29 dicembre 2010

[QEV] Auguri

"Consolate, consolate il mio popolo"
dice il vostro Dio
"Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele
che la sua tribolazione è finita
che la sua colpa è rimossa
che la mano del Signore ha raccolto
il doppio per ogni sua mancanza."

(Isaia 40,1-2)

Buon Natale e Felice 2011

22 dicembre 2010

[QEV] Avvento IV - Marcia

Nei post precedenti ho portato Isaia a visitare la mia terra.
E' importante per me dire che non ho "adattato" la Scrittura, ma l'ho tradotta, poiché credo che quando Essa viene proclamata allora aggancia la realtà che La invoca, fondendo il Suo insegnamento alla fiamma dei problemi, della cultura, del modo di pensare attuale.

Per questo Isaia è passato davvero da Terzigno e da Pomigliano ed ha profetizzato per loro una traiettoria chiara - identica a quella d'Israele millenni orsono: Desolazione - Distruzione - Rinascita.


Nelle pieghe della Scrittura c'è però un vincolo - come una condizione - affinché quest'ultimo passaggio si completi: lo traggo direttamente dal brano che verrà proclamato nella Notte Santa.


Il popolo che camminava nelle tenebre vide una Grande Luce
(Is 9,1)

Tu che stai leggendo, cammineresti al buio?
Io quando rincaso un po' più tardi procedo a tentoni con la massima cautela e - appena ho idea di aver raggiunto il letto - tiro un grosso sospiro di sollievo.
Invece qui si afferma che la Rinascita accade a chi sceglie di non fermarsi nonostante la cecità.

Guardo la mia terra avvolta in una tenebra densa come nebbia e decido che nonostante tutto occorre non fermarsi, occorre non scappare, occorre proseguire il cammino qui ed ora.

Auguri.

14 dicembre 2010

[QEV] Avvento III - Rinascita

Desolazione - Distruzione  - Rinascita.
Questo il cammino del mio avvento.
Settimana prossima svelo il libro da cui traggo questi post, sempre che nessuno mi anticipi...

Sollevatevi terre dell'inceneritore,
fiorite cave di discarica.
Esultate abitanti di Terzigno,
vi sarà concessa la gloria di Capri,
lo splendore di Positano ed Amalfi.

Datevi da fare voi che le abitate,
combattete le vostre malattie,
confortate chi dispera.

Viene un tempo in cui il malato guarirà
ed il disoccupato troverà lavoro;
i giovani avranno casa
e gli anziani non moriranno più soli.

La terra bruciata germoglierà
e dal suolo avvelenato riemergeranno le sorgenti.
Sui campi dove morivano le bufale
fioriranno nuovi pascoli.

9 dicembre 2010

[QEV] Avvento II - Distruzione

Secondo stralcio tratto dal mio libro.


E' stata devastata di notte;
Terzigno è stata distrutta.
E' stata devastata di notte;
Pomigliano è stata rasa al suolo.

Chi ha cercato rifugio altrove,
ora leva il lamento.
Chi è rimasto ha perso tutto,
pure la dignità,
e piange per strada.

Urlano Chiaiano e Pianura,
ed il grido giunge fino a Capri.
Per questo tremano le viscere di Napoli,
e freme la sua anima.

2 dicembre 2010

[QEV] Avvento I - Desolazione

Per andare da qui a Natale ho scelto di accompagnarmi ad un libro.
A Natale pubblicherò titolo, autore, editore e numero di pagine.

Della vostra terra nulla si salva,
come un organismo che abbia un cuore marcio.


Dalla pianta dei piedi alla testa 
è un fiorire di ferite e lividure,
e piaghe aperte che nessuno ha intenzione di pulire
nè di fasciare,
nè di medicare.


Il vostro paese  è allo sbando,
le vostre città al tracollo.


La vostra campagna,
sotto i vostri occhi,
è deturpata dallo straniero;
è una desolazione,
come i resti di Pompei.


Quel che resiste è abbandonato a se stesso,
come una capanna in una vigna,
anzi come un casotto in un campo di cocomeri,
anzi come una città assediata.

28 novembre 2010

[WV] Lettere dall'entroterra

C'ho messo un po' a capirlo, poi ci sono arrivato: Genova è entroterra.

Non basta la cornice per fare il quadro, né basta il porto per dire una città "di Mare".

Semplicemente, a un certo punto della sua storia, Genova ha deciso di voler somigliare di più a Torino e a Milano; aspirante velina, voleva essere anche lei capitale del Nord.
Allora ha deciso di strapparsi il Mare.

Non come si strappa un foglio scarabocchiato, però.
Come si strappano le lettere scritte da adolescenti, piuttosto.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Un porto chiuso come un cerchio, dal quale entrano ed escono navi chissà con quali acrobazie, magari saltando la scogliera come nella scena finale di Free Willy.
Da Foce a Fiumara una strada sopraelevata che esclude il porto dal resto della città, nascondendolo tra i pilastri giganti ed i guard rail.
A Cornigliano l'imponenza delle acciaierie.
Sestri Ponente, stretta in una morsa tra aeroporto e cantieri.

La diga da Pegli a Voltri, prova schiacciante.

Oltre quattro chilometri di blocchi di cemento posizionati ad un miglio dalla costa, a proteggerla principalmente dalla possibilità di un orizzonte sconfinato che, percorso tutto con lo sguardo, porta fino all'ombra della Corsica.
Evidentemente un richiamo troppo molesto.

Un gozzo lasciato a marcire oltre il cancello sgangherato di un giardino.
Ecco l'immagine che porterò via da Genova.

24 novembre 2010

[PIF] Elogio dell'Intifada

da Panorama
Quando non avremo caricato le nostre pistole,
e non ci saremo procurati né mitra né armi;

Quando i nostri proiettili
fatti di fischi, urla e tamburi
rimbalzeranno contro tute mimetiche e scudi di plastica;

Quando la carica improvvisa sorprenderà alcuni di noi;
e - accartocciati a terra - difenderemo gli organi vitali,
lasciando il resto del corpo in attesa delle manganellate,
disordinate ed incessanti;

Allora ci difenderemo con la nostra Terra.

Da Gaza a Terzigno,
da Teheran alle banlieues di Parigi,
strapperemo pietre al nostro suolo,
abbatteremo i nostri alberi, incendieremo le nostre strade,
distruggeremo con le nostre mani il nostro patrimonio.


Ma non vi lasceremo la soddisfazione
di privarci del nostro futuro.

21 novembre 2010

[QEV] Sopravvento

Nessuno lo chiede - lo so - eppure rispondo lo stesso.
Com'è che le storie che racconto quissù finiscono sempre per essere scabrose, i personaggi ispidi, il tono dimesso come un accordo in minore.

Corso minimo di orografia.
Prendiamo l'Adriatico.
C'è una costa, quella italiana, che è una spiaggia pressoché ininterrotta da Ostuni a Venezia ed un'altra, quella su cui affacciano i paesi slavi, rocciosa e frastagliata.
Questo è un effetto del fatto che l'Adriatico è esposto a vento da Nord / Nord-Est (la bora), che sposta le masse sabbiose da una riva all'altra.

Il posto dove sono nato, invece, è esposto ai venti da ponente.
La costa dove sono cresciuto costringe a contorsionismi da acrobata il bagnante.
Il Mare combatte contro la roccia cruda, la rosicchia, la impatta con violenza, solleva schizzi e rilascia salsedine.
La Roccia resiste, arretra, si scava, si sgretola, frana.

Fossi nato a Riccione scriverei romanzi Harmony, se capite quello che voglio dire...

18 novembre 2010

[VM] Filiottismo

Propongo una mozione al comune di Genova per la modifica dell' epitaffio del monumento a Cristoforo Colombo, riportato qui a fianco.

"Patria" è terra dei padri e "patriota" è chi in quella terra si installa da custode dei valori degli avi e da sentinella contro la loro sopraffazione.

Per questo non può essere patriota l'esploratore per antonomasia: perché se il vincolo verso la terra natale avesse prevalso, oggi non conosceremmo le Americhe.

Diverso è il discorso per i migranti partiti dal suolo natìo per contingenza.
In loro il senso patriottico si declina in una sorta di nostalgia, una frustrazione da distanza che li accomuna nella loro esperienza di "straniero".
Basti vedere la coesione delle comunità di italiani all'estero o di cinesi, marocchini, senegalesi, ecuadoregni in Italia.

Ma allo stesso tempo sempre in queste comunità è viva la volontà di costruire un futuro per se e per i propri figli nella terra di destinazione.

Sentivo il Presidente della Camera qualche giorno fa dire che:
"Da qualche tempo Patria non è più soltanto la terra dei padri".

E' vero.
Occorrerebbe rimodulare la Costituzione per garantire eguale spazio al sentimento di devozione verso i padri ed all'aspettativa di futuro verso i figli.
Occorrerebbe introdurre, assieme al Patriottismo, il principio del Filiottismo.

