Per compensare, di sera, quando sono già a letto, mi metto in bocca una strofa del Salmo e la lascio sciogliere come una caramella, finchè il sonno non prende il sopravvento.
Più ripeto questo esercizio, più mi convinco della superiore potenza espressiva del latino rispetto all'italiano, più mi cresce la voglia di ascoltare il Miserere in ebraico, anche senza capirci una parola.
Prima che a cantarlo, si dovrebbe davvero insegnare a pronunziarlo, ma con la tenerezza di un genitore.
Projicere, ad esempio, deriva da pro e jacère, quindi è letteralmente "gettare avanti, in proprio favore"; da esso, infatti, deriva l'italiano progetto, in cui si riconosce facilmente quest'opera di pianificazione.
Nel tempo projicere accentua la sua connotazione di allontanamento, come si nota nel verso del Salmo
Ne projicias me a facie Tua
Non allontanarmi dal Tuo volto
Eppure basta una macchiolina sulla fotocopia di chissà quanti anni fa, replicata di anno in anno, perchè tutto il coro canti a pieni polmoniNon allontanarmi dal Tuo volto
Ne proficias me a facie Tua
Non beneficiarmi del Tuo volto
Non beneficiarmi del Tuo volto
Chissà Dio - che secondo me ascolta - se capisce...
Dalle viscere del Re
Solo quando lo Stupore avrà ceduto il posto al Risentimento,
ed il Risentimento si sarà sgonfiato soffiando sul braciere della Rabbia,
e dalla Rabbia ardente sarà germogliato il fiore marcio dell'Ira;
solo allora,
solo Tu,
Dio d'Israele,
riconoscerai il mio cuore d'argilla,
ed avrai pietà della MISERIA
dell'Uomo che Tu hai scelto
come Re del Tuo Popolo.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam
Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia
Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia