volto


    Chissà Dio - che secondo me ascolta - se capisce...



    Dalle viscere del Re

    Solo quando lo Stupore avrà ceduto il posto al Risentimento,

    ed il Risentimento si sarà sgonfiato soffiando sul braciere della Rabbia,

    e dalla Rabbia ardente sarà germogliato il fiore marcio dell'Ira;

    solo allora,

    solo Tu,

    Dio d'Israele,

    riconoscerai il mio cuore d'argilla,

    ed avrai pietà della MISERIA

    dell'Uomo che Tu hai scelto

    come Re del Tuo Popolo.


    Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam
    Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia

    20 marzo 2009

    [QEV] IV di Quaresima - Lamentazione di Profeta

    Quest'anno il coro della mia congrega è affidato ad un musicista affermato a livello internazionale.
    In realtà quasi mai ci dirige, piuttosto lascia ad uno di noi questa incombenza, mentre lui si dedica all'ascolto.
    Poi, strofa per strofa, voce per voce, con straordinaria pazienza regola volumi sballati, sincronizza cadenze sbilenche, ripristina armonie ridotte a distorsione.

    Raramente capita che sia lui a dirigere.
    Si mette davanti a noi su di uno scalino, chiude gli occhi, solleva le mani per aria e trattiene il fiato per qualche secondo.
    Poi compie un gesto deciso ma non brusco - come di pianista che attacca a suonare - fermando le mani a mezz'aria, su di un'ipotetica tastiera posta davanti a lui.

    Da quel gesto fino alla fine delle strofa succede che lui suona il coro.

    Non saprei descrivere diversamente il fatto che ad ogni movenza, in maniera assolutamente non concordata, corrisponda una immediata modulazione di timbro, di inflessione, di potenza vocale.

    Vado convincendomi che perfino un coro meno che amatoriale come il nostro possa essere valorizzato da un maestro ricco di capacità espressiva, così come uno strumento artigianalmente imperfetto può offrire esecuzioni memorabili se affidato ad un musicista che sappia trasformarne i difetti in peculiarità.


    Lamentazione di Profeta

    Natan rimprovera Davide - Davide penitente

    Mi fa ridere il fermento che c'è nel mio popolo per i Profeti.
    Chi ci crede eroi, chi autorità religiose e chi semplicemente invasati.

    Profeta
    , invece, è CUSTODE.

    A me, come ad infiniti prima e dopo di me, è affidata una porzione di Bene, un avamposto di Salvezza, da difendere e condividere con gli uomini del mio tempo.

    Io, in particolare, sono stato oltremodo sfortunato nell'attribuzione.
    Ad altri sono toccate in sorte Parole formidabili, opere miracolose.
    A me soltanto un gesto: io sono al mondo per puntare un dito contro.

    Contro chi?
    Quando?
    Quante volte?
    ... e se avessi già perso l'occasione?


    Avere la certezza della propria missione senza conoscerne i dettagli è il destino sciagurato del Profeta.

    Mentre attendevo che le risposte alle mie domande si manifestassero, non ho mai smesso di esercitare il mio gesto.
    Ho imparato a modulare la forza nell'avambraccio, ho provato ogni posizione della mano, l'ho accompagnato con qualche esclamazione: "Sei stato tu", "E' colpa tua"... poi, più avanti negli anni, "Ecco l'uomo!" - questa suonava particolarmente bene - ed infine, come per folgorazione, "Tu sei quell'uomo".
    Non so ancora che senso ha, ma capisco nel profondo che questa è la frase del mio gesto.

    Di tutto ho immaginato per dare un senso a questi anni di esercizio.
    Mi sono prefigurato ogni situazione, ho fantasticato sugli scenari più incredibili.
    Tutto fuorchè l'eventualità di puntare il mio dito contro il Re d'Israele.

    Ora questo mi viene chiesto, e non nascondo il mio timore.
    Ma troppo grande è il fardello che dovrei sopportare altrimenti.


    Sarò vento impetuoso - Ruah - che si abbatte sulla reggia, ne spalanca i portoni, ne risale le scale, ne sconquassa le stanze.
    Mi fermerò solo quando, in piedi davanti al mio Re, con un dito puntato come una spada sulla sua faccia gli avrò gridato contro "Tu sei quell'uomo!!!".

    Un attimo dopo non sarò più Natan il Profeta, ma soltanto Natan di Gerusalemme: facciano pure di me quello che vogliono.

    Domine labia me aperies, et os meum annuntiabit laudem tuam
    Aprirai le mie labbra, Signore, e la mia bocca annunzierà la Tua lode

    16 marzo 2009

    [QEV] III di Quaresima - Coro d'Israele

    Clessidra della Quaresima è la Luna.

    Prima di scrivere questo post mi affaccio al balcone per accertarmi che non sia più tonda come una moneta, ma che il pezzo che manca sia ben visibile.

    Quando si riempirà di nuovo, sarà per illuminare la mia marcia silenziosa, per splendere sul saio e sul cappuccio, per ricevere il mio canto.

    La stessa Luna, la stessa aria che odora di polline, che immagino essere stata millenni fa a Gerusalemme, testimone di questa conversazione.


    Coro d'Israele

    "Dicono che il figlio è del Re."

    "...saranno le solite invidie..."

    "No, me l'ha detto mia cugina che lavora a Palazzo.
    Dice che da quando il marito è morto, lei si è trasferita lì."

    "E con questo?
    Non è un'opera ammirevole prendersi cura delle vedove,
    per di più incinte?"

    (vento tra gli ulivi)

    "Ti ricordi quando il marito è stato richiamato dal fronte?
    Pare che non sia voluto tornare a casa.
    Il Re glielo chiedeva e lui si rifiutava.
    Si dice che sapeva già tutto,
    e allora si è inventato la storia che a dormire nel suo letto faceva un torto ai compagni al fronte.
    E così si è accampato nel giardino del Palazzo."

    "Senti,
    Uria era uno straniero, un Ittita:
    quelli pensano solo alla guerra,
    se ne fregano di moglie e figli...
    Tu, al posto di Betsabea,
    che avresti fatto?"

    "Uno straniero, appunto:
    si è mai visto uno straniero
    tra le guardie scelte del Re?
    Magari Davide aveva premeditato tutto dall'inizio..."

    "Uno straniero, è vero.
    Di quelli che ci rubano donne e lavoro.
    Non mi dispiace della morte di Uria
    e non biasimerei il Re, anche se fosse colpa sua.
    E dovresti fare così anche tu.
    E dovresti fare anche molta attenzione
    a parlare del Re in questo modo..."


    Cor mundum crea in me, Deus,
    et Spiritum rectum innova in visceribus mei.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    e suscita in me uno Spirito integro.