10 novembre 2010

[PIF] Posi-tana 4 - la giustizia

Maria si asciuga i capelli davanti allo specchio.
Con il phon acceso si ammira il fisico magro ed abbronzato.
Infila il piercing all'ombelico ed inizia una specie di strip con gli asciugamani.
"...la Demi Moore di Palinuro..." sussurra alla sua immagine riflessa.

Tra l'acqua ancora nelle orecchie
ed il rumore dell'asciugacapelli
impossibile che riesca a sentire le richieste di Antonio
dalla stanza affianco.

Impossibile finchè,
tre decibel sopra il rumore,
arriva l'urlo:
"Marì statte quieta!".

Faccia imbronciata,
asciugamani mezzo pendenti
zoccoli strascinati sul pavimento,
Maria si dirige nel soggiorno della casa di villeggiatura.

Antonio sdraiato mezzo morto sul divanoletto,
completamente pallido, suda freddo.

Più nessun rumore, adesso.
Solo la voce nasale e petulante
della giornalista del tg:

"Tragedia sfiorata a Positano, precisamente nella frazione collinare di Montepertuso.
(Immagini di reportorio di Positano)

A seguito di un violento temporale estivo il costone ha ceduto, provocando uno smottamento di dimensioni considerevoli.
La frana è scivolata per un ampio tratto di montagna, deviando poi verso un vallone disabitato, fino a riversarsi integralmente in mare.
(Riprese dall'elicottero della montagna con il solco scavato dalla frana.
Minuscole gocce davanti all'obiettivo della telecamera)

Secondo i geologi della protezione civile il terreno da cui ha avuto origine lo smottamento
era particolarmente a rischio, essendo stato interessato da un incendio doloso non più di un anno fa che ne aveva distrutto completamente la vegetazione.
(Immagini di repertorio di incendi in Costiera Amalfitana)

Un vero miracolo, secondo il sindaco di Positano,
il fatto che la frana abbia risparmiato non solo il centro del paese,
ma anche ogni altra unità catastale nei dintorni.
(Faccione del sindaco mentre rilascia dichiarazioni alla stampa)

L'accaduto riapre il tema del dissesto idreogeol"
(Brevissimo lampo bianco e poi schermo nero)

(Silenzio denso come l'umidità della notte nei boschi del Cilento)


"Volevamo la casa al mare.
E mo' là sta..."

7 novembre 2010

[PIF] Posi-tana 3 - la fatica

Mangio in piedi, Marì.
Diceva poverozio: "Quando si fatica, non s'adda fa fermà o'sangue".
E poi è una frittata di maccheroni, mica un astice all'acquapazza, no?

No, nemmeno due minuti.
Sennò va a finire che mi si asciuga lo stucco e lo devo solo buttare e rifare daccapo.
E poi tra poco inizia pure la partita del Napoli.

(vino dal collo della bottiglia a garganella,
ma con misura, senza ingordigia)

Ho fatto un conto, Marì.
Noi qua possiamo lavorare fino a fine aprile, metà maggio al massimo.
Poi vengono i turisti e i villeggianti e ci dobbiamo fermare, sennò rischiamo che chiamano i vigili e ci fanno mettere i sigilli.
Riuscendo a lavorare tutti i weekend dovrei completare i muri, stuccarli e potrei iniziare a mettere il pavimento, almeno in una stanza.

Oppure ci fermiamo un po' prima e con i soldi del pavimento ci facciamo quindici giorni a Palinuro ai primi di settembre.
Tanto prima di novembre qua non possiamo riprendere a lavorare.
Poi a novembre se ne parla di prendere le mattonelle...

Tu che ne dici?

Si 'a vita mia, Marì.
Mo metti a fare un bel caffè che ce lo prendiamo per brindisi.

...e dopo dai un po' d'acqua alla buganvillea, che sennò sfiorisce e finisce che si vede la casa dal satellite...

3 novembre 2010

[PIF] Posi-tana 2 - la premeditazione

Vabbè Marì, io ti guardo negli occhi ma tu stammi a sentire un minuto senza urlare.

E' vero, sono stato io ad appicciare il giardino di poverozio.
Ma erano le cinque e mezzo di sera e non c'era un filo di vento, non poteva succedere niente a nessuno.
E poi ho fatto pure la chiamata anonima ai pompieri, hanno spento tutto in un paio d'ore...
Anzi, sono rimasti in piedi pure un paio di aranci e limoni.
Ma non dovrebbero darci fastidio, lo spazio per farci uscire tre stanze dovremmo tenerlo.

No, Marì, invece io uso proprio il plurale.
Sei tu che dicevi che senza una casa non ci potevamo sposare.

Ma che ti pensavi che lo davano a noi il mutuo?
Al ragazzo dell'elettrauto pagato a nero e alla commessa part-time?
Ma che credevi?
Che il direttore della banca stava fuori alla porta ad aspettarci?

E poi, Marì... io da Sant'Antonio me ne voglio andare.
Non voglio passare il resto dei miei sabato sera a mangiare pizze e panuozzi in ristoranti pieni di camerieri sudati e bambini che urlano.
Io voglio di più, voglio uscire la sera d'estate in mezzo alla gente con le scarpe da barca e i vestiti di lino.
E pure tu, Marì.
Anche se mo' mi guardi risentita.

Io si e no lo conoscevo a poverozio.
Mi ricordo solo che al giardino sopra Positano ci teneva assai.
Però l'eredità è stato un terno al lotto, Marì.
Non possiamo sputarci sopra.

Poi se vuoi denunciarmi fai pure.
Però ricordati bene quello che ti dico:

Qua la vita è di chi se la piglia.

29 ottobre 2010

[PIF] Posi-tana 1: l'evidenza

Brigadiè io ve lo torno pure a spiegare daccapo, ma se voi non mi volete credere ditelo subito e fate quello che dovete fare, senza che perdiamo altro tempo nè io e nè voi.

Cozzolino Antonio, residente a Sant'Antonio Abate in via... vabbene, le generalità le avete: e allora che vi devo dire?

Di nuovo.
"Che ci facevo sulla statale 163 l'8 di agosto alle ore 17 e 50".
Cominciamo daccapo.

Brigadiè ma secondo voi che ci fa uno l'8 di agosto sulla via di Positano?
Torna dal mare, no? Vi pare così improbabile?

La bottiglia, ho capito.
Ci sto arrivando.
La bottiglia per la benzina me le porto sempre quando vado in costiera.
E ve le portereste pure voi se vi fosse mai capitato di restare a piedi all'altezza di Tordigliano e di spingere il motorino fino a Meta o a Positano.
Che poi "restare a piedi"... a me hanno fatto il risucchio quella volta Brigadiè, ho trovato la pompa della benzina staccata.
Ma tanto voi fermate la povera gente e fosse una volta che prendete quelli che rubano davvero...

No, io non divago, però nemmeno è possibile che...

Brigadiè - ngopp o bben 'e mammà - quello zio l'avrò visto un paio di volte e quel terreno non so manco dove si trova.
Per me che voi dite Nocelle, Monte Pertuso o Katmandù è la stessa cosa.

E poi scusate, ma perchè dovrei essere stato io a incendiare il terreno della buonanima di mio zio?
Io 'sta cosa proprio non la riesco a capire...

23 ottobre 2010

[PIF] Il doppiofondo

Claudio usa un doppiofondo, ed io l'ho scoperto.
Potrà ingannare gli altri con l'espressione rassicurante del viso, la voce pacata e le movenze misurate, ma non me, che sono prestigiatore come lui.
Non sarà deontologicamente corretto, ma sono convinto che è meglio svelare il trucco quando un gioco non riesce, così il pubblico crederà che si è sbagliato apposta, per fine didattico.
...e poi non esiste albo per gli illusionisti, per cui io svelo.

Allora: Claudio usa un doppiofondo.
L'ha sistemato lì, sul retro degli occhi.
Lo nasconde al pubblico con pupille dal magnetico color nocciola intenso.
Poi distrae chi riuscisse a superare quell'ostacolo con un leggero velo di lacrime.
Ma voi non fatevi ingannare, il doppiofondo è proprio lì dietro.

Claudio guarda la sedia vuota dell'ufficio, la gente accalcata intorno a lui nell'autobus, gli studenti all'uscita dalla scuola ed intanto nel doppiofondo proietta, sovrapponendo le immagini alla realtà.
Proietta la sua ex moglie, che nemmeno adesso riesce ad odiare e soprattutto i due piccoli figli dagli occhi scuri come due nocciole.

Al ritorno dal lavoro se li ritrova ad aspettarlo nella stanza d'albergo vuota e decide di portarli al parco a giocare sulle altalene.
Dalla finestra si guarda percorrere con loro la strada di passeggio di quella città lontana, li vede entrare dal cancello principale del parco, correndo verso i giochi.
Ma l'altalena stasera è occupata, c'è già un papà che spinge la figlia.

Claudio allora fissa le luci della città all'imbrunire e soffia in un lungo sospiro il crampo che gli ha preso dalla gola allo stomaco.
Poi, piano, chiude la finestra e spegne il giorno nel letto vuoto come una sigaretta nel posacenere.

