Mi mancava la ritualità delle gare di nuoto alla domenica.
Saltuariamente ho accompagnato qualche ragazzo della mia squadra ma viverla in prima persona è tutt'altra cosa.
Quando suona la sveglia sono già sveglio da un po'.
La borsa preparata la sera prima sta davanti al letto, mi attende nella penombra.
Il roco gorgoglìo della moka e l'odore del caffè sono un piacere intimo e delicato mentre tutti gli altri continuano a dormire.
Strade deserte.
Solo due vecchiette che, lentamente, si incamminano verso il sagrato della chiesa, dove il pulmino della squadra di calcio attende i ragazzi da portare in trasferta.
Intanto i gesti, i pensieri, i respiri sono già carichi di concentrazione.
Tutto inizia ad orientarsi verso la gara.
Arriviamo alla piscina, io ed un mio amico, verso le 8.30.
C'è già gente in acqua a far riscaldamento e chi è ancora nel parcheggio cammina a passo svelto.
Breve stretching e subito in acqua, per testare la vasca che non conosco.
Abituato al riscaldamento delle gare per "assoluti" - in trenta e più per corsia a pestarsi di santa ragione con sorpassi spericolati alla Valentino Rossi - parto con la foga di chi vuole spaccare l'acqua in quattro.
Ma oggi è diverso, oggi è la mia prima gara master, ovvero riservata ad atleti dai 25 anni in su, raggruppati di cinque anni in cinque anni per fasce di età (M25,M30,M35,etc), oltre che per sesso, ovviamente.
I master non si superano tra loro, fanno riscaldamento ordinati, lasciano spazio a chi è più veloce, aspettano il proprio turno per partire.
Qualcuno è perfino fermo ai bordi a chiacchierare amabilmente con altri atleti o a chiedere consigli tecnici ai propri avversari.
Nella mia corsia ci saranno almeno un paio di settantenni.
Fanno una vasca ogni cinque-sei minuti, ma la nuotano trasmettendo un senso di godimento senza pari.
La sensazione netta è che conoscano a perfezione i propri tempi e se li prendano serenamente, senza alcuna fretta.
Invidiabile.
Soprattutto per me che, intanto, continuo a frullare vasche e virate come una centrifuga.
Un'oretta dopo sono in camera di chiamata.
Uno stanzino piccolo in cui siamo senz'altro in troppi.
Impossibile concentrarsi tra il chiacchiericcio continuo, le urla della addetta ai concorrenti e l'avvenenza delle atlete che passeggiano lì davanti.
Provo inutilmente a rilassarmi e fare un po' di stretching, ma gli spazi sono troppo angusti.
Alla fine, snervato, rinuncio e mi cerco un posto seduto, per rilassare la schiena.
Affianco a me c'è uno dei settantenni di cui sopra.
Mi ha visto mentre cercavo di ritagliarmi spazio a sufficienza per sciogliermi.
Mi chiede che gara faccio e con che tempo mi sono iscritto.
Mi dice che con il mio tempo sarò chiamato verso la fine, quindi mi tocca aspettare.
Mi dice anche che devo saper attendere senza farmi consumare dall'attesa.
Dal tono sereno e rilassato che usa, mi accorgo che lui lo sta sperimentando pienamente.
Fosse per me salterei direttamente sui blocchi di partenza... Che invidia, ci risiamo!!!
Ho appena finito di leggere questo articolo (da cui il titolo del post) dal mio sito di nuoto preferito.
Parla proprio del fatto che l'obiettivo di un nuotatore di qualsiasi livello non debba essere necessariamente qualificarsi per le olimpiadi, ma piuttosto cercare incessantemente di migliorare se stesso, sotto ogni punto di vista: cronometrico, tecnico, fisico ed anche personale.
I risultati delle gare di ieri sono stati soddisfacenti, anche se, soprattutto a stile libero, ho commesso qualche errore tecnico di troppo.
Eppure, indipendentemente da essi, posso dire di essermi migliorato, perché grazie a quel signore ho scoperto un modo diverso di vedere il tempo che scorre.
Non è da tutti i nuotatori imparare qualcosa sul nuoto mentre non si è in acqua.
RispondiElimina;)
ps: ormai mi sono messo sto blog tra i preferiti! Quindi vedi di aggiornarlo spesso!
Cercherò di fare del mio meglio - grazie per la fiducia!!!
RispondiElimina... l'amico ero io ;)
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