Dopo lungo pellegrinaggio per l'Italia, sfinito, lasciai cadere il borsone su un materasso sfondato della provincia di Modena.
Lampadine penzolavano senza paralume dal soffitto e la puzza di kebab era attaccata alla tappezzeria della stanza.
28 Giugno 1997.
In tv c'era il match di boxe tra Tyson e Holyfield.
Nella stanza affianco cinque neri più neri di me riuniti per fischiare il campione e tifare lo sfidante.
Tyson è l'icona dell'adrenalina.
Durante la presentazione passeggia nervoso per il ring, evitando ogni sguardo.
Di sfuggita alza un guantone quando la folla lo osanna, senza smettere il suo moto perpetuo.
Holyfield è spavaldo e ostenta sicurezza: sorride, saluta e pare che vada a ritirare l'Oscar.
Avessi capito che ero nei panni di Tyson, non mi sarei fermato lì quella sera, né ci avrei passato più di dieci anni.
Mi ricordo che i primi tempi ero maledettamente carico, sprizzavo forza fisica da ogni muscolo e più mi caricavano di sacchi di cemento e balle di piastrelle e più gliene servivano per farmi arrivare distrutto a sera.
E il giorno dopo, nonostante tutto, ero più forte e più reattivo di prima.
Gong, primo round.
Tyson entra ed esce dalla misura.
Saggia la difesa dell'avversario con colpi rapidi, ma Holyfield schiva con grande lucidità.
Quando il campione fa valere la sua stazza, costringendo Iron Mike all'angolo, lui sguscia via e riporta il match a centro ring.
A forza di malta e piastrelle è facile guadagnare la fiducia del capomastro.
A chiedergli quando mi avrebbero regolarizzato, lui rideva, bestemmiava e sputava per terra.
Però ogni fine mese riempiva la busta con un po' più di quello che mi serviva per vivere.
"Troppa fretta, Mike..."
Glielo diceva Yoseph, mai indossati i guantoni, ma cultura pugilistica da enciclopedia.
In uno dei sui affondi Tyson intravede un varco nella difesa di Holyfield.
Non hai tempo di riflettere sul ring, sennò finisci come pungiball.
Mike ha atteso per sette mesi quell'istante, l'ha sognato di notte: un pensiero di sorriso gli attraversa la testa mentre carica un sinistro violentissimo.
Il tempo di capire che Holyfield ha schivato di lato e arriva invece un destro in pieno volto, pesante come un treno in corsa.
Che cosa ridicola.
Uno spacca muri tutto il giorno, porta quintali di pittura, carica e scarica centinaia di mattonelle e ne esce indenne, senza neanche un graffio.
La mattina dopo inciampa nello zerbino davanti alla porta di casa, cade per le scale e si frattura il gomito.
Sei mesi dopo, l'esistenza è da reinventare.
Secondo e terzo round.
Il match prosegue ma Mike è fermo lì, sotto il colpo ricevuto.
Sa che deve rimontare e che il tempo gioca a suo sfavore.
Le energie scarseggiano e pure l'adrenalina inizia ad abbandonarlo.
Occorre fare qualcosa.
Quando hai fame va bene ogni lavoro.
Spacciare no, però, quello mi rifiuto di farlo.
Va benissimo invece un posto da ragazzo di cucina.
Se però la trattoria è nei pressi della questura, anche lì è questione di tempo.
Sono venuti a prendermi per il rimpatrio ed io non ho mosso un muscolo.
Ci sono rimasto sotto, come Tyson col destro di Holyfield.
C'è voluta aria di casa per riprendermi da quel torpore, per capire che quel tizio in divisa che mi riaccompagnava era l'ultima propagine di dodici anni passati - spesi - sciupati in Italia.
Allora ho deciso di aggrapparmi a lui ed a quello che rappresentava per me, come Mike fece con il suo avversario ed il suo titolo di campione: con le unghie e con i denti.
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Racconto basato su fatto reale proposto dal concorso Effequ wants You:
"Effequ sta preparando una raccolta di racconti per il 2010.
Metteremo insieme storie del nostro Paese, storie sognanti o cupe, salvifiche e realiste. Cerchiamo scritture che compiano il proprio dovere civile andando anche al di là del reportage puro e semplice, e che siano capaci – partendo dalla semplice registrazione di quanto in basso sia arrivato in Italia il livello di tolleranza civile – di un ritorno all’invenzione e alla beffa, al dramma e alla commedia.
Inviateci il vostro racconto, da oggi ed entro il 24 aprile 2010. I racconti non possono superare le 15.000 battute, e dovranno essere liberamente ispirati ai tre fatti di cronaca qui riportati – tutti datati 9 gennaio 2010. Tra tutti i testi inviati, sceglieremo uno e un solo racconto, che entrerà a far parte della nostra raccolta."
"Effequ sta preparando una raccolta di racconti per il 2010.
Metteremo insieme storie del nostro Paese, storie sognanti o cupe, salvifiche e realiste. Cerchiamo scritture che compiano il proprio dovere civile andando anche al di là del reportage puro e semplice, e che siano capaci – partendo dalla semplice registrazione di quanto in basso sia arrivato in Italia il livello di tolleranza civile – di un ritorno all’invenzione e alla beffa, al dramma e alla commedia.
Inviateci il vostro racconto, da oggi ed entro il 24 aprile 2010. I racconti non possono superare le 15.000 battute, e dovranno essere liberamente ispirati ai tre fatti di cronaca qui riportati – tutti datati 9 gennaio 2010. Tra tutti i testi inviati, sceglieremo uno e un solo racconto, che entrerà a far parte della nostra raccolta."
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