20 ottobre 2010

[QEV] Maestri

Inserisco due video .
Il vescovo che parla è stato mio parroco per tanti anni: non ne condivido molti atteggiamenti e nemmeno sono d'accordo su tutto quello che dice qui, ma lo ritengo una persona intelligente e senz'altro meritevole di ascolto, sia quando parla di Mondo sia quando parla di Chiesa.
Su tanti degli argomenti trattati abbiamo espresso in passato su queste pagine le nostre diverse posizioni laiche: è giusto ascoltare anche la voce del clero, sia pure di una parte di esso dalla visione - a mio parere - assai "progressista".
Mi farebbe davvero piacere avere qualche commento a riguardo.



17 ottobre 2010

[QEV] Insistere

Ci sono Campioni e campioni.
Ci sono i Diego Maradona, i Michael Phelps, i Valentino Rossi che fanno uno sport diverso rispetto agli altri, trasudando talento pure quando fanno la pipì...

Poi vengono i mortali.
Tra mortali di solito vince chi è pronto a sputare più sangue, chi è meglio disposto a sopportare la sofferenza.



Qui sopra Massimiliano Rosolino, detto "il cagnaccio" per la sua attitudine a non mollare neanche un centimetro.
Chi ha un minimo di familiarità col nuoto guarda le immagini subacquee degli ultimi 50 metri e riconosce la miscela di acido lattico, sforzo e adrenalina che spinge l'atleta azzurro nel sorpasso a Tom Dolan (non proprio l'ultimo dei pirla...)

Insistere.
Anche questo insegna il Nuoto.
"Io vado fino allo svenimento: se poi sei capace di venire fin lì con me e di uscirne indenne, arrivando davanti, sarò il primo ad applaudire".

Alle volte - per mia fortuna - finisco per applicare questi insegnamenti anche fuori dalla vasca.
Più aumentano le difficoltà, più calco la testa tra le spalle e batto forte le gambe.

...insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole,
convinci, rimprovera,
esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza.


(2Tim 4,2)

13 ottobre 2010

[POST-IT] Federalismo generazionale

"Non  è un paese per vecchi"
Mica va dimostrato.
Guarda la signora cinquantenne che si ammazza di yoga e pilates.
Compatisci la sua dipendenza da cereali, crusca e botulino.
Prova a spiegarle la Morte, se ci riesci: lei l'ha rimossa.
Lei si sente davvero in competizione con le ventenni, vuole esserlo.
Che pena.

Ma non è neppure un paese per giovani.
Uno su tre non lavora.
Tu, tuo fratello e tua sorella non potete lavorare contemporaneamente: chi di voi lavora, ruba lavoro all'altro.
Al  Sud è anche peggio, naturalmente.
Per comprare una casa appena decente bisogna indebitarsi per il resto dell'esistenza.
Con queste premesse ci vuole fegato a sposarsi e mettere su famiglia.

Direi che è un paese per vecchi malati di giovanilismo e per giovani che si prestano loro per opportunismo.

Esclusa questa depravazione, l'unica possibilità di tenere in piedi il paese è COLLABORARE tra generazioni,  genti, culture diverse.

Che vuol dire, per chi non volesse capire, farsi carico dell'altro che chiede aiuto senza fare domande, contribuendo con lavoro che non mi spetta, fosse pure erogato a perdere.


E invece la tv manda Borghezio che elegge Miss Padania...

6 ottobre 2010

[QEV] Pane Quotidiano

http://maurobiani.splinder.com
La questione che mi pongo è questa:
"La ricchezza per un cristiano è da considerarsi un bene o un male?
E' una cosa ammissibile o andrebbe perseguito il pauperismo più stretto?
E qui mi riallaccio a vecchie discussioni sullo sfarzo delle Chiese, la ricchezza delle casse vaticane, i bimbi poveri che muoiono di fame, bla bla bla...

Pongo la domanda proprio ora, dopo essermi debitamente accertato che si è chiuso il ciclo di Vangeli domenicali dedicati all'argomento.

Cosa ne ho dedotto?
Che - a parer mio - nemmeno Gesù Cristo pensava che la ricchezza era un male; non in senso assoluto, almeno.
Lui sottolinea però un rischio connesso alla ricchezza più che a ogni altra realtà materiale: l'asservimento.
Perchè la ricchezza tende ad isolare dagli altri, innescando i meccanismi perversi dell'Avidità, ovvero la necessità del prendere, e dell'Avarizia, ovvero la difficoltà nel dare.
L'individuo si scava così una sorta di abisso intorno, impedendosi qualsiasi relazione costruttiva con gli altri: questo è ciò che va contro il Vangelo!
Ecco perchè "non si può servire Dio e il Denaro" (Lc 16,13)!!!

C'è di più.
Il termine "ricchezza" oggi ha una connotazione un po' diversa da quella di 2000 anni fa.
Allora misurava campi, capi di bestiame, schiavi e gioielli: una capra era una capra, non esistendo capre turbodiesel, nè con pezzatura griffata Alviero Martini.

Oggi invece la ricchezza ha a che fare con la quantità di consumi e con la qualità della vita.
Voglio dire che oggi la ricchezza non si persegue più soltanto per accumulo; esistono altri sistemi: arrampicamento sociale, carrierismo, speculazioni, etc.

Se davvero la Chiesa si sforzasse di "Dire Dio all'uomo, oggi", questo dovrebbe dire in ogni piazza, in ogni omelia, davanti ad ogni platea:
Nessuno dei sistemi suddetti è compatibile con il culto di Dio.

Basterebbe avere credibilità nel dirlo...

2 ottobre 2010

[PIF] Signori si nasce

Stasera passerò la notte al palazzo di Via XX Settembre, quello sotto il cui ampio porticato si concentrano i negozi delle migliori famiglie genovesi.

Prima di coricarmi, ripeterò come un mantra la medesima sequenza che pratico ogni volta che vado a dormire lì.

Alle 22:00 esatte controllerò l'ora sull'elegante Longines con cassa in oro 18 carati.
Poi mi guarderò distrattamente il viso nel grande specchio d'argento.
Scorrerò il lungo elenco di prestigiose acque di colonia, finendo per non sceglierne nessuna per la notte, come al mio solito.
Infine, prima di coricarmi, mi riempirò gli occhi dei mille riflessi colorati provenienti dalla vetrinetta in cui sono esposte le bomboniere di Swarovski.

A quel punto disporrò i miei cartoni alla meglio sul gradino davanti al negozio e lì proverò a prender sonno.

27 settembre 2010

[PIF] Ecco fatto

Alle due di notte a via Argine non ci sono più neanche le puttane: restano - soli come segnaposto del monopoli - copertoni mezzo attizzati dai quali esala una sottile ma densa scia di fumo.
I lampioni arancioni a quest'ora servono soltanto a illuminare le zoccole enormi che si tuffano nelle cataste di monnezza ai lati della strada. Alle macchine che raramente passano, puntandogli addosso i fari allo xeon, i ratti rispondono con sguardi feroci, rimanendo eretti sulle zampe di dietro, per chiarire a chi appartiene quella monnezza, quella strada, quella misera frazione di universo.

Totò cammina a passo svelto nella luce arancione, con gli occhi rossi che reclamano il sonno bruscamente interrotto.
Nonostante non si sia ancora abituato ai nuovi orari, è felice di alzarsi a quell'ora, di aprire la serranda provando a non fare rumore, di aspettare il padrone del forno preparando l'impasto, di sentire che l'aria, con il fare del giorno, si profuma di pane.

In direzione opposta a Totò viene Yassin.
Torna da Sant'Anastasia, dalla festa della Madonna, spingendo un carrozzino che deborda di calzini, mutande e maglie della salute.
Yassin guarda la buffa ombra di quell'accrocco gonfiarsi e ritirarsi nel passare dal cono di luce di un lampione all'altro, con un espressione che su di un altro volto sarebbe neutra, ma sulla sua faccia da figliodizoccola pare quasi un sorriso.

Yassin scorge Totò da lontano.
Non è difficile, sono gli unici su quel pezzo di strada.
Inspira ed espira più a fondo mentre involontariamente ripensa alla notte in cui aggredirono suo cugino Samir, lì vicino, lasciandolo in fin di vita sul marciapiede.
Lo rivede con il volto sfigurato e col corpo tumefatto, mentre prova a scappare dal pronto soccorso per evitare il rimpatrio.
Allora infila una mano in tasca, cercando come un rosario il coltello a serramanico che da quel giorno porta sempre con se.
"Tranquillo, non servirà", si ripete.

Nonostante il sonno, pure Totò vede Yassin.
E nota pure il gesto brusco di staccare la mano dal carrozzino e portarla in tasca.
Di riflesso pensa ai cinquanta euro che stringe nel pugno, caparra per l'acquisto di medicinali alla mamma il giorno seguente.
Tira su la zip del giubbotto, afferra il cappello dalla visiera calcandoselo in testa ed aumenta il passo.

