La radio dice che è già in Sardegna, pare che si aggiri per le acque tortuose delle Bocche di Bonifacio.
Quando fa quel giro poi passa sempre di qui, arrivando di notte.
Un leggero fruscìo di foglie, una diversa consistenza dell'aria, un vago odore salmastro entreranno in stanza dal balcone spalancato, svegliandomi nel cuore del sonno.
In canotta e bermuda accenderò il vespino e scenderò in spiaggia senza fretta, sciacquandomi bene la faccia nell'aria fresca e nella prima luce.
Poi, da solo, smonterò tutti gli ombrelloni ed accatasterò tutti i lettini.
Quando da giovane iniziai a fare questo mestiere odiavo la sensazione ruvida della mano secca contro il legno salmastro dell'attrezzatura dello stabilimento.
Allora i più anziani mi mostravano le loro mani callose ed i loro piedi spessi, così come si ostende una reliquia.
Oggi conto le rughe sul mio viso e le schegge sottocarne nel palmo della mano: una per ogni estate passata a sorvegliare questo stesso lembo di spiaggia, una per ogni volta che ho montato e poi rismontato le assi di questo stesso stabilimento.
Appena avrò finito di sistemare tutto, arriveranno insieme il primo raggio di sole alle mie spalle e l'increspatura blu a largo di Ischia e Procida.
E dopo sarà, finalmente, Maestrale.
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