Carmine vive di spalle.
Di spalle dorme, accucciato su un fianco, raccolto su se stesso come un uovo o un gomitolo.
Di spalle prende pullman e metro, che a guardare fuori dal finestrino nel senso di marcia, con tutto quel paesaggio, quelle luci, quelle gallerie che arrivano addosso a piena velocità gli viene il voltastomaco.
Di spalle comincia a lavorare la mattina prima del sole - faccia sporca di calce a pochi centimetri dal muro - e di spalle lo trovi la sera a stuccare una crepa o a rifinire un tinteggio quando i colleghi sono andati già via da un pezzo.
Poi di spalle ritorna a casa, e ancora di spalle contro il muro della cameretta per suo figlio.
Carmine un giorno si girerà.
Sarà quando avrà pareggiato con lo scorrere di rullo e spatola la distanza che lo separa dal posto in cui è nato.
Sarà quando avrà condonato con il lavoro il peccato originale di essere nato altrove, in un posto che non da -perchè non può dare - nè casa nè famiglia.
Sarà quando sentirà la sensazione fisica del ciclista che ha scollinato, che sa che fino all'arrivo si va in discesa.
Sarà quando avrà il coraggio di guardare sua moglie in fondo agli occhi, senza bisogno di porre domande nè di cercare risposte.
Nessun commento:
Posta un commento