Distano ormai pochi metri.
Si incroceranno sotto il cavalcavia, al buio.
Se l'altro ha cattive intenzioni, rallentare o cambiare lato della strada adesso vuol dire tirarselo addosso.

Yassin si sposta verso il bordo del marciapiede e accellera, una mano sul carrozzino e l'altra in tasca a rigirarsi il coltello.
Totò si tiene all'interno tanto quanto i cumuli di monnezza gli consentono.

Sotto il cavalcavia c'è una vecchia lavatrice, così Totò fa per rientrare.
E, proprio sotto il cavalcavia, il bordo del marciapiede è sbeccato: il carrozzino sussulta, sfugge al controllo di Yassin e si mette di traverso.

Mentre Totò prova a pensare al da farsi, si accorge di flettere le gambe, di piegarsi in avanti, di spingere con tutta la sua forza, di volare a testa bassa verso il volto di Yassin.
Yassin registra prima la sorpresa per quella reazione, poi la potenza del colpo ricevuto e infine il dolore del setto nasale spezzato.
Nel cadere all'indietro vede il logo degli Yankees sul cappello di Totò imbrattato del suo sangue.
Intanto il coltello gli si apre, salta fuori dalla tasca e, guidato dal suo braccio teso, disegna in un lampo argentato un semicerchio che si conclude proprio in corrispondenza della giugulare di Totò.

L'ultima cosa che Yassin vede prima di impattare violentemente il suolo e svenire è il fiotto di sangue che zampilla dal collo di Totò, la bestemmia che gli si dipinge sulla bocca senza avere il tempo di proferirla, il suo afflosciarsi al suolo come un palloncino bucato.

Ecco fatto.

17 settembre 2010

[POST-IT] Forza Vesuvio

La verità è che siamo troppi.

Vista dal satellite, Napoli è una purea di case indistinte, vomitata da Pozzuoli a Castellammare, colata lungo le pendici del Vesuvio - fin dove la geologia del monte permette l'abusivismo - ed infossata in quel budello - in altre epoche floridissimo - che è l'agro Nocerino-Sarnese.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Roma è recintata dal raccordo anulare e, a ben vedere, all'interno di esso esistono ancora (...per poco...) zone scarsamente popolate.
Genova, nonostante sia compressa tra mare e montagne, va da Voltri a Nervi, punto.


Napoli città non esiste, mi pare fin troppo ovvio.
Serve una targa per spiegare che qui essa finisce ed inizia San Giovanni a Teduccio, Secondigliano, Pianura perché mai se ne avrebbe percezione altrimenti.
E questo accade nonostante le asperità dei crateri dei Campi Flegrei, le impervie dei Camaldoli e la stoica - oserei dire romantica - volontà di preservare il bosco di Capodimonte (a ridosso del quale è stato costruito l'aeroporto, ovviamente).

Non riporto qui le classifiche mondiali di densità demografica, che peraltro tengono conto delle sole case regolari, naturalmente.
Mi basta, invece, per strumento di misura l'esclamazione di un'amica di Castellammare, di ritorno da un breve viaggio in provincia di Udine:
"Incredibile... si può vivere più larghi di così!!".

E' chiaro che, come conseguenza, ciò che altrove sarebbe patrimonio di "tutti-pochi" qui è patrimonio di "tutti-molti": pertanto è meno mio e più degli altri, il che fomenta l'atteggiamento di abuso di ogni specie di bene pubblico.
Se - come ritengo - "Camorra" è prima di tutto un modo di approcciarsi al problema quotidiano della sopravvivenza e solo in seconda battuta un'organizzazione di persone con gerarchie e riti iniziatici da telefilm, allora è in questo humus che essa affonda le sue radici.
Senza risolvere questo nodo, se anche venissero arrestati tutti e trenta i superlatitanti, altri trenta se ne troveranno, pronti a subentrare (naturalmente questo Maroni, per estrazione geografica e politica, non può saperlo...)

Come se ne viene fuori?
Soluzione 1) Abbattimento sistematico ed immediato di ogni abuso edilizio, ripristino ferreo dei piani regolatori, moratoria perenne di ogni forma di condono (...e non mi pare proprio si vada in questa direzione...).
Soluzione 2) Proponetela voi...
oppure
Soluzione 3) Quella proposta dagli elettori dell'attuale Ministro dell'Interno:

10 settembre 2010

[PIF] Volevo l'aranciata

Anche se durante BimBumBam fanno le reclàm della Fanta e della Sprait e della Sevenapp, a me mi piace di più l'Aranciatafaito.
Ma non soltanto perchè ci lavora papà .
Mi piace proprio di più perchè, pure se c'ha meno bollicine, in quelle altre sento di più il gusto di lattina.
L'Aranciatafaito, invece, la vendono nella bottiglia di vetro.

Il sabato sera papà esce di casa, mentre noi con mamma apparecchiamo la tavola.
Poi risale con le pizze fumanti, che si sente l'odore quando ancora sta nel portone.
A me e a Titina ci porta due mignòn con sopra le patatine, e ci apre un'Aranciatafaito a testa.
Invece per lui, mamma e Catello, che è mio fratello più grande, prende le margherite.
Poi riempie la brocca fino a metà con il vino di Gragnano e ci versa dentro la Gassosafaito.

A me e a Titina dice di non berne, perchè siamo ancora piccoli.
Però una volta ne ho bevuto un poco di nascosto e mi è piaciuto tantissimo.
Allora l'ho data pure a Rocky, il nostro cane, che è stato male tutta la notte.

L'anno scorso la maestra ci portò pure in visita allo stabilimento.
Il direttore ci spiegò un sacco di cose e ci fece vedere tutti i macchinari.
Poi si fermò davanti al cartello "Area di imbottigliamento", vicino a papà che stava col camice e controllava tutte le bottiglie che uscivano.
Allora il direttore disse a papà "Gaetà, gliela diamo un'aranciata a sti guagliun, che hanno faticato tutto il giorno?"
E papà si mise a ridere, prese delle bottiglie aperte da sopra al nastro e ce le diede.

A me da grande mi piacerebbe fare il lavoro di papà.


La Faito Sorgenti Minerali S.p.A.,
che negli anni più floridi contava oltre duecento dipendenti,
è fallita nel 1995,
a seguito di ripetuti incendi di natura dolosa ad opera di ignoti.

A distanza di tre lustri lo stabilimento,
"adibito" nel frattempo a ritrovo per tossicodipendenti,
conserva intatte le macerie carbonizzate,
come monito silente ed enormemente persuasivo
nei confronti di chi avesse la sciagurata idea
di provare a fare impresa da questi parti.

4 settembre 2010

[QEV] Ragionevolmente monogamo

No, io non penso proprio che sia così.

Penso che uomini e donne siano diversi.
Ma non "diversi" intendendo "divisi in schieramenti omogenei e contrapposti".
Proprio diversi di persona in persona, dico.
Ed ogni discorso del tipo "le donne sono tutte troie" o "gli uomini sono tutti stronzi" mi fa venire l'orticaria e mi causa un immediato abbattimento della considerazione verso chi formula un pensiero così banale.

Penso anche che se per monogamia si intende una sorta di patto di non belligeranza... beh, allora quel patto è destinato a durare molto poco e, in questo senso, non credo esista monogamia senza infelicità e frustrazione, con buona pace dei dettami evangelici.

Se però per monogamia si intende la volontà di difendere un rapporto dalle interferenze esterne, allora in quel caso le possibilità di successo aumentano.
E, più precisamente, aumentano in maniera proporzionale alla solidità del rapporto costruito, alla cura ad esso dedicata in passato ed all'intenzione di continuare ad alimentarlo in futuro.

Mi disgusta la leggerezza nel creare e sciogliere relazioni che si sta infiltrando nella nostra società, trasversalmente rispetto a sesso, età e ceto sociale.
Stuoli di Uomini e Donne (...proprio il nome della trasmissione della De Filippi, che coincidenza....) che si prendono "per prova" e si lasciano "per riflettere", in una grottesca emulazione collettiva delle storie da sit-com o da giornale scandalistico.
Un rapporto, invece, come una pianta o un bambino, richiede cure ed attenzioni, particolarmente nei momenti più delicati della sua crescita.

In questo senso a me, invece, piace definirmi ragionevolmente monogamo.

23 agosto 2010

[PIF] Incontri

La radio dice che è già in Sardegna, pare che si aggiri per le acque tortuose delle Bocche di Bonifacio.
Quando fa quel giro poi passa sempre di qui, arrivando di notte.

Un leggero fruscìo di foglie, una diversa consistenza dell'aria, un vago odore salmastro entreranno in stanza dal balcone spalancato, svegliandomi nel cuore del sonno.
In canotta e bermuda accenderò il vespino e scenderò in spiaggia senza fretta, sciacquandomi bene la faccia nell'aria fresca e nella prima luce.
Poi, da solo, smonterò tutti gli ombrelloni ed accatasterò tutti i lettini.

