Finisco per caso sul canale Jimmy che manda uno spettacolo di Gioele Dix, "La Bibbia ha (quasi) sempre ragione".
Sarà stato senz'altro un errore di palinsesto.
Magari l'hanno comprato a scatola chiusa e buttato lì come riempitivo, che tanto il sabato sera alle 9 chi vuoi che lo guardi...
Eppure c'era qualcosa di magnetico in quello spettacolo...
Non era Cesare Picco al pianoforte, o almeno non era solo quello...
Era piuttosto il garbo, direi quasi la sacralità con cui un comico solitamente pungente ed irriverente come Gioele Dix recitava... sembrava quasi che gran parte dello spettacolo fosse improvvisata...
Grazie al gentilissimo Blackdog sono venuto finalmente in possesso di una delle rarissime copie di quello spettacolo, di cui, quella sera, potei godermi soltanto un quarto d'ora.
Notevole, lo consiglio davvero.
Tra l'altro lo danno in replica il 24 alle 18: magari, durante i preparitivi del cenone, ci si butta un occhio...
Lo spettacolo consiste nella lettura e nell'istrionica esegesi di alcuni passi del Antico Testamento, e della Genesi in particolare (che, come i lettori più attenti del blog ricorderanno, per me resta il libro numero 1!!!).
Si scopre il Creatore bizzarro e caotico del racconto eloista, si conosce l'altra faccia della creazione contenuta nel racconto jahvista, si partecipa all'incontro di Abramo alle querce di Mamre, in una surreale atmosfera western, si riflette sull'incipit del Qoelet: "Vanità delle vanità..."
Spicca su tutto un lungo intervento dedicato a Giacobbe.
"Il mio preferito" sottilinea lapidariamente Dix.
Ed io sottoscrivo in pieno.
Dei patriarchi descritti nella Torah, Giacobbe è quello in assoluto più umano.
Come a dire "Se lui ha fondato la nazione di Israele c'è speranza per tutti".
Dix si concentra sul primo incontro con Rachele, ed esalta - giustamente - la passione travolgente che si scatena in Giacobbe, il quale, senza nemmeno sapere chi avesse davanti, senza minimamente sospettare che si tratti della cugina, per prima cosa le infila la lingua in bocca (Gen 29,11)... e poi dicono che la Bibbia è un libro per puritani!!!
(... volutamente tralascio e brutalizzo la descrizione di questa parte delle Scritture e dello spettacolo, cosicchè chi vuole può attingere direttamente alle fonti...)
Mi piace invece sottolineare un altro avvenimento della vita di Giacobbe che per me ha un significato speciale.
Siamo un po' più avanti, Giacobbe ha sposato Rachele (ed anche la sorella Lia, a sua insaputa) e si prepara a tornare a casa dove lo attende il fratello Esaù che ha un conto in sospeso con lui .
Anzi siamo precisamente quando Giacobbe si accorge che Esaù con 400 uomini lo sta andando a prendere:
Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.
Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».
Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».
Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva»
Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».
Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».
Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva»
(Genesi 32,23-32)
Giacobbe sta rischiando la vita - non solo la sua, ma anche quella delle mogli e dei figli - e che cosa fa? Passa una nottata a suonarsele di Santa ragione (...è proprio il caso di dirlo...) con un tipo, che poi si scopre essere Dio in persona.
Potrei riempirci il blog con tutte le esegesi possibili di questo passo...
Secondo me l'interpretazione più plausibile è quella più semplice: Dio non ha paura di sporcarsi le mani... se non vuoi percorrere altre strade, se vuoi solo lottarci, allora lottaci!!
Può darsi che quella è la tua strada per conoscerLo meglio.
Poi non so se fonderai una grande nazione, ma almeno un paio di partitine a Risiko va a finire che le vinci... :-D
Fare a cazzotti con Dio == suonarsele di Santa ragione.
RispondiEliminaquesto passaggio me lo devo scrivere da qualche parte!!! è geniale !
10 e lode!