Quando da giovane iniziai a fare questo mestiere odiavo la sensazione ruvida della mano secca contro il legno salmastro dell'attrezzatura dello stabilimento.
Allora i più anziani mi mostravano le loro mani callose ed i loro piedi spessi, così come si ostende una reliquia.
Oggi conto le rughe sul mio viso e le schegge sottocarne nel palmo della mano: una per ogni estate passata a sorvegliare questo stesso lembo di spiaggia, una per ogni volta che ho montato e poi rismontato le assi di questo stesso stabilimento.

Appena avrò finito di sistemare tutto, arriveranno insieme il primo raggio di sole alle mie spalle e l'increspatura blu a largo di Ischia e Procida.
E dopo sarà, finalmente, Maestrale.

17 agosto 2010

[QEV] La Religione del Dolore

Settimana da turista per i principali santuari di Roma.

Spettacolari mausolei di vescovi e cardinali di nobile casato.
Enormi sculture di martiri agonizzanti.
Crocifissi maestosi e dolorosissimi.

Da duemila anni la Resurrezione è una scomoda postilla in calce alla più sublime Sofferenza.


Dio ci liberi dai predicatori della Religione del Dolore.

6 agosto 2010

[POST-IT] Studio di proporzionalità tra servizi al cittadino e lunghezza del pantalone indossato


Ecco i risultati dello studio svolto stamattina presso il Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata.

Campione 1 - Maschio, adulto, in bermuda (alias me medesimo):
Non ammesso all'accesso agli sportelli per abbigliamento indecoroso, nonostante paghi le tasse per avere (anche) quei servizi tutti i santi giorni, ovvero quando è in bermuda, quando è in jeans e pure quando è in mutande.

Campione 2 - Maschio, adulto, in pantalone "a Pinocchietto":
Il finanziere all'ingresso si mostra titubante; mi guarda furtivamente per vedere se sto seguendo l'evolversi della situazione poi, accortosi che sto attento, rimanda il cittadino a casa a cambiarsi.
Inizio a prenderci gusto.

Campione 3 - Giovane donna, avvenente, in gonna:
Ammessa all'accesso senza esitare.
Tra me e me penso che pure se veniva in perizoma entrava lo stesso.
Anzi faceva ancora prima.

Campione 4 - Figlio di avvocato a seguito del padre, maschio, minorenne, in pantalone "a Pinocchietto" :
Nuovo gioco di sguardi tra me e i finanzieri che trattengono il bimbo all'ingresso e fanno entrare il solo padre.

Campione 5 - Figlio di avvocato a seguito del padre, maschio, minorenne, in costume da bagno:
Entra senza alcuna obiezione.
Mi chiedo chi sia il padre.

Campione 6 - Corriere espresso, maschio, adulto, in pantalone già appartenuto a tuta Legea, canottiera sdrucita ed infradito:
Entra a passo spedito mostrando dimestichezza.
Dopo essere entrato squadra il finanziere da capo a piedi, lasciando spuntare dalla testa la vignetta "...e tu chi cazz sì??"

A voi le conclusioni dello studio.

27 luglio 2010

[PIF] Terra Mia



Così è la terra mia quando finisce il giorno.

Come un lungo soffio che scende dalla collina al Mare.
Come lenzuola dimenticate su un terrazzo ad asciugare.
Come un raggio porpora che nasce dall'orizzonte, si infila tra Ischia e Procida, corre giù per il Golfo e si depone sull'arenile.
Come tepore fin dentro le ossa, ma senza sudare.


Come la zappa appoggiata contro l'albero a terreno rivoltato.
Come il pescatore seduto ad occhi chiusi sullo scoglio.
Come l'onda quando frange e come i ciottoli e le conchiglie che la accompagnano.
Come il sollievo di chi - un giorno ancora - rinuncia alle preoccupazioni.

23 luglio 2010

[QEV] Perdonerò

"Sulle scale", Perugia
di Claudia Petretti
Perugia è sulla cima di un colle.
Si parcheggia la macchina giù e si inizia a salire, senza neppure vedere dove si deve arrivare.

Per tentativo percorro una prima rampa di scale.
Alla sua sommità, quando sto per riscendere, scovo una scala mobile.
Ed in cima a questa, subito prima di desistere, intravedo un ascensore.
A fine corsa dell'ascensore penso che non vale la pena tornare indietro; solo che non so dove andare...
Sbaglio strada ma continuo a camminare: alla fine compare un'indicazione.

In centro c'è la festa, la musica e fiumi di turisti, che avranno avuto la mia stessa difficoltà: salivano insieme a me, per altre strade, mentre a me pareva di essere solo.

Penso che è proprio così il cammino verso il Perdono.

15 luglio 2010

[PIF] Taranta Power

Si gonfia e sbuffa come un mantice la lunga gonna bianca e i suoi ricami saltellano per aria, insieme ai nastri colorati legati ai polsi e alle caviglie.
Simona gira su se stessa come una trottola: sono un caleidoscopio le luci della piazza, la gente accalcata alle bancarelle, il sudore e le spallate di chi le balla affianco, il colpo secco delle nacchere e quello profondo della tammorra.

Ogni giro scarica dalla sua testa il traffico, i semafori, la metropolitana, la gente  di corsa, la puzza di smog, le serate di pioggia nella grande città.
Ogni giro allontana le preoccupazioni, il contratto in scadenza, l'affitto da pagare, l'ansia di non riuscire mai a sposare Giacomo.


Giacomo esce dall'ufficio a mille chilometri di distanza.
Esce in giacca e cravatta, pure se è ferragosto.
Si avvia a passo lento per l'enorme piazza, piena solamente di piccioni.
Pensa che Simona adesso sta ballando, come quando lui era sul palco con la chitarra in mano.
Sembra passato un secolo, pare il ricordo di una vita che non è la sua.
Con rabbia allenta il nodo al collo, perchè la cravatta lo sta soffocando.


Batte la tammorra, ed il tallone al suolo.
Batte e schizza il sangue verso il cuore.
E il cuore segue il moto della fisarmonica:
mescola sangue e musica, tenendo il ritmo.


13 luglio 2010

[QEV] Il Samaritano

Inciampo annualmente nella parabola del Samaritano, dove è spiegato il concetto di prossimo, confrontando l'atteggiamento del sacerdote e del levita, che passano oltre l'uomo in fin di vita lungo la loro strada, con quello del pagano di Samaria, che invece gli presta soccorso.


Evito ogni discorso buonista o moralista, perchè ritengo invece che il vero insegnamento della parabola scaturisca dal fatto che il prossimo è un accidente.


Prossimo è superlativo di vicino e nessuno può garantirsi intorno solo persone gradite o congeniali.
In quest'ottica "Ama il Prossimo tuo" non è mica una dichiarazione di buoni propositi: è piuttosto un invito preciso e dettagliato a iniziare a sporcarmi le mani proprio da chi - per scelta o per accidente - trovo di fianco a me.

Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te,
né troppo lontano da te.
Non è nel cielo, perché tu dica:

chi salirà per noi in cielo,
per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?
Non è di là dal mare, perché tu dica:

chi attraverserà per noi il mare
per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?
Anzi, questa Parola è molto vicina a te,

è nella tua bocca e nel tuo cuore,
perché tu la metta in pratica.


(De 30,11-14)

La Parola è nella mia bocca e nel mio cuore, mi cammina affianco: non ho scuse per non interessarmi all'altro che trovo lungo la mia strada, non ho alibi per non coglierne la radice dell'essenza.
Mea culpa.

21 giugno 2010

[VM] Lost Generation

Domani a Pomigliano gli operai della FIAT voteranno un referendum folle, che in definitiva pone la domanda:


"Vuoi lavorare o preferisci la disoccupazione?"

Inutile dire che l'esito è scontato.

Al referendum si arriva perchè la FIOM si è opposta all'accordo firmato di buon grado da CISL e UIL in cui - tra gli altri punti - si indica (cfr. punto 13 - "clausola di responsabilità") che i lavoratori rinunciano perfino al diritto di sciopero: chissà con che strumento pensano i due sindacati di difendere i propri iscritti...
La decisione della FIOM ha scatenato le reazioni piccate della maggioranza, risentite di Confindustria, equilibriste della minoranza.
Assordante silenzio dai vertici dello stato, intenti a discutere di intercettazioni e secessione.

L'unica parola che mi è parsa VERA, l'ho sentita da Vendola:

"La solitudine della Fiom  è la cartina di tornasole del degrado sociale nel nostro Paese"

VERA perchè un sindacato che rinuncia a cuor leggero al diritto di sciopero ed alle altre conquiste di un secolo di lotte dei lavoratori è solo un mazzetto di tessere d'iscrizione, alla pari dei circoli di tennis.
VERA perchè realmente a Pomigliano si istituisce la liceità dell'agire in deroga ai contratti nazionali, in nome della globalizzazione e del basso costo della manodopera altrove.
VERA perchè naturalmente non c'è motivo di credere che la FIAT applichi a Pomigliano criteri diversi rispetto a Melfi, Cassino, Torino, etc... (discorso diverso per Termini Imerese dove, prese le sovvenzioni e completato lo scempio paesaggistico, si chiuderà a breve).
VERA perchè è altrettanto ovvio che - a cascata - ogni imprenditore tirerà fuori la sua Polonia da evocare per giustificare il medesimo trattamento da somministrare ai propri dipendenti.


Oggi il mio contratto a progetto mi pare un po' di più carta straccia.

Mi vengono in mente considerazioni amare.
Leggevo qualche giorno fa di alcune ricerche - sarò grato se mi segnalerete la fonte che ho perso - secondo cui per le generazioni odierne è impossibile raggiungere il tenore di vita dei propri genitori.
Quando si è trattato di affrontare la globalizzazione, si sono presentate diverse strade da percorrere: investire in innovazione e ricerca, proteggere la qualità dei prodotti, ridurre l'incidenza del cuneo fiscale su aziende e lavoratori.
I nostri politici hanno scelto l'introduzione del precariato, al grido di "Noi non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani!".
Quello che hanno risparmiato i nostri padri, lo pagheremo con gli interessi ogni giorno della nostra vita.

Il futuro della mia generazione è stato scientemente e premeditatamente svenduto per mero calcolo politico.

A questo si aggiunge lo sberleffo di chi, arroccato arcignamente sulla sua poltrona, ci delizia dell'appellativo di "bamboccioni".

Prima che si manifesti il primo conato di vomito, arriva un ricordo a sollevarmi, lieve come una carezza.

Un Papa operaio - lui lo era stato davvero, diversamente dai politicanti nostrani - venuto da Roma apposta per sedersi alla mensa con gli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia, in odore di licenziamento.
Qui il Suo discorso di allora, che mi pare inopportuno sintetizzare.

..purtoppo era il millennio scorso, e pare che anche il Papa oggi abbia altre gatte da pelare...

14 giugno 2010

[PIF] Il Supereroe

Io sono Zorro e quella sotto di me è Tornado.
Di tutta questa sterminata città, di tutti i semafori e le rotonde, di tutti gli incroci ed i sottopassi, nessuno è in grado di resisterci.
Io sono Batman e lei è la mia Bat-mobile.

Dove proprio non mi può portare, lì arrivo da solo.
Sorreggendomi con le braccia possenti di Hulk ed usando il senso dell'equilibrio dell'Uomo Ragno.
E quando mi alzo in piedi da seduto, pare quasi che spicchi il volo come Superman.

Ma, a metà altezza, barcollo, mi afferro a quello che trovo, ricado rovinosamente sulla carrozzina, la mia astronave.

La mia kryptonite, che si chiama Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha vinto ancora.

28 maggio 2010

[PIF] Usi e costumi

Mi aveva convinto, signora Patrizia.

Avevo iniziato a pensare davvero che il velo che porto sul capo offenda la lucentezza dei miei capelli e mutili i miei bei lineamenti orientali.

E' pazzesco che ai giorni nostri esistano paesi del mondo dove le donne sono costrette a coprirsi integralmente in ogni occasione di vita sociale.
Ed anche accettare la poligamia - così come mi impone la mia fede - è in fin dei conti una violenza alla mia natura femminile.
Ne abbiamo parlato così spesso in questi anni che non ho trovato più  argomenti da opporre alle sue idee.

Eppure qualche giorno fa, di pomeriggio verso le sette, mentre passavo la cera sui mobili in sala, sua figlia è uscita sfrecciando alle mie spalle, salutandomi quando già era per le scale.
Mi sono accostata alla finestra e l'ho vista uscire dal portone con le amiche, tutte rigorosamente in top, minigonna e scarpe alte abbinate alla borsa.


Ora mi viene in mente che era proprio venerdì sera, quindi lei doveva essere dal parrucchiere per la tinta e la messa in piega.
E Martina, che è molto più adulta dei suoi tredici anni, ne ha saputo approfittare.

"Una ragazzata." mi dirà.
"Avessi io la sua età..." aggiungerà in un sospiro.
"Un po' di punizione ed una sgridata dal padre saranno sufficienti." concluderà risoluta.

E' proprio di questo che le vorrei parlare.
Suo marito ha assistito a tutta la scena.
Era in strada che rientrava dal lavoro quando ha visto sua figlia e le amiche davanti al portone: a quel punto, inspiegabilmente, è entrato di scatto nel bar all'angolo.
Proprio quello del quale dice che è sporco e che i camerieri sono indisponenti.
Quando le ragazze si sono allontanate, lui ha raggiunto il portone con cautela, ha preso l'ascensore ed è entrato in casa a passo svelto.
Trovandomi in sala, mi ha fissato per un istante, come se fosse stupito di vedermi lì; alla fine ha accennato un saluto e si è chiuso in stanza finchè non sono andata via.

All'ingresso ha lasciato solo un insopportabile scia di profumo alla pesca e la giacca sporca di glitter e rossetto.

Allah Akbar.

24 maggio 2010

[POST-IT] Affanno

"Non siate in ansia dunque per il domani,
perché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno basta il suo affanno."


(Mt 6,34)

19 maggio 2010

[QEV] Auguri di conchiglia

Nonostante mi sposti parecchio, dappertutto trovo parrocchie cinte d'assedio da matrimoni imminenti, catechiste in fermento, famiglie in agitazione da Prima Comunione.
EstetistaParrucchiereVestitoFirmatoLampadaAbbronzanteGioielleria.
Il fotografo sposta il Crocifisso che impalla i parenti, mentre il fioraio, in piedi sull'altare del Santissimo, sistema l'ultimo bouquet di orchidee.
Esco di chiesa come si scende dalla metro delle otto.

"Pace a voi".
E' come un ritornello nel Vangelo di Giovanni che si intensifica con l'avvicinarsi della discesa dello Spirito sugli Apostoli, ovvero di quella solennità di Pentecoste nella cui novena siamo entrati in sordina.
A leggere e rileggere i Vangeli, ad ascoltare e riascoltare questa incessante esortazione, mi viene da pensare che la Pace sia condizione indispensabile per la venuta dello Spirito.
Come se lo Spirito, pur presente in ogni piega della Storia, non sia messo in condizione di operare attraverso coscienze agitate.

Tocca imparare dalle conchiglie, che conservano l'eco del mare da cui provengono.

E quindi "pace a voi" che vi preparate a ricevere i Sacramenti, perchè la Grazia trovi terreno fertile su cui attecchire.

Pace al mio padrino di Cresima, al suo padrino - che non conosco - e così via, risalendo la catena.

Pace a tutta la comunità cristiana dei cresimati, un fiume di persone che si sostengono le spalle a vicenda.

Infine pace a voi due, prossimi alla Cresima, che avete pensato - per insondabili ragioni - a me come padrino: se questo blog è stato in qualsiasi misura utile nel vostro percorso, sarà valsa la pena crearlo ed aggiornarlo in questi anni.

Ed a voi due in particolare, auguri di conchiglia.

10 maggio 2010

[PIF] L'esecuzione perfetta

Centoventi tagliolini in purea di fave e scaglie di pecorino D.O.P.
Tutti squisiti.
Centoventi tortini di riso croccante in salsa di gamberi e scampi.
Egualmente straordinari.
Centoventi carpacci di tonno in crosta di sale grosso aromatizzato alle alghe.
Indistintamente sublimi.
Centoventi scaloppe di manzo aromatizzate ai funghi e tartufi.
Esecuzioni magistrali.
Ma un cuoco vive per l'esecuzione perfetta.

Gustavo, pupillo di Gualtiero Marchesi, è l'enfant prodige della cucina internazionale.
Trent'anni appena compiuti, ma già all'attivo collaborazioni con i più grandi maestri dei fornelli.
Richieste continue da ogni parte del mondo, sceicchi e nobildonne che non badano a spese.

Cosa ci fa in quella anonima cucina d'albergo della provincia di Macerata?
Perchè è lì a cucinare, peraltro gratis, e non al Grand Hotel di Dubai o in qualche villa a Malibù?
Se lo chiede davvero, Gustavo, mentre controlla le decorazioni dei dessert.
Centoventi sorbetti al limone e centoventi dei suoi celebri tiramisù.

Mentre gira intorno al grande tavolo d'acciaio, dalla sala gli arrivano le prime note di "Wish you where here", confuse con il vocìo degli invitati che invitano gli sposi a ballare; poi la successione di due sedie che strusciano appena sul pavimento nel silenzio generale e il rumore secco di quattro tacchi che vanno verso il centro della sala.
Da lì gli arriva pure uno sguardo, dal centro della sala dritto sulle sue spalle, attraverso gli oblò opachi della porta a battenti della cucina.
Gustavo lo avverte, lo riconosce e per questo non si gira.

Chiara quinta E.
Chiara occhi verdi e scarpe da ginnastica.
Chiara che aspetta il rumore della vespa nella traversa prima del cancello del liceo.
Poi salta fuori e si mette di traverso in mezzo alla strada, finchè Gustavo non rinuncia alla scuola e la porta al Mare.
E lì stanno per ore sulla sella della vespa a prendere il sole, schiena contro schiena.
Che ci sarebbe pure una spiaggia sterminata da usare, ma loro sanno stare solo così, schiena contro schiena.

Pure stavolta Gustavo rimane di schiena, mentre Chiara balla il lento con il suo nuovo marito, mentre suonano la loro canzone, mentre in sala non vola una mosca.
Fa rumore soltanto la lacrima che Gustavo non fa in tempo a trattenere.
Cade e si stampa tonda sulla polvere di cacao, nel centro esatto di una fetta di tiramisù.

"Questa alla sposa", dice rivolto al maitre.
Eccola, l'esecuzione perfetta.

28 aprile 2010

[POST-IT] Change my mind

Stasera scenderò in acqua per consuetudine.


Nessuna velleità di allenamento, giornataccia e muscoli indolenziti.
Giusto per scaricare un po' la colonna vertebrale.
Magari un po' di relax a tarda sera, quando la vasca si svuota.

Poi tiro giù gli occhialini e spingo dal muro a piedi pari.

Nello spingere  sento arrivare la velocità, e nel sentirla aumento progressivamente la forza di slancio.
La testa trova istintivamente il suo posto in mezzo alle braccia protese, nel massimo idrodinamico.

Pensavo di partire per venticinque metri, ma succede che mi fermerò tra due chilometri...

22 aprile 2010

[PIF] Con le unghie e con i denti

"Ladies and gentlemen, goooooood evening!!"

Dopo lungo pellegrinaggio per l'Italia, sfinito, lasciai cadere il borsone su un materasso sfondato della provincia di Modena.
Lampadine penzolavano senza paralume dal soffitto e la puzza di kebab era attaccata alla tappezzeria della stanza.
28 Giugno 1997.
In tv c'era il match di boxe tra Tyson e Holyfield.
Nella stanza affianco cinque neri più neri di me riuniti per fischiare il campione e tifare lo sfidante.

Tyson è l'icona dell'adrenalina.
Durante la presentazione passeggia nervoso per il ring, evitando ogni sguardo.
Di sfuggita alza un guantone quando la folla lo osanna, senza smettere il suo moto perpetuo.
Holyfield è spavaldo e ostenta sicurezza: sorride, saluta e pare che vada a ritirare l'Oscar.


Avessi capito che ero nei panni di Tyson, non mi sarei fermato lì quella sera, né ci avrei passato più di dieci anni.
Mi ricordo che i primi tempi ero maledettamente carico, sprizzavo forza fisica da ogni muscolo e più mi caricavano di sacchi di cemento e balle di piastrelle e più gliene servivano per farmi arrivare distrutto a sera.
E il giorno dopo, nonostante tutto, ero più forte e più reattivo di prima.

Gong, primo round.
Tyson entra ed esce dalla misura.
Saggia la difesa dell'avversario con colpi rapidi, ma Holyfield schiva con grande lucidità.
Quando il campione fa valere la sua stazza, costringendo Iron Mike all'angolo, lui sguscia via e riporta il match a centro ring.


A forza di malta e piastrelle è facile guadagnare la fiducia del capomastro.
A chiedergli quando mi avrebbero regolarizzato, lui rideva, bestemmiava e sputava per terra.
Però ogni fine mese riempiva la busta con un po' più di quello che mi serviva per vivere.

"Troppa fretta, Mike..."
Glielo diceva Yoseph, mai indossati i guantoni, ma cultura pugilistica da enciclopedia.
In uno dei sui affondi Tyson intravede un varco nella difesa di Holyfield.
Non hai tempo di riflettere sul ring, sennò finisci come pungiball.
Mike ha atteso per sette mesi quell'istante, l'ha sognato di notte: un pensiero di sorriso gli attraversa la testa mentre carica un sinistro violentissimo.
Il tempo di capire che Holyfield ha schivato di lato e arriva invece un destro in pieno volto, pesante come un treno in corsa.


Che cosa ridicola.
Uno spacca muri tutto il giorno, porta quintali di pittura, carica e scarica centinaia di mattonelle e ne esce indenne, senza neanche un graffio.
La mattina dopo inciampa nello zerbino davanti alla porta di casa, cade per le scale e si frattura il gomito.
Sei mesi dopo, l'esistenza è da reinventare.

Secondo e terzo round.
Il match prosegue ma Mike è fermo lì, sotto il colpo ricevuto.
Sa che deve rimontare e che il tempo gioca a suo sfavore.
Le energie scarseggiano e pure l'adrenalina inizia ad abbandonarlo.
Occorre fare qualcosa.


Quando hai fame va bene ogni lavoro.
Spacciare no, però, quello mi rifiuto di farlo.
Va benissimo invece un posto da ragazzo di cucina.
Se però la trattoria è nei pressi della questura, anche lì è questione di tempo.

Sono venuti a prendermi per il rimpatrio ed io non ho mosso un muscolo.
Ci sono rimasto sotto, come Tyson col destro di Holyfield.
C'è voluta aria di casa per riprendermi da quel torpore, per capire che quel tizio in divisa che mi riaccompagnava era l'ultima propagine di dodici anni passati - spesi - sciupati in Italia.
Allora ho deciso di aggrapparmi a lui ed a quello che rappresentava per me, come Mike fece con il suo avversario ed il suo titolo di campione: con le unghie e con i denti.

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Racconto basato su fatto reale proposto dal concorso Effequ wants You:

"Effequ sta preparando una raccolta di racconti per il 2010.
Metteremo insieme storie del nostro Paese, storie sognanti o cupe, salvifiche e realiste. Cerchiamo scritture che compiano il proprio dovere civile andando anche al di là del reportage puro e semplice, e che siano capaci – partendo dalla semplice registrazione di quanto in basso sia arrivato in Italia il livello di tolleranza civile – di un ritorno all’invenzione e alla beffa, al dramma e alla commedia.
Inviateci il vostro racconto, da oggi ed entro il 24 aprile 2010. I racconti non possono superare le 15.000 battute, e dovranno essere liberamente ispirati ai tre fatti di cronaca qui riportati – tutti datati 9 gennaio 2010. Tra tutti i testi inviati, sceglieremo uno e un solo racconto, che entrerà a far parte della nostra raccolta."

4 aprile 2010

[QEV] Domenica di Pasqua - Via di scampo

Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia.
(Sal 29,12)

Scopro una radice comune nella Pasqua ebraica e cristiana.
Dovessi riassumerla in un termine, userei la parola "scampo".

Innanzi tutto perchè scampo è passaggio indenne e dunque etimologicamente è Pasqua / Pesach / Passaggio.

Poi perchè scampa Israele all'angelo sterminatore che fa strage di primogeniti di uomo e bestiame in Egitto - "Occhio per occhio, dente per dente" reciterà la Legge consegnata a Mosè sul Sinai.
E scampa pure Israele alla schiavitù ed alla vessazione a cui era costretto, uscendo dall'Egitto in marcia verso il deserto.

Scampa Gesù Cristo alla Morte in maniera prodigiosa, come se la Morte non attecchisse alle sue membra, dal momento che da cattolico ne professo la Resurrezione nella Carne.
E scampa pure l'Umanità al rischio di vedere trionfare la Morte sul Dio Incarnato.

Ma in realtà Pasqua è più che scampo.
Perché in entrambi i prodigiosi eventi c'è più dell'esultanza per il mancato pericolo.
Quella che era notizia nefasta e presagio di sciagura, attraverso lo scampo, si rivela apoteosi di gioia ed enorme benedizione.
Mi da l'idea del proiettile, che dopo aver schivato la vittima, colpisce di rimbalzo l'attentatore.

Ecco allora che, a partire dallo stesso accordo, quella che era intonazione di lamento diventa musica da ballare; a partire dallo stesso ordito quella che era veste cenciosa si rivela manto regale.

Che la Pasqua che attraversa le nostre strade, le nostre famiglie, le nostre vite ci permetta di cambiare prospettiva, di smettere il lamento e di aprire le danze.

Auguri.

1 aprile 2010

[QEV] Giovedì Santo

"Memoria e Identità"
Prendo in prestito il titolo dell'ultimo libro scritto da Giovanni Paolo II°, perchè mi pare lucidissimo e superlativamente sintetico.

Ciascun individuo oppone alla domanda "Chi sei?" il racconto del proprio vissuto, partendo dall'assunto che l'essenza stessa di persona sia impressa in filigrana nella propria storia.
Così pure nel rapporto di coppia si riescono a superare scossoni di assestamento attingendo fiducia e vigore dalle difficoltà già affrontate e superate.
Il discorso si allarga poi a macchia d'olio per famiglie, comunità, interi popoli che si riuniscono e si riconoscono in virtù delle memorie che condividono.

E Dio?

"Questo giorno sarà per voi un memoriale;
lo celebrerete come festa del Signore:
di generazione in generazione,
lo celebrerete come un rito perenne."
(Es 12,14)

"Questo è il mio corpo, che è dato per voi;
fate questo in memoria di me"
(Lc 22,19)

Credo in un Dio che entra nella Storia di uno, due, tutti gli Uomini, impregnandosene al punto da chiedere - quasi supplicare, come tra innamorati - di non essere dimenticato.

A chi difende, in qualsiasi misura e mediante qualunque contributo, un barlume di memoria nell'età dell'Oblio il mio ringraziamento quaresimale.
Ed ai partecipanti alle processioni che stanotte e domani percorreranno le strade di casa mia, il mio augurio di cammino proficuo.

25 marzo 2010

[QEV] Domenica delle Palme - Cristo Morto

I martìri sono pronti, le fiaccole accese,i bracieri avvampano di prima fiamma.
I cori provano gli accordi, i cerimonieri girano senza sosta.
Ma non è ancora tutto pronto, perchè non c'è processione senza statue.

Confesso di scrivere con turbamento, misto alla ritrosia che nutro verso l'approccio feticista molto diffuso dalle mie parti che venera la statua in quanto tale.
Statua è pietra, è legno, è vitello d'oro a cui il popolo si inchina.
Eppure vado scoprendo che una statua ben fatta - come un quadro d'autore - ha la capacità sublime di introdurre al Mistero.

Due statue, da secoli, attraversano le strade della Penisola Sorrentina il Giovedì ed il Venerdì Santo.

Dell'Addolorata non so dire.
So solo raccogliermi in silenzio per intuire in infinitesima parte quello che attraversa un cuore di Madre che vede il proprio figlio morire nudo insultato crocifisso nel punto più in vista della capitale del suo paese.

Questo dolore, ben più fitto dello spadino che simbolicamente trafigge la statua, mi impedisce di chiedermi se c'è spazio in quel cuore per realizzare che insieme al figlio muore anche il Dio; va in frantumi la promessa di salvezza che Le annunciò l'angelo e con essa vacilla pure la fiducia di Giuseppe sulla sua integrità di sposa.

Cristo Morto

Secondo me il Miserere non dovrebbe andare qui, in mezzo al corteo.
Frapposti tra le bande del coro dei bambini in testa e quella del coro delle donne in coda, facciamo i salti mortali per mantenere una parvenza di intonazione.
Eppure pare che il Priore ci tenga proprio: il Miserere davanti al Cristo Morto.

Quando posso, nei vicoletti in cui non si canta, mi volto e accarezzo la statua con lo sguardo.
Non può vederla chi la porta in spalla.
Non se ne curano le autorità comunali che la seguono, impegnate in ufficio di pubbliche relazioni.

Così nessuno si accorge che la nostra statua ha un difetto di fabbrica.

Tutto giace in quel Cristo: i capelli, il capo, le membra.

Resta solo una mano sollevata.

Ora logica impone che sia rigor mortis dovuto alla scomoda postura assunta in Croce.
Ma io non ho lauree in medicina da ossequiare e resto convinto che quella mano sia una richiesta di aiuto.

"Questo è il passaggio più buio, quello più difficile.
Ho sudato sangue di paura.
Sono stato abbandonato, percosso, condannato e crocifisso.
Ecco, alla fine sono morto"

364 giorni all'anno mi porta Lui sulle spalle.
Stanotte tocca a me prenderlo per mano.

21 marzo 2010

[QEV] V di Quaresima - Cireneo

Com'è giusto che sia, ancor più che di vesti le processioni abbondano di croci.
Croci con bende o "della deposizione"; croci con drappi e stemmi delle congreghe - o "labari" - ed una croce, in particolare, portata a spalla da un incappucciato, che diventa

Cireneo


Quando finisce la salita?
Quanto dura ancora questo supplizio?

Neppure mi spetta questa Croce, non sono stato io a sceglierLa: mi è stata rifilata pescandomi tra la moltitudine, senza offrirmi possibilità di rifiuto.
Mi è stata imposta fatica senza barlume di guadagno.

Non è mia questa Croce.
Non ha la misura delle mie braccia, nè richiede il mio sangue come detergente.

Snervato, in una svolta della strada poco illuminata, lontano da ogni sguardo, l'ho posata furtivamente contro un portone.
Ho svoltato l'angolo ed ho percorso qualche metro.
Poi, con cautela, mi sono voltato indietro: magari qualcun altro se n'era fatto carico...

Incredibile a dirsi, la Croce mi stava seguendo.

E se mi nascondevo, Lei mi stanava.
E se acceleravo o rallentavo, teneva il passo.

Alla fine, esasperato, L'ho ripresa in spalla.
Non è mio il Sangue che Le farà da lavacro.
Ma ora so che richiede il mio sudore come linfa.

"Mentre Lo portavano via,
presero un certo Simone, di Cirene,
che veniva dalla campagna,
e gli misero addosso la Croce
perché la portasse dietro a Gesù."
(Lc 23,26)

13 marzo 2010

[QEV] IV di Quaresima - Fiaccole

Ai bambini più piccoli, fino ai quattro anni, leggeri cestini di fiori messi a tracolla.
A quelli un po' più grandi, fino agli otto-nove anni, crocette in truciolato da portare a spalla.
A ragazzi e uomini:

Fiaccole

Tiro il fiato nella breve sosta lungo la salita più ripida.
Allento il cordone che preme sul bacino ed intanto scaldo le mani al calore della fiamma.

"Fianchi cinti e lucerna accesa".

Proprio come hai chiesto Tu.



Poi finisce la salita ed il passo si fa più svelto.
Più facile ragionare, e solo allora mi viene in mente.
Ero così convinto da non essermene neanche accorto.

 Giuda dunque, presa la coorte
e le guardie mandate dai capi dei sacerdoti e dai farisei,
andò là con lanterne, torce e armi.
(Gv 18,3)

7 marzo 2010

[QEV] III di Quaresima - Guanto

Confesso qui la mia predilezione per un martìrio preciso.
Si tratta quasi di un rebus in realtà: un calco di mano portato in processione.
"Il Guanto" comunemente è chiamato.
Quando da piccolo mi fu assegnato, mi deliziarono le spiegazioni che genitori in preda al panico opponevano alle richieste di spiegazioni dei figli curiosi.
"E' il guanto di sfida lanciato a Gesù" la più bella di tutte, senza dubbio.

Volendomela spiegare presi a scarattare nei Vangeli.
E' Giovanni a riferire di uno schiaffo.


Ma appena ebbe detto questo, una delle guardie che gli stava vicino dette uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?»
Gesù gli rispose: «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»
(Gv 18,22-23)


"Guanto"
"Perchè mi percuoti?"

Da cosa scaturisce la tua aggressività?
A quale sorgente torbida attinge?
A quale paura, a quale insicurezza?

Perchè compi il Male?
Da dove esso ha origine?

A volte cedo alla tentazione di chiedere a Dio ragione del Male che incontro.

Ma se essa rimane incomprensibile a me, figuriamoci a Lui...

28 febbraio 2010

[QEV] II di Quaresima - Vesti

Qualche anno fa, guardando le processioni sfilare, rimasi colpito dal gran numero di martìri che consistono di vesti, panni o drappi.
C'è l'asciugatoio, portato insieme al catino, entrambi usati per la lavanda dei piedi.
C'è la veste purpurea, di cui Cristo è rivestito per scherno dai romani, insieme alla corona di spine ed alla canna usata per scettro.
C'è la tunica, cucita  da Maria di un sol pezzo secondo i Vangeli, che i soldati si contendono ai dadi.
C'è il drappo detto della "Veronica", su cui resta impresso il volto di Cristo.
Ci sarebbe spazio pure per le vesti stracciate dal sacerdote, al sentire che Gesù si proclama Figlio di Dio, ma la tradizione delle congreghe nostrane sorvola su di esse.
Subito dopo la Croce, poi, iniziano le bende della deposizione.
Registro la blasfema visione della Via Crucis come di lunga sfilata con cambi d'abito.

Da questa tradizione sfugge un solo punto, il più alto.
Il Crocifisso, solo, è nudo.
Protetto appena, secondo pudica tradizione, da un velo all'inguine, che dubito ci sia stato realmente.

Il Crocifisso è spogliato del superfluo.
L'Uomo e la Croce, questo è Essenziale.

"Vesti"

Trasferito da Roma senza motivo, per pura ripicca, in una caserma sperduta.
Neanche so in che parte del mondo mi trovo.
Gerusalemme, terra di Giudea.
Popolazione in fermento e caldo asfissiante.
Alloggi sporchi e trascurati da tutti, rancio scarso e maleodorante.

Se non c'è possibilità di aver riconoscimenti a Roma, se non per conoscenze dirette, figurarsi quiggiù.

Alle truppe vessate è lasciata come sola distrazione la possibilità di sfogarsi sui prigionieri.

Il Nazareno, ad esempio.
Non gli è bastato frustarlo a sfinimento.
Ora l'hanno vestito di rosso, gli hanno intrecciato una corona di spine e con una canna per scettro lo hanno fatto re.
Poi, mezzo svenuto, lo schiaffeggiano a turno.

Ecco l'uomo.
Ecco la bestia che è.